La Gazzetta dello Sport, 16 dicembre 2007
Il protocollo di Kyoto... • Kyoto, Kyoto... dev’essere una città del Giappone.Non volevo parlare di Kyoto, ma del protocollo di Kyoto
Il protocollo di Kyoto...
• Kyoto, Kyoto... dev’essere una città del Giappone.
Non volevo parlare di Kyoto, ma del protocollo di Kyoto. E neanche del protocollo di Kyoto, ma dell’accordo di Bali. Uffa, lei mi mette in confusione. Sì, Kyoto è una città del Giappone. In questa città, l’11 dicembre del 1997, venne firmato un accordo, detto “protocollo”. In questo accordo 160 Paesi si impegnavano a ridurre le emissioni dei cosiddetti gas serra del 5 per cento entro il 2012. Nell’atmosfera ci sono tre milioni di megatonnellate di anidrice carbonica. Il mondo immette nell’atmosfera 6000 megatonnellate di anidride carbonica, dunque dovrebbe passare, se il protocollo venisse rispettato, a 5.650.
• Tutto questo è molto bello, ma lei ha detto che non voleva parlarmi dei protocollo di Kyoto, ma dell’accordo di Bali.
Già, già. Siccome il protocollo di Kyoto regola la faccenda delle emissioni di gas serra fino al 2012, la domanda è: che accadrà dal 2012 in poi? Ecco l’accordo di Bali, sottoscritto ieri sera, accordo faticosissimo e che ha visto scoppiare in lacrime il signore dell’Onu che ha la responsabilità di queste faccende: non ha retto alle contestazioni di cinesi e indiani e a un certo punto s’è messo a piangere davanti a tutti. Questo signore di chiama Yvo De Boer, è un diplomatico olandese e ha sostenuto fino all’ultimo che senza gli Stati Uniti non si poteva firmare alcun accordo. Senza gli Stati Uniti – diceva – andare avanti sarebbe inutile.
• Perché?
La tesi di Kyoto, come lei sa, è che la Terra si riscalda per colpa dell’uomo. L’uomo, con le sue industrie, produce i famosi gas serra e, a causa di questi gas, aumenta la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera. Questa anidride carbonica produce – secondo questa teoria – un “effetto serra”, cioè è come se ci tenessimo in testa una coperta che diventa ogni giorno più spessa e che ci riscalda sempre di più. I ghiacciasi si scolgono, il livello del mare cresce, eccetera. Beh, è basandosi su questa teoria che a Kyoto nel 1997 si impegnarono a diminuire le emissioni dei 5%. Solo che su quel protocollo gli americani non erano d’accordo e non lo sottoscrissero. Sostenevano che era molto costoso e che non avrebbe portato risultati. In questo modo si misero nella condizione di far la parte dei colpevoli per il fallimento di questo 5% di emissioni in meno entro il 2012 (fallimento sicuro). D’altra parte, anche la teoria dell’effetto serra e della responsabilità umana nel riscaldamento della Terra è molto contestata. Solo che è quella che va per la maggiore in questo momento. quella, cioè, che ha fatto guadagnare all’Ipcc e ad Al Gore il Nobel per la pace. anche quella che garantisce un mucchio di finanziamenti agli istituti che si occupano di queste cose. Chiunque abbia ragione e fermo restando che un accordo per inquinare di meno è in ogni caso sacrosanto, vediamo che cosa hanno deciso a Bali dove si sono incontrati i rappresentanti di 190 Paesi per rispondere alla domanda: che facciamo dopo il 2012? Stavolta però gli scettici su questo tipo di intese anti gas serra erano aumentati: russi, giapponesi, canadesi, australiani – assieme agli americani – non volevano saperne di firmare documenti che contenessero percentuali e date stabilite. Gli europei invece erano decisi a far passare l’impegno di una diminuzione del 20-40% entro il 2020.
• E i cinesi, che sono quelli che inquinano di più?
Quelli che inquinano di più sono gli americani. In ogni caso, a Bali i paesi in via di sviluppo si sono coalizzati contro i paesi ricchi con quest’argoment adesso la fate lunga sulle emissioni perché noi stiamo crescendo e voi volete impedirci di svilupparci. Adesso lasciateci inquinare per tutto quello che ci serve per crescere e se ci sono tagli da fare, fateli voi che avete sporcato l’atmosfera fino ad ora.
• Mica sbagliato.
Fatto sta che sono andati avanti a litigare fino all’ultimo giorno, con questa pretesa dell’olandese, poi, di far entrare per forza nell’accordo anche gli Stati Uniti. L’ultimo giorno è arrivato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, coreano, detto l’’anguilla sfuggente, e ha spiegato che chiudere senza un qualche accordo non era possibile dato che avevano addosso gli occhi del mondo. Pensi un po’, a Bali c’erano 10 mila delegati! Così hanno allungato i lavori di un giorno e hanno raggiunto una mezza intesa, un accordicchio che è poco meno di una scommessa: hanno promesso di sottoscrivere un nuovo protocollo a Copenhagen nel 2009. In questi due anni intanto metteranno a disposizione dei paesi in via di sviluppo 207 milioni di euro perché adottino tecnologie pulite. Ora in quel fondo ci sono 37 milioni. Sarà interessante vedere chi verserà il resto. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 15/12/2007]