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 2008  gennaio 24 Giovedì calendario

Ieri sera alle 20.43 il Senato ha negato la fiducia a Prodi. 161 no, 156 sì, un astenuto. Mezz’ora dopo – alle 21

Ieri sera alle 20.43 il Senato ha negato la fiducia a Prodi. 161 no, 156 sì, un astenuto. Mezz’ora dopo – alle 21.16 – il presidente del Consiglio è salito al Quirinale per dimettersi. Quelli di Striscia hanno tentato di consegnargli un gigantesco tapiro d’oro, ma il servizio d’ordine li ha allontanati. Ragazzi in motorino, con bandiere e fumogeni, hanno volteggiato a lungo davanti al Senato. In piazza Goldoni, Fini ha allestito un maxi-schermo per far seguire le votazioni in diretta a una piccola folla di curiosi. Berlusconi e Veltroni hanno rilasciato dichiarazioni quasi subito. Berlusconi, alle 21.20: «C’è bisogno di un governo immediatamente operativo che rimedi ai gravi danni di questo esecutivo. Occorre che non si facciano manovre di palazzo, tipo governi di transizione per la legge elettorale. Sarebbe una cosa assolutamente inutile. Occorre andare al voto». Veltroni, alle 21.24: «Adesso bisogna evitare le elezioni anticipate. Il Paese ha visto chi è coerente e chi non lo è».

• Prima di chiederle che cosa succederà adesso, le domando com’è andata ieri.
Una seduta molto buffa. I diniani sono tre, e ognuno di loro ha votato in modo divers Dini no, D’Amico sì, Scalera astenuto. Cusumano, dell’Udeur – il partito di Mastella – ha annunciato all’aula che avrebbe votato sì, contravvenendo alle indicazioni del suo capo. Allora il compagno di partito senatore Barbato gli si è scagliato contr «Traditore, venduto, pezzo di merda». La parte destra dell’assemblea, in cor «Cesso, troia, frocio, checca». Invano il presidente Marini scampanellava. Cusumano è svenuto, e l’hanno portato via in barella. I cronisti, i cameramen hanno assediato il senatore Barbato. Barbat «Ma figuriamoci, quello sviene tutti i giorni». Effettivamente dopo un po’ Marini ha tranquillizzato i senatori dicendo che Cusumano stava bene. Dopo un altro po’ Cossiga ha rilasciato una dichiarazione alle agenzie in cui si compiaceva della rissa dicendo che finalmente era tornata la prima Repubblica. passata un’altra mezz’ora ed è arrivata la notizia dell’espulsione di Cusumano dal partito. Infine, alle 19 e 03, la nota di protesta dell’Arcigay, indignata «per l’inqualificabile teatrino omofobico». Sull’Udeur sono circolati dubbi tutto il giorn come mai Mastella ha fatto sapere d’aver avuto un malore e s’è fatto accompagnare a Roma dal medico? Non è che si preparava pure lui a non venire, bissando il comportamento tenuto dal partito alla Camera? E perché ha citato una poesia di Neruda che non è affatto di Neruda? E come mai Fisichella, alla prima chiama, ha fatto finta di non sentire, fatto cenno ai colleghi di aspettare e solo la seconda volta s’è presentato a votare no? E quale calcolo avrà fatto Andreotti per disertare l’aula? Alla fine Prodi ha perso, e dopo un anno e mezzo siamo punto e da capo.

• Che previsioni si fanno?
La maggior parte degli esperti dice che lo sbocco più probabile sono le elezioni anticipate. Questa previsione si basa su due considerazioni: una maggioranza non c’è, e questo è certificato dal voto di ieri sera; Berlusconi avrà certamente fretta di incassare il vantaggio di cui gli parlano tutti i sondaggisti. Perché rinunciare? Oltre tutto non ha mai riconosciuto la vittoria di Prodi, ha sempre definito quelli del centro-sinistra degli usurpatori, li ha accusati di aver preso quei ventimila voti in più con i brogli. Berlusconi si fa forte di un’altra cosa: subito dopo il risultato del 2006 invitò gli avversari a prender atto che la partita era stata sostanzialmente pareggiata e li invitò a un accordo che varasse le modifiche necessarie, compresa una nuova legge elettorale, e poi chiamasse nuovamente il Paese alle urne. D’Alema, con un’intervista al Corriere, gli diede anche una qualche sponda. La risposta di Prodi fu addirittura sprezzante. Questi sono crediti che si incassano, e non sarebbe strano che Berlusconi adesso li volesse incassare.

• E tutti i discorsi dell’accordo con Veltroni per una grande intesa?
Il fatto è che in quel momento il Partito democratico sembrava avere un minimo di forza, una qualche coesione interna. Pareva che Veltroni non avrebbe faticato a tirarsi dietro i suoi. Oggi il Pd appare invece una forza spappolata, in cui si fronteggiano i prodiani che vogliono andare al voto con una coalizione uguale a quella del 2006 e capitanata da Prodi, e i veltroniani che vogliono prima verificare se non sia possibile un asse col Cavaliere ed eventualmente correr da soli.

• Un reincarico a Prodi?
Improbabile. L’altro giorno con Napolitano che voleva evitare il voto del Senato c’è stato uno scontro molto duro.

• Casini?
Ieri è stato zitto. Si sa che vorrebbe tanto un governo istituzionale e che Berlusconi non fosse più il leader del centro-destra. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/1/2008]