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 2008  febbraio 06 Mercoledì calendario

Ieri mattina alle 11 e 55 Giorgio Napolitano ha sciolto le Camere. Il Consiglio dei Ministri, già convocato per le 13, ha poi fissato le elezioni politiche per il 13 e 14 aprile 2008

Ieri mattina alle 11 e 55 Giorgio Napolitano ha sciolto le Camere. Il Consiglio dei Ministri, già convocato per le 13, ha poi fissato le elezioni politiche per il 13 e 14 aprile 2008. La XV legislatura, quella cioè del governo Prodi, risulta così tra le più brevi della storia, battuta solo dall’XI, quella di Tangentopoli, che durò meno di due anni, dal 23 aprile 1992 al 14 aprile 1994.

• Strano parallelo, no? Voglio dire, con Tangentopoli.
Mica tanto. La crisi è profonda come allora, al punto che ancora ieri il portavoce di Berlusconi, Bonaiuti, parlava di un governo da fare insieme col Partito democratico, in modo da varare le riforme. Ne parlava, naturalmente, convinto che il centro-destra vincerà alla grande. L’atto dello scioglimento ha provocato qualche ulteriore sconquasso. Per esempio, i referendari hanno sollevato conflitto d’attribuzione e chiedono che il referendum si svolga lo stesso, in base al ragionamento di Luciano Violante che abbiamo spiegato l’altro giorno. Quelli della Corte costituzionale, l’altro giorno, avevano cercato di scoraggiare i referendari sostenendo che, in caso di conflitto, ci sarebbe voluto un anno per pronunciarsi. Ma Guzzetta e i suoi hanno già ammonito che per una sentenza bastano due mesi e ho l’impressione che la Corte, a tirarla per le lunghe, correrebbe qualche rischio. Anche perché ha presentato ricorso contro l’attuale legge elettorale anche Beppe Grillo, sostenendo che non è legittima e argomentando in modo non dissimile dalla motivazione della stessa Consulta resa nota qualche giorno fa.

• Che cosa potrebbe succedere?
Il nuovo Parlamento si insedierà il 29 aprile. Il referendum è stato fissato per il 18 maggio. Se la Consulta dicesse entro due mesi (cioè prima del 6 aprile) che bisogna tenerlo, le elezioni del 13-14 ne sarebbero inficiate. Il perdente del 13-14 aprile chiederebbe di rivotare. In ogni caso, entreremmo di sicuro in un’epoca di nuove tensioni.

• Come potrà Veltroni fare il sindaco di Roma e, in caso di vittoria, il capo del governo?
Si deve dimettere a tutta velocità da sindaco, perché non si può essere sindaci e parlamentari nello stesso tempo. A Roma Veltroni vorrebbe ricandidare Rutelli, che uscirebbe così dai giochi nazionali. Rutelli, a quanto si capisce fino a questo momento, non è affatto convinto. Non so nemmeno se è giusto che chi ha fatto il sindaco dal 1993 al 2001 torni a fare il sindaco dal 2008 a non si sa quando. Che rinnovo di classe dirigente è? A destra, peraltro, non è che si faccia meglio: a Roma Berlusconi voleva rimettere in pista Fini, ma Fini gli ha spiegato che nella prossima legislatura vorrebbe fare il presidente della Camera. A proposito, i nomi girano già: Casini farebbe il ministro degli Esteri, Marini, che si è ben comportato al momento dell’esplorazione, resterebbe a presiedere il Senato, secondo la nuova filosofia che un ramo del Parlamento deve andare all’opposizione. Stiamo sempre dando per scontato che vincerà Berlusconi, secondo quella che è l’opinione del momento.

• E le coalizioni? vero che a destra ci sarà l’ammucchiata e a sinistra questo Pd tutto solo?
Ieri una dichiarazione di esponenti di Forza Italia auspicava che l’Udeur di Mastella entrasse nel centro-destra. Se succedesse, i partiti del Polo sarebbero almeno otto: Forza Italia, Lega, An, Udc, Storace (cioè La Destra), Dc, Nuovo Psi, Udeur. Mettiamoci i Pensionati e gli Italiani nel Mondo di De Gregorio. Siamo a dieci. E mi sto sicuramente dimenticando qualcuno. Dunque l’ammucchiata c’è. Però con questa differenza rispetto all’ammucchiata del centro-sinistra del 2006: qui c’è un capo indiscusso che è anche il capo del partito più forte, cioè Berlusconi. In qualche modo dà maggiori garanzie di unità rispetto a Prodi, che era un uomo senza partito e senza amici, al punto che, quando chiese qualche parlamentare suo, gliene furono concessi appena cinque. Quanto a Veltroni e al centro-sinistra, prima di dire che correrà da solo, bisognerà vedere come andrà la questione della desistenza.

• Sarebbe?
La “desistenza”, cioè io “desisto” in un certo posto non presentandomi e dicendo ai miei di votare per il candidato tuo e tu “desisti” in qualche altro posto ricambiandomi il favore. una tecnica che in passato hanno messo in pratica tutti, e che serve soprattutto a non far vincere l’avversario nelle zone incerte. Veltroni e quelli di Rifondazione si vedranno venerdì per studiare un piano di desistenze concordato. O almeno così dice Giordano. Se Veltroni accetterà, la storia del Pd solo contro tutti sarà parecchio meno vera. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/2/2008]