La Gazzetta dello Sport, 11 febbraio 2008
Ieri, parlando sullo spiazzo davanti all’ex convento di San Girolamo a Spello, Veltroni ha aperto la sua campagna elettorale
Ieri, parlando sullo spiazzo davanti all’ex convento di San Girolamo a Spello, Veltroni ha aperto la sua campagna elettorale. Mezz’ora di discorso, sullo sfondo di un panorama mozzafiato messo in onda da tutte le tv (mancava solo il vento a scompigliargli i capelli). Nessun accenno al programma, per il quale – ha detto – stanno lavorando gli organismi del partito. La frase più importante è forse questa: «Non correremo soli, ma liberi».
• Perché questa sarebbe la frase più importante?
Perché in questa campagna elettorale assisteremo non a uno scontro, ma a due. Da un lato vi sarà un confronto classico tra centro-destra e centro-sinistra, cioè tra Berlusconi e tra Veltroni. Questo scontro è ancora agli inizi e ieri ne abbiamo apprezzato solo qualche scaramuccia, l’accusa cioè che ciascuno dei due fa all’altro di non essere affatto «nuovo». Il secondo scontro vede impegnati Berlusconi e Veltroni contro i rispettivi alleati. Qui la battaglia è in pieno svolgiment l’altro giorno Berlusconi ha addirittura pronunciato le parole «Votate Veltroni» all’interno di una frase che al completo suonava così: «Votate Veltroni o votate Berlusconi. Qualunque altro voto è inutile». Il significato è chiar vogliamo sederci a tavola in due e qualunque altro commensale sarà di disturbo, sia a destra che a sinistra. La frase di Veltroni – «corriamo liberi, non soli» – è più poetica, ma significa la stessa cosa: «gli alleati che avevamo fino a ieri ci tenevano prigionieri. Finalmente ce ne siamo liberati».
• E Prodi che dice, visto che questi alleati se li è tenuti stretti per venti mesi?
Prodi dice che Veltroni fa bene, che il discorso di ieri è stato forte. Il professore, che non vuole candidarsi, si tiene ben nascosto. Quelli che sparano a palle incantenate sono gli esponenti della sinistra radicale, i quali gridano che stiamo andando verso il mega inciucio tra i capi dei due partiti principali e avverton l’unico vero voto a sinistra è quello dato a noi. Trattano cioè Veltroni come un centrista.
• E dall’altra parte? I partiti piccoli che dicono?
Storace, che qualche mese fa ha mollato Fini e fondato La Destra, ieri sera mostrava disprezzo per il partito del Popolo della Libertà e ripeteva che, a queste condizioni, correrà da solo e presenterà la Santanché come candidato premier. Il caso però veramente appassionante è quello di Casini, il capo dell’Udc. L’altro giorno stava andando in treno a Bologna per portare la moglie Azzurra Caltagirone a fare un’ecografia (aspettano un figlio), quando gli squilla il telefonino. Era Gianni Letta, il braccio destro di Berlusconi. Gli fa: «Guarda, Pier, che qui noi e Fini avremmo deciso di fare la lista unica. Naturalmente c’è posto anche per te». Casini s’arrabbia di brutt ma come, praticamente stanno mettendo insieme il partito unico del centro-destra, e lo avvertono sul telefonino? Manda (metaforicamente) Letta a quel paese e chiama subito il cardinale Ruini, per chiedergli aiuto...
• Che c’entra Ruini?
Già, Ruini in teoria non c’entra niente. Ma in pratica, a nome della Chiesa, può far sapere a Berlusconi che la mossa di mettere Casini a terra non è affatto gradita in Vaticano. «Qui rischiamo che i cattolici siano insignificanti sia destra che a sinistra». La cosa si risà, Scalfari scrive un editoriale di fuoco sulle ingerenze della Chiesa, ma intanto il direttore dell’Avvenire va al Tg1 a parlar bene di Casini e il giornale stampa un articolo allarmato sulla sua uscita dall’alleanza con Fini e Berlusconi.
• Ma Casini non aveva messo in dubbio la leadership di Berlusconi? Non aveva esaltato la propria indipendenza e libertà di movimento?
Già. Solo che adesso, se non piega la testa ed entra nel Pdl rinunciando ai propri simboli, rischia di non metter piede in Parlamento. Berlusconi, dopo le defezioni di Baccini, Tabacci, Giovanardi e molti altri, gli accredita appena un 3,5 per cento. E col 3,5 non porti a casa nemmeno un deputato... [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/2/2008]