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 2008  febbraio 26 Martedì calendario

Forse hanno ritrovato i corpi dei due piccoli Pappalardi, Francesco e Salvatore, in fondo a un pozzo

Forse hanno ritrovato i corpi dei due piccoli Pappalardi, Francesco e Salvatore, in fondo a un pozzo...

• Lo so, lo so, ho appena sentito la televisione... Ma come fanno a esser sicuri che siano loro?
Uno dei due corpi ha una maglietta arancione e uno dei due Pappalardi, quando è sparito da casa, aveva una maglietta arancione. Era il 5 giugno del 2006, quasi due anni fa. Lei ha capito l’incredibile coincidenza grazie alla quale potrebbero essere stati ritrovati?

• Un altro bambino è cascato nel pozzo.
Sì, un bambino di 11 o 13 anni, che dovrebbe chiamarsi Filippo Di Nardi. Stava giocando a pallone nell’atrio di un casolare abbandonato del centro storico di Gravina di Puglia, in via Giovanni Consolazione. Ed ecco a un tratto è caduto in questo pozzo profondo venti metri. Sono stati chiamati i vigili del fuoco, e degli specialisti, degli speleologi, si sono calati giù per l’operazione di salvataggio. I tg hanno cominciato a dare la notizia già a questo punto (erano più o meno le sei del pomeriggio) perché tutti ricordano la vicenda di Alfredino Rampi, il bambino cascato in un pozzo profondo trenta metri il 12 giugno del 1981 e morto dopo due giorni di agonia trasmessa in diretta dalla tv di Stato. In ogni caso, verso le sette di sera s’è saputo che il caso era chiuso perché i vigili erano riusciti a riportare in superficie il ragazzino. Ma poco dopo la storia s’è riaperta. Gli speleologi erano riemersi con la notizia: giù c’erano altri due corpi. Meglio, c’erano i resti di due cadaveri. E un cadavere aveva indosso il maglioncino arancione. Il prefetto, il sindaco, il questore hanno subito dichiarato che quasi certamente si tratta dei Pappalardi.

• Quando si saprà se sono davvero loro?
Bisogna tirar su queste povere spoglie e non si potrà farlo subito. Prima verranno fatti i rilievi necessari a chiarire le circostanze della caduta. Il padre dei due Pappalardi, Filippo, è in carcere dallo scorso novembre con l’accusa di sequestro di persona, omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Il procuratore capo di Bari aveva detto: «Le indagini scrupolose e meticolose ci hanno portato a formulare questa tragica ipotesi accusatoria...» L’elemento di maggior prova era un buco di due ore tra il momento della scomparsa e quello della denuncia. Per il resto si trattava solo di indizi: la nuova compagna del Pappalardi, Maria Ricupero, aveva già tre figli e, secondo il pm, i due ragazzi Francesco e Salvatore - irrequieti, disobbedienti - davano fastidio e il padre voleva liberarsene. C’è anche l’intercettazione di una conversazione in gravinese stretto avvenuta in macchina tra Filippo e la Recupero, in cui si sente Filippo esclamare: «Non dire dove stanno! Non lo dire per nessuna ragione!». Gli inquirenti sono sicuri che stesse parlando dei figli.

• Lei no?
Come posso saperlo? Ieri il questore ha detto che il ritrovamento dei corpi rende plausibili a questo punto tutte le ipotesi. Come è caduto nel pozzo il povero Michele, così possono esserci finiti dentro Francesco e Salvatore. I magistrati fino a questo momento hanno pensato che il padre avesse calcato la mano nel punire i ragazzi e che li abbia ammazzati quasi per sbaglio, esagerando con i maltrattamenti. La sera del 5 giugno Pappalardi era andato a riprendersi i figli in piazza delle Quattro Fontane, dove i due erano scappati a giocare senza permesso. L’uomo, stando a quello che ha raccontato un testimone, era furibondo. Un bambino dice di averlo visto con i figli in macchina. Più tardi i due sono spariti. Del resto, erano scappati altre volte.

• Mi pare che ci fosse una situazione familiare complicata.
Sì, i genitori s’erano separati dopo appena due anni di matrimonio e s’erano poi dati il tormento negli anni successivi. Alla fine il giudice aveva preferito affidare Francesco e Salvatore al padre. Non pare che i ragazzi fossero felici di quella decisione. La madre ha sempre accusato il marito. Ma l’ipotesi della disgrazia, a questo punto, è forte. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 26/2/2008]