La Gazzetta dello Sport, 27 febbraio 2008
Manca ancora l’esame del Dna, e tuttavia nessuno ha dubbi sul fatto che i due cadaveri mummificati trovati in un pozzo a Gravina siano quelli dei piccoli Pappalardi
Manca ancora l’esame del Dna, e tuttavia nessuno ha dubbi sul fatto che i due cadaveri mummificati trovati in un pozzo a Gravina siano quelli dei piccoli Pappalardi.
• La sicurezza da dove viene?
Dalla felpa arancione addosso a uno e dai pantaloni bianchi addosso all’altro. C’è anche un altro fatt non ci sono altre persone scomparse a Gravina, e neanche nei dintorni. Gravina di Puglia è una cittadina di 50 mila abitanti.
• Non ho capito se la posizione del padre a questo punto è più compromessa o meno.
Io non ho capito perché il padre sta in carcere. Non ci sono più prove da inquinare, non ci sono reati da ripetere, non ci sono pericoli di fuga. La carcerazione non era giustificata prima – quando non si sapeva che fine avessero fatto i due ragazzini –, lo è ancora di meno adesso che sono stati trovati i corpi.
• Il padre e la madre come lo hanno saputo?
Il padre in cella, guardando la televisione. Non ha pianto, ma il direttore del carcere di Velletri ha detto che era molto turbato. Lo hanno trasferito a Velletri perché i detenuti di Bari avevano accettato la tesi del pubblico ministero, erano certi che fosse colpevole e lo volevano ammazzare. una routine, in carcere, per quelli che fanno male ai bambini. La madre l’ha saputo anche lei dalla televisione. Poi l’hanno convocata in questura. S’è presentata in lacrime, vestita di nero. Ha dichiarato che la sua vita è finita, ha raccontato ai giornalisti di essersi sognata Ciccio che saltava da una casa all’altra e a un certo punto cadeva in un buco. Stamattina le faranno vedere i resti per il riconoscimento. Una crudeltà, direi. Ci sarà l’esame del Dna, a che scopo sottoporre quella donna a uno spettacolo simile? I due corpi sono quasi mummificati.
• Lei pensa che il padre sia innocente?
Le accuse al padre si basano soprattutto sulle intercettazioni. Una volta lo si sente parlare con la compagna: «Non lo dire a nessuno dove stanno i bambini. Non sia mai la Madonna». In un’intercettazione dell’8 giugno 2007: «Mo’ devo portare l’acqua ai cani... dovessero morire pure i cani». Quel “pure” fa dire agli inquirenti: «Allora sapeva che erano morti!». Poi ci sarebbe un buco di due ore: alle nove e mezza di sera, Pappalardi va a cercare i due figli che sono andati senza permesso a giocare a pallone. Si sa che hanno salutato gli amici verso le 21 e 15. Molti giorni dopo la scomparsa è spuntato fuori un ragazzino che dice di aver visto Ciccio e Tore col padre in macchina dopo quell’ora. di fatto una testimonianza dubbia e forse neanche utilizzabile. Gli inquirenti trovano strano che tra le 21.30 e le 23.30 il padre non abbia mai telefonato a casa per sapere se i bambini intanto erano tornati.
• Io trovo strano che nel pozzo siano caduti tutti e due.
Sì, questo è strano. Uno potrebbe aver cercato di aiutare l’altro ed esser stato tirato giù. A fronte di queste stranezze ci sarebbe una stranezza ancora maggiore: il padre avrebbe buttato i due figli vivi nel pozzo. Perché è molto probabile che siano morti lentamente, chiamando aiuto e senza essere sentiti. Movente di un duplice omicidio tanto atroce: i ragazzi davano fastidio in una famiglia già troppo numerosa. Ci vorrà una ricostruzione molto dettagliata della meccanica del delitto e con tanto di prove per convincerci di una simile atrocità: come il padre li avrebbe spinti fino a quel casolare, come li avrebbe buttati giù e con che coraggio sarebbe stato zitto nei giorni successivi sapendo che i suoi figli stavano morendo di fame, di sete e di fratture. Gli inquirenti dovranno anche farci capire come mai sono andati a visitare il casolare – come hanno ammesso – e non si sono accorti del pozzo o, almeno, non lo hanno ispezionato a fondo. E sarà anche bene che non diano questa impressione: di voler difendere ad ogni costo. adesso, la tesi che hanno sposato tre mesi fa, quando hanno messo in carcere un uomo con un’accusa terribile.[Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 27/2/2008]