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 2007  novembre 20 Martedì calendario

Ieri verso le sei del pomeriggio Berlusconi ha convocato una conferenza stampa in piazza di Pietra (a due passi da Montecitorio), ha pronunciato un breve discorso e poi s’è consegnato alle domande dei giornalisti

Ieri verso le sei del pomeriggio Berlusconi ha convocato una conferenza stampa in piazza di Pietra (a due passi da Montecitorio), ha pronunciato un breve discorso e poi s’è consegnato alle domande dei giornalisti. Mezz’ora di botta e risposta e poi tutti di corsa in redazione a preparare le edizioni dei tg della sera e le prime pagine dei quotidiani di stamattina. Solo Fede s’è ritrovato con la pappa fatta: la conferenza è andata in onda durante il Tg4 e lui l’ha trasmessa in diretta.

• Situazione un po’ più chiara?
Molto più chiara. Berlusconi ha detto che: vuole il proporzionale con uno sbarramento che elimini i partiti piccoli; è pronto a discutere con Veltroni; non esiste che la discussione riguardi la riforma dei regolamenti parlamentari e le riforme istituzionali (abolire una Camera, tagliare il numero dei parlamentari ecc.): Berlusconi si siede al tavolo solo se gli si garantisce che il confronto verte sulla nuova legge elettorale e basta, e se c’è l’impegno formale ad andare alle urne non appena ci si è messi d’accordo e si è fatta votare la legge dalle Camere; per far questo non c’è bisogno di cambiare governo, può andare benissimo Prodi; il Partito del Popolo o il Partito della Libertà o il Partito del Popolo della Libertà sarà aperto a tutti, ma l’epoca delle coalizioni è finita: alle prossime elezioni ogni partito andrà al voto per conto suo; alle accuse di Fini che definisce l’idea di Berlusconi plebiscitaria e confusa (e che ancora ieri sera, con Casini, ha ribadito che lui nel nuovo partito non si scioglie), Berlusconi non vuole rispondere: «Non faccio piccole polemiche d’occasione»; su Bossi ha specificato che non ci sono contrasti e infatti Bossi ieri sera ha detto che il Cavaliere si sta muovendo con abilità in vista di un armistizio. Quanto a Veltroni e al Partito democratico, quella è stata – dice il Cavaliere – una fusione a freddo, un incontro degli apparati. Mentre il Partito del Popolo – annuncia – nascerà dal basso a partire già da domenica prossima. I gazebi resteranno aperti e il popolo si esprimerà innanzi tutto sul nome. Poi si procederà con un metodo elettorale (qui il Cavaliere non è stato chiarissimo, ma non dovrebbe trattarsi di primarie) a nominare i leader. Lui mette a disposizione le sue responsabilità, ma è ovvio che si aspetta di essere rieletto a tutti i posti di comando esistenti.

• Prodi cade o no?
Dovrebbe cadere se Dini, Bordon e Manzione tireranno le conseguenze di quello che hanno detto al Senato.

• E Veltroni?
In ogni caso ci sarà un confronto con Veltroni, e presto. Veltroni non vuole rinunciare - stando alle dichiarazioni di ieri - a quel po’ di riforme istituzionali e al cambio dei regolamenti della Camera. Ma può darsi che sia manfrina. Può darsi che i due siano d’accordo di arrivare al referendum e di farsi togliere le castagne dal fuoco dagli elettori. Sulla storia della soglia di sbarramento ci saranno le barricate da parte dei piccoli. Anche se ieri Mastella ha fatto una dichiarazione conciliante verso Berlusconi. Qualche sorpresa potrebbe venire proprio da lui. In definitiva, se fanno asse Partito del Popolo e Partito Democratico – temporaneamente e solo per arrivare al referendum o a una legge che spazzi via i piccoli – non ce n’è per nessuno.

• Dica la verità, è stata la nascita del Partito democratico a favorire quest’ira di Dio.
Insieme al crollo verticale di Prodi nei sondaggi e alla consapevolezza del duo Fini-Casini che di Berlusconi non si sarebbero liberati mai (e non se ne sono liberati, e non se ne libereranno). Ma il grande fatto, sì, sono stati i tre milioni e mezzo che hanno votato Veltroni e i successi d’immagine, in questo mese, del nuovo capo del centro-sinistra, che ha schivato bene la faccenda spinosissima della signora romana ammazzata dal romeno, ha mostrato di sapersi imporre all’uomo di Palazzo Chigi e si sta costruendo un partito a misura sua. Nato il Pidì, è tutto venuto di conseguenza. Berlusconi, con i gazebi di domenica scorsa e le otto milioni di firme dichiarate, s’è fatto le primarie a sua volta e, all’offensiva dei due alleati, ha risposto con la bomba atomica. In questo momento, come vede, non si parla che di lui.

• Sa che non riesco a immaginare il finale?
Il finale saranno le elezioni, ma quando e come è tutto da capire. Io dico che il referendum continua ad essere lo sbocco più probabile perché sia a Berlusconi che a Veltroni fa più comodo – per i rispettivi elettorati – far vedere che non si mettono d’accordo. E al referendum si può arrivare con questo governo o con un Prodi bis o con un Dini. Il referendum dovrebbe significare elezioni in autunno. Sarebbe la prima volta.[Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 19/11/2007]