La Gazzetta dello Sport, 14 gennaio 2008
L’altro giorno, sul Corriere della Sera, Renato Mannheimer, il famoso sondaggista, ha fatto sapere che la preoccupazione principale degli italiani non è più la sicurezza, ma il lavoro: così, almeno, ha risposto il 60 per cento degli italiani interrogati dal suo istituto
L’altro giorno, sul Corriere della Sera, Renato Mannheimer, il famoso sondaggista, ha fatto sapere che la preoccupazione principale degli italiani non è più la sicurezza, ma il lavoro: così, almeno, ha risposto il 60 per cento degli italiani interrogati dal suo istituto. Altre faccende – tipo il referendum, che è ultimo – stanno molto più indietro: per esempio, il miglioramento dei servizi sociali oppure i costi della politica o anche il controllo dei prezzi.
• Bene, no?
Sì, e posso immaginare che il ministro Amato abbia un qualche merito nell’aver tranquillizzato gli italiani sulla malavita: appena può il ministero degli Interni mostra statistiche assai rassicuranti. I crimini sarebbero in diminuzione ovunque, la mafia in Sicilia risulta praticamente sconfitta, i numeri che sembrerebbero dimostrare un’influenza nefasta dell’indulto sul delinquere vanno interpretati in tutt’altro modo, eccetera.
• Lo dice come se il ministero degli Interni avesse torto.
Ha torto. Lo ha dimostrato sabato con un lungo articolo il professor Luca Ricolfi, che collabora con La Stampa. Ieri mi aspettavo di leggere una qualche precisazione del Viminale. Ma Amato e i suoi sono rimasti zitti. Il che è grave. Praticamente Ricolfi ha accusato il ministero di mentire. E Ricolfi è un sostenitore del centro-sinistra, anche se a Prodi e agli altri non gliene fa passare una.
• Come fa, questo professore, a sostenere che il ministero mente?
Numeri alla mano. L’analisi dei crimini commessi in Italia comincia addirittura nel 1946. Ricolfi non specifica quali crimini abbia esaminato, ma suppongo si tratti di quelli caratteristici della cronaca nera: omicidi, rapine, furti, scippi, sequestri e quant’altro. Ebbene dal 1946 al 1990 questi atti della malavita sono in aumento costante, con un balzo verso l’alto negli anni Settanta, quando il Paese era insanguinato anche dal terrorismo, e con la punta record raggiunta nei primi anni Novanta di due milioni e 400 mila crimini l’anno. Da quel momento e per tutti i Novanta, questa cifra è rimasta costante. Poi, all’inizio del 2000, è ricominciata l’escalation, fino al picco dei due semestri dopo l’indulto, in cui s’è toccata la cifra di due milioni e 800 mila delitti, 400 mila in più del periodo precedente, un aumento cioè del 18 per cento.
• Non capisco perché i numeri del ministero sono diversi.
Lasciamo parlare Ricolfi: alcune delle tabelle fornite dal ministero degli Interni alla fine dello scorso dicembre e che mostravano una diminuzione dei delitti nel secondo semestre del 2007 «non sono dati - scrive Ricolfi - bensì previsioni del ministero stesso basate sulle informazioni parziali disponibili al momento di predisporre le tabelle per i giornalisti (il ministero stesso dichiara che per il secondo semestre 2007 i dati utilizzati si fermano al 30 novembre)». Inoltre, «l’esperienza degli ultimi anni dimostra che i dati provvisori diffusi dal ministero sono sempre sottostimati (e quindi ottimistici), presumibilmente perché alcuni uffici periferici non trasmettono tempestivamente tutti i dati. A questo proposito vale la pena ricordare l’ultimo infortunio statistico occorso al ministro dell’Intern nell’agosto del 2006, da poco insediato nel suo dicastero, il neo-ministro Amato informò compiaciuto i giornalisti che finalmente i delitti stavano diminuendo, del 4,6% per la precisione. Quindici mesi dopo (ottobre del 2007), con l’arrivo dei nuovi dati ufficiali, si scoprì che i delitti non erano diminuiti bensì aumentati (del 2%): nel rapporto di Ferragosto 2006, al ministero erano sfuggiti ben 86.607 delitti commessi nel semestre allora appena trascorso, un numero più che sufficiente per ribaltare una tendenza. Ovviamente nessun membro del governo convocò i giornalisti per rettificare i dati, e la notizia dell’aumento dei delitti rimase quindi nella penombra».
• Ma allora il senatore Violante, che l’altro giorno ha convocato i direttori dei tg per rimproverarli, ha torto?
Non parliamo di questo episodio assai increscioso. L’ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali – cioè Violante – ha convocato i direttori di tg e radiogiornali e con la scusa di chiedere lumi sul rapporto tra informazione e senso di insicurezza dei cittadini (questione che i direttori di tg e radiogionali non maneggiano, perché è materia di sociologi) ha fatto capire che con certe notizie è meglio essere prudenti. scoppiato uno scandalo, e giustamente. Prim i politici devono imparare a disinteressarsi di quello che raccontano i giornalisti. Second le ricerche dell’Osservatorio del Nord Ovest mostrano che il senso di insicurezza dei cittadini è sempre proporzionale al numero di crimini commessi. Indipendentemente da quello che dicono radio o tg. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 14/1/2008]