La Gazzetta dello Sport, 18 novembre 2007
Ieri i congolesi che vivono in Umbria si sono dati appuntamento a Perugia per manifestare in favore di Lumumba, il loro compatriota in carcere per l’omicidio di Meredith Kercher
Ieri i congolesi che vivono in Umbria si sono dati appuntamento a Perugia per manifestare in favore di Lumumba, il loro compatriota in carcere per l’omicidio di Meredith Kercher.
• S’è appurato che è innocente?
Non ancora definitivamente. Ma la sua posizione s’è alleggerita. L’uomo chiave dell’inchiesta sembrerebbe a questo punto un extracomunitario sparito dalla circolazione, ricercato dalla polizia e che campava facendo lo spacciatore al parcheggio vicino a via della Pergola – un droga-point della città – e girando la sera a vender dosi nei night e nelle discoteche della città. Nella casa di Meredith in via della Pergola ci sono sue tracce: l’impronta del pollice sul cuscino che stava sotto il corpo della ragazza e del dna nel bagno. Sue sarebbero anche le feci trovate nella tazza. C’è tutto un giro intorno ad Amanda Knox che la polizia sta scoprendo grazie alla testimonianza di un’amica di Meredith che si chiama Robin. Uno Shakey, incontrato alla discoteca Domus, un «Internet man», chiamato così da Meredith perché Amanda se l’era portato a casa dopo averlo conosciuto in un Internet Cafè. Tutti giovani che potrebbero far capire meglio le irrequietezze dell’americana che sembra sempre più al centro del caso.
• E Raffaele Sollecito?
Sarebbe nei guai per via delle tracce di sangue trovate su un coltello da cucina che sta a casa sua. Tracce del dna di Meredith sulla punta, tracce del dna di Amanda sulla base della lama. Non mi pare che siano prove decisivee per quello che riguarda le responsabilità del ragazz primo, sul coltello – in base a quello che ci è stato detto – non ci sono tracce sue; secondo, il fatto che il coltello si trovasse nella casa di corso Garibaldi non è neanche un indizi in base alla ricostruzione che in questo momento va per la maggiore, Amanda avrebbe partecipato all’orgia, o al rito, che è costato la vita a Meredith e poi sarebbe tornata a casa. Se quello è il coltello del delitto – come pare – potrebbe esserselo portato via forse mettendolo addirittura nella borsetta. Il pm Giuliano Mignini ha infatti disposto un’analisi approfondita di questa borsetta perché, se dentro si trovano tracce di sangue, allora risulta abbastanza certo tutto il percorso. Non so come l’andirivieni del coltello potrebbe dimostrare che Raffaele era in via della Pergola nel momento cruciale.
• Questo Raffaele Sollecito, non so perché, mi ricorda Alberto Stasi, quello del delitto di Garlasco.
Beh, è un parallelo facile da capire. Giovani, sospettati, tutti e due a un passo dalla laurea, tutti e due tenuti sotto pressione da indizi che non riescono a trasformarsi in prove.
• Mi pareva che su Stasi il cerchio si stesse stringendo.
Mah. Le novità sarebbero queste: nella casa di Chiara Poggi a Garlasco – la casa, le ricordo, dove la ragazza è stata ammazzata il 13 agosto, probabilmente verso le 11 di mattina – non ci sono tracce di estranei. Risultano impronte o residui genetici solo di Chiara, dei suoi genitori e di Alberto. Un’impronta di Alberto, molto netta, è stata trovata sul portasapone del bagno. Non prova niente, ma fa impressione perché l’assassino, dopo aver ucciso, è andato a lavarsi le mani. Le scarpe Lacoste che Stasi sostiene di aver indossato quando dice di aver scoperto il corpo di Chiara sono pulite. Di queste scarpe non ci sono neanche tracce nell’appartamento. abbastanza chiaro che qui il ragazzo racconta fesserie: non aveva quelle scarpe quando s’è messo a girar per casa invocando (a suo dire) la fidanzata che giaceva cadavere in fondo alle scale. Ma può trattarsi di innocente bugia da rimbambimento provocato da un momento terribile: trova il corpo di Chiara, s’accorge che ha le scarpe sporche di sangue, pensa che quello sia un indizio di colpevolezza, se ne sbarazza, si mette un paio di scarpe pulite e finisce in un guaio grosso così. sostenibile. Poi c’è il problema del preteso sangue sui pedali della bicicletta di Chiara, quella che Stasi avrebbe adoperato per tornare a casa. Purtroppo per gli inquirenti è solo «molto probabile» che sia sangue. Il «molto probabile», giustamente, non basta. Infine, la storia del computer: è stato acceso tutta la mattina, ma pare che non sia stato usato (la perizia non è conclusa). Anche qui: forse Alberto ha mentito anche in questo, ma la bugia – di per sé – non prova che abbia ucciso. Anche perché – a quanto ne sappiamo – manca l’elemento decisiv il movente. Chiara, prima di essere massacrata con un oggetto contundente, è stata presa a cazzotti. Dire perché ha litigato con il suo assassino è un obbligo per l’accusa.
• Perciò Stasi se la cava?
Si farà, forse, un processo indiziario. E la difesa, se la Procura non trova qualcosa, avrà parecchie carte in mano.[Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 17/11/2007]