La Gazzetta dello Sport, 29 febbraio 2008
Briatore s’è comprato per 25 milioni di dollari 470 metri quadri nel vecchio Hotel Plaza di Central Park, a New York, adesso trasformato in un residence
Briatore s’è comprato per 25 milioni di dollari 470 metri quadri nel vecchio Hotel Plaza di Central Park, a New York, adesso trasformato in un residence. Probabilmente li affitterà, come ha fatto con l’appartamento di Lexington Avenue – sempre di 470 metri quadri –, rilevato per 12 milioni di dollari l’anno scorso, poi affidato all’architetto Pinna e affittato per un milione di dollari a un tizio che a quanto si dice sta per andare in galera (ma Briatore s’è fatto dare un grosso anticipo). Altri investitori che si stanno dando da fare: gli Zunino (tre appartamenti al Plaza), i Loro Piana (un quattordicesimo piano sempre al Plaza con vista sul Central Park, portato via per cinque milioni e otto), gli Zegna hanno preso 25 mila metri quadri nel Meat Pack District e altri mille sulla Quinta Strada, dove realizzeranno il loro Global Store, tre piani, scalinata in vetro e acciaio su disegno di Peter Marino, materiali presi in Italia e portati negli Stati Uniti. Sì, è proprio vero che gli italiani stanno impazzendo con questo dollaro debole e comprano tutto quello che gli capita a tiro...
• “Gli italiani”? Io non sto affatto impazzendo. E chi ha i soldi per comprare in America?
Ma lei è un poveretto, scusi. Gli Zegna, quelli della lana, sono pronti a tirar fuori altri cinquanta milioni...
• Ma io, e parecchi milioni come me, non hanno niente a che vedere con tutto questo. Vuol dire che bisogna esser contenti del dollaro debole?
No, naturalmente. Il dollaro debole – ieri il cambio con l’euro è arrivato al nuovo record di 1,5205 – è una sciagura, come è una sciagura il petrolio a 102,08 (sempre ieri e sempre record), il grano a 31 centesimi (Borsa di Chicago, ieri, nuovo record), il gasolio a 1,341 (ieri in Italia: record). In questo quadro di rincari e di inflazione in arrivo, la crisi americana potrà anche essere un’occasione per quei pochi ricconi che si ritrovano pieni di soldi e hanno la possibilità di comprare a buon prezzo palazzi di pregio. Ma per gli altri non è così. L’America, anche se Bush dice disperatamente di no, è prossima alla recessione: sono in calo i piccoli acquisti, sono in calo le compravendite di case nuove, sono in calo gli ordinativi deell’industria. Il governatore Bernanke l’altro giorno ha detto che taglierà ancora il tasso di sconto, sicché, quando questo tasso sarà al 3%, si potranno pagare gli interessi sui prestiti con l’inflazione: in termini reali i dollari verrano dati via gratis! Che cosa significa tutto questo? Significa che gli americani, in crisi, compreranno di meno. Gli italiani e il resto del mondo, cioè, stanno per perdere un cliente di prim’ordine. Se loro non comprano, noi non vendiamo. La recessione americana ci riguarda molto da vicino.
• Ma se non vendiamo a loro potremo ben vendere a qualcun altro, no?
Certo, ma gli americani pompavano beni a un tale ritmo che sarà impossibile non risentirne. Gli americani, da molti anni, vivono nettamente al di sopra dei propri mezzi, cioè facendo debiti. Per far debiti stampano dollari. Fino a ieri potevano stampar dollari con grande tranquillità: senza dollari non si poteva comprar petrolio, dato che, per un antico patto stretto con gli arabi, nessuna contrattazione di greggio è ammessa se non in dollari. Gli altri paesi perciò dovevano rifornirsi di biglietti verdi e gli americani smerciavano facilmente in tutto il mondo questa loro ricchezza di carta – i famosi “petrodollari” – per importare beni. Adesso, purtroppo per loro, ma anche per noi, questo paese dei balocchi è finito.
• Ma di quanto sono indebitati, “sti americani?
Gli americani, per vivere come vivono, hanno bisogno di due miliardi di dollari al giorno.
• E a chi li devono, soprattutto?
Ai cinesi. La metà di tutto quello che si consuma in America viene da lì. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 29/2/2008]