La Gazzetta dello Sport, 9 gennaio 2008
I sondaggi hanno sbagliato, i giornalisti hanno sbagliato, Hillary non è affatto stata travolta dal fenomeno Obama, ha vinto in New Hampshire ed è in corsa - si direbbe - più che mai
I sondaggi hanno sbagliato, i giornalisti hanno sbagliato, Hillary non è affatto stata travolta dal fenomeno Obama, ha vinto in New Hampshire ed è in corsa - si direbbe - più che mai.
• Stiamo parlando delle primarie americane per scegliere i candidati alla Casa Bianca e, subito dopo, il successore di Bush. Intanto, come fanno i famosi sondaggisti a sbagliare in questa maniera?
E pensi che tra i sondaggisti scornati c’è niente di meno che la Gallup, la regina di queste agenzie. Beh, non so rispondere alla sua domanda perché non so con che metodo siano stati interrogati gli elettori. Di solito chi fa questi sondaggi avverte che un’oscillazione del 2 per cento, in più o in meno, va messa nel conto. Ma Obama è stato dato vincente per 13 punti e invece ha perso 39 a 37. Francamente è difficile da spiegare. Ho letto che è andata a votare più gente del previsto e che questo ha sconvolto le previsioni. Ma a dire il vero, più gente vota e più la previsione si dovrebbe far precisa. Sono le piccole popolazioni, in genere, a provocare gli errori più vistosi.
• Come mai ha votato più gente del previsto?
C’era stata una grande affluenza alle urne anche in Iowa, lo scorso 3 gennaio. Dovrebbero esserci due ragioni: la prima, c’è una gran voglia di sostituire Bush e questo spinge psicologicamente gli elettori. Poi la battaglia è molto incerta e questo tiene ben deste le passioni. Hillary ha vinto in New Hampshire, ma siamo ancora lontani dal traguardo. Lei e Obama finora hanno gli stessi delegati, cioè gli stessi voti.
• Chi sono quelli che hanno votato per lei? Certo, gente che i sondaggi non avevano preso in considerazione.
Soprattutto le donne. Un voto su due, più o meno, viene da lì. Invece i giovani sono ancora per Obama: due voti su tre. Per attrarre i giovani, che si suppongono maniaci di Internet, Hillary ha lanciato la proposta di creare una squadra di blogger in ogni ministero, «con lo scopo di informare minuto per minuto e nei dettagli ogni cibernauta americano sulle attività dell’amministrazione. Che così sarà obbligata a render conto di tutto ai contribuenti». La rivista Wired – bibbia di Internet – l’ha subito accusata di copiare il programma di Obama. In effetti, le difficoltà di Hillary, a quanto pare, derivavano da un eccesso di competenza: lei gira sempre con le tabelle, spiega tutto con i numeri, apparentemente non ha cuore. La presenza di Bill sul palco avrebbe dato una sensazione di vecchio, avrebbe rafforzato l’idea che siamo di fronte a una famiglia patrizia che vuole conservare il potere. Alcuni hanno ipotizzato che il suo recupero in New Hampshire sia dovuto al pianto che s’è fatta all’improvviso davanti a tutti e che l’ha umanizzata. C’è poi il fatto che negli ultimi vent’anni alla Casa Bianca si sono sentiti due soli cognomi, alternati: Bush e Clinton. E Hillary punta non solo a essere eletta, ma anche a essere rieletta. Quindi, se accadesse, la saluteremmo nel 2016. Per 28 anni nelle mani di due famiglie! È possibile che gli americani si siano fatti venire qualche dubbio, soprattutto vedendo l’importanza che ha assunto il marito nella campagna. Però è bene sapere che tutti questi ragionamenti sono stati fatti dopo la sconfitta nello Iowa, non prima. Prima, abbiamo tutti scritto che Bill era la carta vincente di Hillary, con la sua simpatia, la sua intelligenza ed eloquenza, la sua capacità di attrarre finanziamenti, eccetera. È il destino di noi poveri mentecatti che dobbiamo esercitarci tutti i giorni: a posteriori è sempre tutto chiaro. In ogni caso ieri Bill non s’è fatto vedere sul palco e sua moglie è andata a festeggiare sul palco da sola, svegliandosi alle sei di mattina.
• Perché la campagna repubblicana è meno interessante?
Intanto il vero candidato repubblicano, cioè Rudolph Giuliani, ha dato per perse queste tappe iniziali e ha deciso di cominciare a correre dalla Florida, il prossimo 29 gennaio. Poi c’è il fatto che, dentro di noi, siamo tutti convinti di una vittoria finale democratica. Abbiamo torto, ma tant’è: le azioni di Bush sono così in ribasso che ci sembra ovvio un cambio alla Casa Bianca. Infine, dal punto di vista mediatico la sfida tra un nero e una donna è imbattibile. È tra l’altro un fatto storico. In duecento e passa anni, neri e donne sono sempre rimasti a casa.
• E tra i repubblicani come va?
In New Hampshire ha vinto il veterano del Vietnam, McCain. Huckabee, il pastore battista arrivato primo in Iowa, è finito parecchio staccato. In ogni caso, in un campo e nell’altro, la lotta è talmente incerta che continuano a girar voci di una discesa in campo di Bloomberg, il sindaco di New York. Sarebbe una specie di candidatura bipartisan: è stato democratico fino al 2001 e poi è diventato repubblicano. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/1/2008]