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 2007  dicembre 13 Giovedì calendario

Il fronte degli autotrasportatori si è spaccato ieri sera, due sigle hanno ceduto e oggi ricominceranno a far andare i loro camion

Il fronte degli autotrasportatori si è spaccato ieri sera, due sigle hanno ceduto e oggi ricominceranno a far andare i loro camion. Di conseguenza tutte le altre associazioni di categoria si sono accodate e torneranno a lavorare, più o meno volentieri.

• Hanno ottenuto quello che volevano?
Ieri pomeriggio il governo ha presentato un documento in dodici punti. Si impegna a lottare contro l’abusivismo, a soccorrere il settore per gli aumenti del gasolio e, in genere, a praticare – come si dice – “politiche di sviluppo”. Parecchi sindacalisti hanno notato che si tratta di promesse e non di gesti concreti. Altri hanno detto che il governo s’era presentato con una piattaforma identica lo scorso febbraio e, dopo tante parole, non è successo niente. In ogni caso, hanno solo sospeso l’agitazione e si ripromettono di ricominciare se gli impegni assunti dal sottosegretario Enrico Letta e dal ministro Bianchi non si concretizzeranno.

• Sa che cosa non mi va giù? Gli autotrasportatori, come i taxisti, hanno un potere enorme e alla fine, col sistema di paralizzare un intero Paese o un’intera città, ottengono quello che vogliono. Non sarebbe ora di finirla?
Ci sono molte responsabilità del governo, il quale ha tentato di far dimenticare le proprie mancanze raccontando di aver fatto la voce grossa, cioè di aver presentato ieri ai leader del trasporto questo documento con la formula “prendere o lasciare”. In realtà il blocco era stato preannunciato un mese fa e Prodi, Letta e Bianchi avrebbero avuto tutto il tempo di intervenire e di cominciare una trattativa. Al limite, di far le stesse cose che hanno fatto adesso. L’impressione suscitata – di una classe dirigente che si fa prendere alla sprovvista e che non ha la forza di impedire blocchi stradali, intimidazioni, violenze e prepotenze – è penosa. Tanto più che avviene mentre i partiti si dilaniano l’un l’altro su questioni che, rispetto agli scaffali vuoti dei supermercati e alle autostrade rese deserte dalla mancanza di benzina (ieri a Milano hanno circolato il 15% di auto in meno), appaiono addirittura risibili. Che importanza può avere la riforma elettorale o i balletti tra Cose rosse e Cose bianche, quando in Toscana è mancato il sangue per le trasfusioni e proprio per colpa dell’autotrasporto fermo?

• Ci sono stati altri disagi?
Ci vorrà una settimana per tornare alla normalità. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta per via dei blocchi stradali che in città e dintorni sono continuati anche l’altra notte e hanno provocate parecchie risse e scazzottate. Siamo nel penale e si rischiano da uno a cinque anni di galera. In Puglia autotrasportatori decisi a star fermi si sono messi di traverso lungo la strada per impedire ai loro colleghi decisi a lavorare di muoversi. intervenuta la polizia. La Fiat ha mandato in cassa integrazione per tutto questo periodo circa ventimila lavoratori, che a Termini Imerse, Melfi e Mirafiori non avevano componenti da montare. Chi li risarcirà dei soldi persi? Da Napoli sono partiti la metà dei traghetti, le compagnie aeree hanno dovuto tagliare qualche volo. Lei sa già che i supermercati ieri erano mezzi vuoti, poca frutta, poca verduta. Le associazioni degli alimentari hanno calcolato un danno economico al settore di 210 milioni al giorno e in un momento che si aspettava con ansia per rifarsi un po’ – con il Natale – di un anno non semplice. 210 milioni al giorno significa che siamo vicini a una perdita di un milione. Perdita sopportata da operatori che non c’entrano niente. Una delle ragioni per cui questo tipo di proteste sono odiose e ingiuste è infatti che colpiscono sempre dei terzi, gli operai in cassa o i commercianti senza merce da vendere: la cosiddetta controparte, in questo caso il governo, teoricamente se ne può anche infischiare senza patir danni che non siano il discredito. Del resto, parlare di “sciopero” è sbagliato.

• Perché?
I camionisti sono tutti padroncini, ossia piccoli imprenditori. Il loro non è uno sciopero (lotta dei dipendenti contro i loro datori di lavoro), ma una serrata. come quando il padrone, nel corso di una vertenza, fa trovare la fabbrica chiusa agli operai, cioè contro-sciopera. Pratica odiosa e unanimemente condannata.

• Mi pare uno di quei rari casi in c’è da parlar male di tutte le parti in campo.
Resta che la responsabilità principale è del governo, perché se gli autotrasportatori si sono messi a far cagnara qualche problema ce l’avevano. Il governo – questo, ma anche i precedenti – su questioni così non sa prevedere, non sa intervenire con lungimiranza e coinvolgere le parti in una programmazione complessiva del settore, magari su molti anni. Si interviene sempre all’ultimo momento, sempre in fretta, sempre male. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/12/2007]