La Gazzetta dello Sport, 7 febbraio 2008
L’Istat ci fa sapere che i ragazzi si sposano sempre di meno e preferiscono convivere, senza paura, eventualmente, di far figli e non convolare
L’Istat ci fa sapere che i ragazzi si sposano sempre di meno e preferiscono convivere, senza paura, eventualmente, di far figli e non convolare. Dall’analisi sulla società italiana risulta che siamo sempre più vecchi, ma anche assai longevi, battuti in Europa solo dalla Svezia.
• Questo come può essere, visto che stiamo sempre a dire che la nostra società fa pena, che l’Italia è ultima in tutto eccetera...? Non sarà che la nostra arretratezza politica, e magari anche civile, fa bene alla salute?
Non sarà che tra i due fatti non c’è rapporto? Tanto per cominciare noi abbiamo almeno due nicchie di centenari garantiti – in Sardegna e in Liguria – e gli scienziati hanno stabilito che si tratta di longevità genetica, cioè di una fortuna ereditata dal passato. Ora non so se lei sa come funziona questa faccenda: se il suo gruppo ha un qualche vantaggio genetico, lo conserva solo se gli individui del gruppo continuano a incrociarsi tra loro. Quindi, la longevità ligure (in particolare a Limone) e quella sarda resistono soprattutto grazie al fatto che i suoi centenari di adesso si sono sposati tra di loro. Non so se saranno ugualmente longevi i ragazzi, che girano il mondo e si incrociano volentieri con chiunque. Giustamente, aggiungo.
• A proposito di ragazzi: e questa storia che non si sposano più ma convivono senza regolarizzare?
Dice l’Istat: «Sul fronte nuziale il ricorso al matrimonio è meno rilevante di un tempo nei processi di formazione delle coppie e della discendenza». Seguono i dati, che sono questi: 242 mila nozze celebrate nel 2007 contro le 270 mila del 2002. Diminuzione dei figli legittimi, nello stesso periodo, dall’87,7% all’81,4%. E aumento invece dei figli naturali del 18.6%.
• Lei come se lo spiega?
Nessuna spiegazione ha carattere scientifico e quindi non la facciamo lunga con i pareri dei cosiddetti esperti. Intanto il tasso di matrimoni al Sud è più alto che al Nord. Poi, se lei chiede ai ragazzi perché non si sposano, si sentirà rispondere quasi sempre: «Non lo sappiamo, soprattutto non ci va». Io penso che c’entri la quantità di separazioni e divorzi che i figli hanno visto nel corso della loro vita. A che serve santificare o certificare il matrimonio davanti a un sacerdote o a un ufficiale di stato civile se così spesso finisce tutto a remengo, con liti, tradimenti eccetera? Tanto vale pigliarla alla leggera e confermare l’amore reciproco ogni mattina, quando ci si sveglia. Una statistica che mi piacerebbe leggere, e che per quello che so non esiste, riguarda la solidità dei legami non regolarizzati. Vuoi vedere che dura di più una coppia non sposata che una coppia sposata? Valutazioni difficili da fare anche perché le coppie non sposate sono giovani e, se restano insieme, si porranno il problema del matrimonio più tardi, quando si faranno pressanti le questioni della vita pratica, tipo la pensione oppure i beni da dividere o da destinare ai figli o anche la cassa malattie per il coniuge che non lavora. Potremmo forse prevedere un aumento delle nozze tra qualche anno, quando i trenta-quarantenni attuali saranno diventati cinquanta-sessantenni. Sempre che non si siano lasciati prima.
• Era su questo che dovevano intervenire i Dico, no?
Già. Ma la legge Bindi-Pollastrini era malfatta, Prodi non aveva la forza politica e soprattutto non voleva mettere a repentaglio il governo per una battaglia aperta e frontale su un problema che esiste, ma è assai difficile da regolare. La questione è stata ulteriormente complicata dalla pressione della comunità omosessuale perché si comprendessero nelle coppie di fatto anche quelle formate da persone dello stesso sesso. Vedremo quello che accadrà nella prossima legislatura.
• E a figli come andiamo? Continuiamo a essere sempre di meno?
Nel 2007 l’Italia risulta abitata da 59,5 milioni di persone. Dovremmo diventare 60 milioni l’anno prossimo, cioè nel 2009. Nel 2007 l’Istat ha contato quasi 400 mila abitanti in più, con un saldo positivo perciò del 6,6 per mille. Ma si tratta in grandissima parte di immigrati. Tuttavia, sottraendo i morti dai nati, viene un numero positiv 6.500, cioè tra gli italiani ci sono state più nascite che morti. il secondo anno consecutivo che succede ed è un bene. Uno dei grandi problemi della nostra popolazione è l’invecchiamento, cioè la percentuale sempre maggiore di persone anziane rispetto alle persone giovani. Non significa naturalmente che sarebbe bene morir prima: come dicevamo all’inizio, il maschio italiano ha oggi una speranza di vita di 78,6 anni, la donna italiana di 84,1, +0,3 e +0,2 rispetto al 2006. Significa invece che bisogna ricominciare a far figli. Oppure a importare giovani, facendoli diventare italiani. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 7/2/2008]