La Gazzetta dello Sport, 21 gennaio 2008
Mastella ha detto «basta, è finita» e annunciato che l’Udeur lascia la maggioranza che sostiene Prodi
Mastella ha detto «basta, è finita» e annunciato che l’Udeur lascia la maggioranza che sostiene Prodi.
• E la pensione?
Che pensione?
• Se vanno tutti a casa non pigliano la pensione. Me l’ha spiegato lei che bisogna arrivare al 28 ottobre (metà legislatura), altrimenti i deputati e i senatori non pigliano la pensione.
Che c’entra, quello succede se si sciolgono le Camere. Non siamo mica allo scioglimento delle Camere. Anzi, tecnicamente non siamo neanche alla crisi di governo. Per la crisi, ci vuole un voto di sfiducia del Parlamento. Oppure Prodi, preso atto che uno dei partiti della maggioranza se n’è andato, può salire al Quirinale e dimettersi. Ma, anche se facesse così, c’è da scommetterci: Napolitano lo rimanderebbe alle Camere per verificare che la maggioranza non c’è più. Ora, se tornasse in Parlamento, Prodi prenderebbe facilmente il voto di fiducia a Montecitorio. E dovrebbe andar sotto al Senato. Dico "dovrebbe" perché alla fine non è mica detto. Mastella non ha che tre senatori. La fiducia politica si ottiene a quota 158. Ma se ci si mettono i sette senatori a vita, Prodi potrebbe scamparla, e sia pure con una maggioranza diversa da prima. Quindi è forse venuto il momento di decidere se il voto dei senatori a vita conta politicamente oppure no. Badi, sto spaccando il capello in quattro perché Prodi ha dimostrato una tale tenacia nel difendere il suo governo che è possibile ricorra ad ogni escamotage. Se non si trattasse di Prodi, sarebbe giusto considerare la partita chiusa. Del resto, qualunque altro presidente del Consiglio, nel mezzo secolo di storia che abbiamo alle spalle, a «basta» come quella di Mastella (con l’aggiunta: «se ci sarà da votare la fiducia, voteremo no») sarebbe salito al Quirinale. Pensi che a Pella per dimettersi immediatamente bastò che De Gasperi chiamasse il suo gabinetto “governo amico”. Ma era, appunto, più di cinquant’anni fa.
• Ma, perché se Mastella si ritira, il governo deve cadere per forza?
un problema di numeri. In Italia il sistema funziona con il meccanismo della fiducia: il governo, all’inizio, quando viene insediato, si presenta in Parlamento e chiede un voto di fiducia. Se non ottiene la fiducia, non può governare. Se la ottiene, ci si aspetta che la maggioranza che gli ha dato la fiducia lo segua poi nei vari passaggi parlamentari. Se uno dei partiti della maggioranza si sfila, perciò, la regola è che la maggioranza è cambiata e che il presidente del consiglio deve dimettersi, insieme con i suoi ministri.
• Mettiamo che Prodi s’arrenda e dia le dimissioni.
Ci sono tre strade. Incaricare lo stesso Prodi di fare un nuovo governo. Incaricare qualcun altro di fare un nuovo governo. Sciogliere le Camere. Le prime due ipotesi prevedono che il presidente del Consiglio cerchi di formare una nuova maggioranza. Può formarla anche diversa alla precedente. Il potere di sciogliere le Camere spetta invece al solo Napolitano. Ma, di regola, solo dopo che si è accertata l’inesistenza di qualunque maggioranza capace di ottenere la fiducia delle Camere.
• Secondo lei?
Chi lo sa. I partiti piccoli – forse, perché c’è di mezzo la faccenda della pensione – puntano allo scioglimento delle Camere per evitare il referendum. Berlusconi dice di volere le elezioni, ma le sue ultime mosse farebbero credere piuttosto che gli piacerebbe andare al referendum con un Prodi bis. Veltroni forse vuole le elezioni subit altrimenti perché annunciare, l’altro giorno, che correrà da solo con qualunque legge elettorale? Ma la partita è ancora tutta da giocare. Aspettiamo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/1/2008]