La Gazzetta dello Sport, 16 novembre 2007
Ieri sera il Senato ha approvato la Finanziaria (161 a 157), ma parlando per ultimo il senatore Dini ha annunciato che, nonostante il voto favorevole suo e del suo gruppo, «questo governo non appare adatto» e i Liberaldemocratici (cioè il suo partito) si muoverà d’ora in poi «per il superamento del quadro politico»
Ieri sera il Senato ha approvato la Finanziaria (161 a 157), ma parlando per ultimo il senatore Dini ha annunciato che, nonostante il voto favorevole suo e del suo gruppo, «questo governo non appare adatto» e i Liberaldemocratici (cioè il suo partito) si muoverà d’ora in poi «per il superamento del quadro politico». Prima di lui, il senatore Bordon, parlando anche a nome del senatore Manzione, ha annunciato che «non esiste più una vera e propria maggioranza politica» e che perciò «bisogna andare oltre».
• Quindi Prodi ha vinto o non ha vinto?
Ha vinto, perché la Finanziaria è passata e Berlusconi, che aveva promesso sfracelli, non è riuscito a buttar giù il governo. Però forse non ha vinto, perché le parole di Dini e Bordon annunciano un disimpegno che può portare a un cambio di maggioranza politica e anche a un’insufficienza di sostegno numerico. Al Senato, come si sa, basta poco.
• Allora Berlusconi, pur perdendo, avrebbe anche un poco vinto?
E già. Mentre Prodi dovrà adesso vedersela con i suoi sia di centro che di estrema sinistra (alla Camera, in Commissione, è cominciata la discussione sulla riforma del welfare e delle pensioni, e sono già dolori), Berlusconi dovrà a sua volta guardarsi da Casini e Fini e un po’ anche dalla Lega. I suoi tre alleati avevano detto che se il governo non fosse caduto neanche stavolta, avrebbero aperto a Veltroni per discutere di legge elettorale e riforme istituzionali. Gli osservatori hanno adoperato le parole: “creazione di una maggioranza parallela”. Cioè, senza entrare a far parte organicamente della maggioranza, i tre partiti del centro-destra si sono detti pronti ad aprire un canale di dialogo col centro-sinistra. Questo dovrebbe portarli ad essere più flessibili in generale, perché non è che puoi sederti al tavolo con Prodi di mattina e sparargli contro a palle incatenate di pomeriggio. Il punto è che è la maggioranza, adesso, a litigare sulla legge elettorale e quindi il problema non è di mettere d’accordo sinistra e destra, ma prima di tutto di mettere d’accordo sinistra e sinistra. Parlo della proposta di Veltroni.
• Sempre sulla legge elettorale?
Sì. I tecnici di Veltroni hanno abbozzato una proposta abbastanza complessa, che unisce sistema elettorale tedesco e sistema elettorale spagnolo. Sulle prime, pareva che questa proposta potesse incontrare un favore molto larg si tratta infatti di un proporzionale puro, senza premi di maggioranza né sbarramenti. Musica per le orecchie dei partiti più piccoli, che temono di essere spazzati via dalla legge che uscirebbe dal referendum. Senonché, guardando meglio, s’è scoperto che la legge elettorale di Veltroni adotta del sistema spagnolo il principio dei collegi elettorali piccoli. Ora sarebbe lunga spiegarla matematicamente, ma il fatto è chè più piccoli sono i collegi elettorali e più si innalza il numero minimo di voti per essere eletti. Calcoli veloci fatti da quelli di Sinistra democratica hanno scoperto che in collegi così piccoli senza raggiungere almeno il 7% dei voti non si passa. Uno sbarramento naturale! E nello stesso tempo i collegi piccoli tendono anche a sovradimensionare le forze principali. Quindi dànno “naturalmente” anche un premio di maggioranza!
• Non potrebbe succedere che Berlusconi e Veltroni si mettano d’accordo per conto loro? Se la legge elettorale premia i grandi e punisce i piccoli...
Ma un’intesa Veltroni-Berlusconi potrebbe avere effetti devastanti sui rispettivi elettorati. I sostenitori del Partito democratico non vogliono inciuci con Forza Italia e Berlusconi non fa che parlar male dei cosiddetti comunisti e potrebbe avere qualche imbarazzo a spiegare intese improvvise col sindaco di Roma. Ma non c’è bisogno che si mettando d’accord basta che manovrino in modo da arrivare al referendum e avranno la legge fatta apposta per premiare i grandi e punire i piccoli. Non dimentichi che tutto il gran da fare intorno alla legge elettorale è giustificato dal fatto che c’è una forte opposizione anche al referendum.
• E Berlusconi come uscirà da questa specie di tradimento che si preparano a fare i suoi alleati?
I suoi alleati – cioè specialmente Casini e Fini – vogliono che Berlusconi si tolga di mezzo, e che lasci a uno di loro il comando del centro-destra. L’apertura a Prodi su legge elettorale e riforme istituzionali – se ci sarà ancora dopo i discorsi di Dini e Bordon – serve proprio a metterlo in crisi. Berlusconi risponderà con le manifestazioni di domani e dopodomani e con le centinaia di gazebi che ha piazzato in tutte le città. S’aspetta che gli italiani vadano in massa a sottoscrivere la richiesta di mandare a casa Prodi, e che si possano raccogliere cinque milioni di firme. Una specie di elezione primaria anche per lui. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 15/11/2007]