La Gazzetta dello Sport, 4 dicembre 2007
Stamattina il giudice per l’indagine preliminare di Vigevano, dottoressa Giulia Pravon, interroga Azouz Marzouk, il tunisino di Erba la cui famiglia venne massacrata dai vicini di casa e che è in carcere da sabato mattina per concorso in spaccio di sostanze stupefacenti nel periodo 2004-2007
Stamattina il giudice per l’indagine preliminare di Vigevano, dottoressa Giulia Pravon, interroga Azouz Marzouk, il tunisino di Erba la cui famiglia venne massacrata dai vicini di casa e che è in carcere da sabato mattina per concorso in spaccio di sostanze stupefacenti nel periodo 2004-2007.
• 2007? Cioè Azouz ha continuato a fare lo spacciatore anche dopo il massacro?
Azouz era andato dentro nel 2005 ed era uscito nell’estate del 2006 per l’indulto. Gli investigatori sostengono che non ha mai smesso di andare in giro a piazzare le bustine di cocaina, a parte una pausa tra dicembre 2006 e marzo 2007, quando la strage lo aveva messo sotto i riflettori di giornali e televisioni. C’è un’intercettazione telefonica in cui Marzouk si lamenta che tutta quell’attenzione mediatica gli impedisce di guadagnare.
• Avevo capito che proprio l’attenzione mediatica – voglio dire Lele Mora, Corona e il resto – gli aveva portato soldi.
Lele Mora dice di avergli regalato abiti di lino bianco e, in due tranches, ottomila euro in contanti, perché gli faceva tenerezza, o forse pena. Nega di aver mai pensato di farne un divo in tv, «gli ho cercato posti da giardiniere o da guardiano, gli ho spiegato che le televisione non era per lui. A parte la mancanza di ogni talento, c’era poi il fatto della notorietà dovuta al massacro della famiglia, garanzia di un’impressione pessima sul pubblico». Corona sostiene di averlo introdotto qua e là, gli ha presentato gente importante, gli ha dato dei soldi per le esclusive sui funerali a Tunisi dove Azouz s’era impegnato a indossare la maglietta con il logo Corona’s e aveva promesso foto delle bare, eccetera eccetera. Marzouk, diciamolo chiaro, è un personaggio che può risultare odioso. Il comportamento apparente dopo la strage è quello di uno a cui il massacro non ha poi fatto tutta questa impressione, c’è un’intercettazione in cui dice che alla fine «questi sono stati i più bei giorni della mia vita» perché tutti lo cercano, tutti vogliono intervistarlo, tutti stanno a sentire il suo ragionamento in base al quale «che male c’è se dopo tanto dolore faccio qualche soldo con lo spettacolo?». Il 4 gennaio – con i cadaveri di moglie, figlio e suocera ancora da seppellire e gli assassini da identificare – va in macchina a fare sesso con un’amica della moglie. Lei ha dei dubbi, lui la prega di far l’amore «senza raccomandazioni», vale a dire senza precauzioni. Si lascia travolgere dal giro sporco, va a davanti al Radetzki – un posto pieno di avvocati e agenti di borsa, tutta gente col grano vero – a distribuire volantini che fanno pubblicità al Coconut di Eupilio, poi un riccone se lo porta a letto e ne parla agli amici, lo chiamano anche altri ricconi, lui racconta in un’altra telefonata di aver fatto «sesso sporco» e persino di vergognarsi un po’. Un eroe del nostro tempo – alla Corona – convinto cioè che l’aria tremenda, l’arroganza esibita siano i biglietti per vincere alla lotteria per la vita. Direi un uomo di poco cervello e grande fragilità umana. Questo non ne fa un colpevole e gip Giulia Pravon giudicherà di sicuro con equilibrio.
• Giulia Pravon... questo nome non mi è nuovo...
il giudice che ha scarcerato dopo poche ore Alberto Stasi, il gran sospettato di Garlasco. I giornali ci andarono a nozze: era una donna il pubblico ministero – Rosa Muscio –, una donna il gip, la stessa Giulia Pravon di stamattina. Uscirono titoli tipo «Guerra tra donne», eccetera. Mancava solo la Forleo, che fece poi notizia per conto suo qualche settimana dopo (a proposito, per la Forleo c’è aria di trasferimento da Milano).
• Quindi, dice lei, il giudice Pravon non si farà certo intimidire dai giornali o dai pregiudizi e, come ha liberato a suo tempo il biondino di Garlasco, così adesso farà uscire l’antipatico di Erba.
Mica è detto. Intanto Azouz ha una via di fuga facile. Poi contro Stasi la Procura portò in effetti molto poco. Qui c’è un’ordinanza di 400 pagine e la contestazione di settemila episodi di spaccio. Sono state interrogate 140 persone e in base a quanto dice l’accusa hanno tutte dichiarato che Azouz gli vendeva coca. C’è un’intercettazione di aprile in cui si lamenta perché non si trova il posto dove sono state nascoste le bustine («io devo venderle e mi tocca pure cercarle»).
• Allora ci saranno gran macchine, ville...
La via Cavour di Merone, dove viveva adesso, è un posto squallidissimo. La casa pure: squallidissima. Spacciavano – dicono gli inquirenti – nel cortile di un palazzone, lui, il fratello e il cugino, tutti dentro. Un giro d’affari di 350 mila euro l’anno, le cui briciole finivano a questi tunisini. Comunque la si guardi, la vita di Azouz sembra tutta sbagliata. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/12/2007]