La Gazzetta dello Sport, 27 gennaio 2008
Mentre in Italia ci si lambicca il cervello sulla crisi politica, negli Stati Uniti continuano le primarie per scegliere i due candidati alla Casa Bianca
Mentre in Italia ci si lambicca il cervello sulla crisi politica, negli Stati Uniti continuano le primarie per scegliere i due candidati alla Casa Bianca. Ieri s’è votato in South Carolina e ha vinto di nuovo Obama...
• Sta recuperando? Perché mi pare che a un tratto fosse in svantaggio.
Sì, ha recuperato e adesso ha più delegati di Hillary. Però le previsioni relative alla Florida, dove si vota domani, danno favorita la Clinton per i democratici e McCain per i repubblicani. Che sono poi i candidati scelti dal New York Times.
• Il New York Times sceglie i candidati alla Casa Bianca?
Sì. Non s’è mai capito bene se si tratta di un endorsement o no... Via, non faccia così: “endorsement” è una parola che sentirà spesso, adesso che si avvicinano anche le elezioni italiane. Significa “appoggio”, ”sponsorizzazione”. Bene, il New York Times (abbreviat NYT), ogni volta che ci sono le primarie, a un certo punto annuncia quali sono i candidati “giusti” per la Casa Bianca. Calcoli fatti varie volte mostrano che questa dichiarazione non sposta voti, cioè gli elettori non ne tengono conto. E quindi, potremmo non considerarla un “endorsement”. D’altra parte, il giornale ha la coscienza a posto. Quando c’è da attaccare, attacca. Per esempio, il giornale sostenne Giuliani quando era candidato sindaco a New York. Nell’articolo dell’altro giorno, invece, lo ha massacrato, ricordando che mandò via un bravo capo della polizia per sostituirlo con un amico suo, che poi risultò corrotto.
• Bisognerebbe che anche i giornali italiani facessero ogni tanto un endorsement.
I giornali italiani non hanno la credibilità, il prestigio del NYT. Che ha poi spiegato perché preferisce Hillary tra i democratici e McCain tra i repubblicani. Democratici: Obama è un grand’uomo e fa discorsi entusiasmanti; ma Hillary ha una competenza formidabile, e nei prossimi quattro anni bisognerà affrontare problemi molto complicati, per i quali è meglio essere esperti. Repubblicani: McCain, che ha molti meriti, ne ha specialmente uno, secondo il NYT: «è l’unico candidato che metterà certamente fine allo stile di governo di Bush».
• Bene. Però, per quanto il NYT auspichi, in Carolina ha vinto Obama.
E con un punteggio schiacciante: 55,4% contro 26,5%. In questa vittoria c’è però un pericol la Carolina del Sud ha due terzi di elettorato nero, dunque questo voto potrebbe far diventare Obama il “candidato nero” alla Casa Bianca, un’immagine che Obama ha cercato fin dal primo momento di evitare. Come “candidato nero”, infatti, non ha alcuna speranza di vincere. Per vincere deve passare per un “candidato americano”, che casualmente è anche nero. I Clinton batteranno come matti su questo elemento di debolezza, per ridurre le potenza di fuoco dell’avversario. D’altra parte Obama, mostrando la composizione del voto, ha qualche argomento per controbattere: un 20 per cento di elettori bianchi hanno votato per lui, ha vinto in tutte le fasce d’età tranne quella degli anziani e ha ricevuto l’“endorsement” (ci siamo capiti?) di Caroline Kennedy, la figlia di John Kennedy: sempre sul New York Times la signora ha scritto che Obama è il primo candidato nella storia a ricordarle davvero il padre.
• Obama può vincere?
E’ difficile. Hillary è piena di soldi. E comunque la Carolina conta relativamente. Le posizioni si cominceranno a delineare solo il 5 febbraio, il giorno del grande martedì, quando voteranno 22 stati contemporaneamente per assegnare 1.600 delegati. Il terzo incomodo, Edwards, alla fine potrebbe risultare decisivo. Fino a questo punto è incerta la lotta tra i democratici. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 27/1/2008]