La Gazzetta dello Sport, 28 dicembre 2007
Ieri in Pakistan è stata sepolta Benazir Bhutto: una bara di legno coperta da una bandiera rosso-verde-nera, cinque chilometri di folla in lacrime, un mullah che dalla televisione collegata in diretta guidava le preghiere di tutti
Ieri in Pakistan è stata sepolta Benazir Bhutto: una bara di legno coperta da una bandiera rosso-verde-nera, cinque chilometri di folla in lacrime, un mullah che dalla televisione collegata in diretta guidava le preghiere di tutti. Il funerale s’è svolto a Garhi Khuda Bakhsh, il villaggio della provincia meridionale pakistana del Sindh, dove Benazir era nata. A pochi chilometri c’è Naudero, la città che ha dato origine alla stirpe dei Bhutto. La tomba di Benazir sta vicino a quella del padre, che dopo essere stato primo ministro venne imprigionato e impiccato dal dittatore Zia (1979). I servizi pakistani giurano che a organizzare l’attentato sarebbero stati talebani e affiliati di Al Qaeda. Ci sono due ricostruzioni contrastanti sulle cause della morte: i servizi segreti pensano che la scheggia di una granata le sia entrata nel lato destro del cranio. Il ministro dell’Interno ha invece spiegato ai giornalisti che la Bhutto è morta per lo spostamento d’aria provocato dall’attentato quando s’è fatto saltare in aria. Il terribile colpo di vento avrebbe scaraventato Benazir contro la macchina con una tale violenza da finirla. Nel Paese sono continuati gli scontri, in particolare nella provincia del Sindh, dove i morti di ieri sarebbero una ventina. Il bilancio complessivo delle vittime, in due giorni, si avvicina a sessanta. Nella valle di Swat un’autobomba ha ucciso sei persone. Tra queste un candidato alle elezioni del partito del presidente Musharraf.
• Senta, la vera domanda è se può scoppiare o no la Terza guerra mondiale.
Diciamo così: oggi la Terza guerra mondiale è meno improbabile di due giorni fa.
• Come potrebbe accadere?
Il presidente Musharraf – mettiamo – non riesce a tenere il Paese. Scoppia la guerra civile, viene rovesciato il regime attuale e a Islamabad prendono il potere gli uomini di Al Zawahiri e del mullah Omar. Gli americani non possono consentirlo. In Pakistan ci sono una cinquantina di ordigni nucleari. Lei capisce che Al Qaeda e Bin Laden con in mano la bomba atomica sono un evento che non può essere ammesso. Gli americani quindi decidono di intervenire.
• Gli americani avrebbero la forza per attaccare il Pakistan? Ho sentito che il Pakistan è un paese molto militarizzato.
Hanno 200 mila paramilitari, 630 mila soldati e 200 mila riservisti. Non granché. Le attrezzature non sono nemmeno troppo moderne e in questi ultimi anni l’esercito è stato adoperato soprattutto per operazioni di polizia interna. Sono molto ben addestrate le truppe che fanno la guardia ai siti atomici, quasi tutti collocati al confine con l’India (gli ordini sono quasi tutti smontati). I qaedisti sono più attrezzati militarmente dei pakistani e sanno combattere. Ma naturalmente sono molti di meno. Gli americani non avrebbero del resto neanche bisogno di invadere il Paese: i loro militari sono già presenti in Pakistan in forze sufficienti per disinnescare gli ordini in caso di necessità. Bush li ha mandati laggiù con la scusa di istruire le truppe pakistane a difendere il materiale atomico. Con il mullah Omar installato a Islamabad sarebbe però difficile non spedire l’aviazione a bombardare. E questa azione potrebbe far precipitare gli equilibri. Il Pakistan confina anche con la Cina e la Cina ha forti interessi nel Paese, che considera un alleati in chiave anti-indiana. Qui assaggiamo per la prima volta uno dei conflitti che sarà tipico del nostro futuro, quello tra il miliardo e mezzo di indiani e il miliardo e mezzo di cinesi.
• Vedo che l’Europa non viene tirata in ballo. Si tratterebbe di una guerra tra americani e asiatici, e magari qualche contributo europeo e italiano in ambito Nato?
Gli europei sono militarmente debolissimi. Il generale Arpino ha spiegato una volta che, con due milioni di soldati, alla fine il nostro continente non riesce a esprimere più di settantamila combattenti veri. L’Italia con 200 mila uomini e 120 mila carabinieri ha difficoltà a mettere in campo nelle missioni più di diecimila soldati autentici. Ancora Arpin «Considerando pari a 100 la spesa militare degli Stati Uniti, che rende 90, l’Europa spende 60, ma con un rendimento pari a 20».
• Mi sta facendo tutti questi calcoli perché l’Europa sarebbe in qualche modo coinvolta?
Chi può sapere cosa metterebbero in campo i qaedisti una volta che venissero attaccati in casa loro? C’è uno scenario che riguarda l’Iran e che può essere innescato anche da un’azione contro il Pakistan (che con l’Iran confina): gli americani attaccano dal cielo e gli iraniani, troppo deboli per rispondere agli Stati Uniti, muovono su Israele. La Cina starebbe a guardare? Purtroppo è proprio come dicevo all’inizi dopo l’assassinio della Bhutto, la Terza guerra mondiale è meno improbabile. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 28/12/2007]