La Gazzetta dello Sport, 2 marzo 2008
Ieri s’è chiuso il Festival di Sanremo... • Direi che bisogna parlare soprattutto del fatto che non l’ha visto nessuno
Ieri s’è chiuso il Festival di Sanremo...
• Direi che bisogna parlare soprattutto del fatto che non l’ha visto nessuno.
Beh, nessuno...!? L’hanno visto in otto milioni. Se non fosse il Festival di Sanremo, ma una qualunque altra trasmissione televisiva, il 32-33 per cento di share in prima serata per cinque giorni consecutivi sarebbe considerato un trionfo. Naturalmente, il ragionamento non vale perché c’è di mezzo la storia. E, storicamente, almeno da quando c’è l’Auditel, il Sanremo 2008 ha registrato l’ascolto più basso di tutti i tempi e fatto dimenticare il criticatissimo Festival di Panariello. Era il comico toscano finora ad avere il record negativo, 37,33 di share nel 2006. Baudo nel 2007 aveva riportato quella percentuale al 46,37. Ricordare questo numero serve a farci capire l’abisso, in termini di ascolti, in cui il Festival è comunque precipitato quest’ann 15% di pubblico perso!
• Che è successo?
Intanto c’è la questione della lunghezza. Prendiamo i primi due giorni: se la serata si fosse conclusa alle 23 invece che arrivare fino alle due di notte, saremmo passati da sei milioni e mezzo di spettatori medi a 8,6 milioni. Anche cinque serate sono evidentemente troppe e stanno tutti dicendo che ne basterebbero tre. C’è però un problema: le serate sono cinque, e il Festival ha la struttura che ha, per via della convenzione tra la Rai e la città di Sanremo. Il comune di Sanremo guarda allo share, ma è sensibile soprattutto alla promozione della città in quanto marchio. La parola Sanremo pronunciata cinque volte consecutive in prima serata è qualcosa di diverso dalla parola Sanremo pronunciata tre volte sole. una questione di spot.
• A proposito di spot: e la pubblicità?
chiaro che gli inserzionisti pretenderanno una certa rimodulazione delle tariffe: Sanremo è stata certamente venduta con una soglia di garanzia minima superiore allo share effettivamente ottenuto. In questo caso le regole sono chiare. Benché di solito la rassegna faccia guadagnare, non mi sorprenderei se stavolta fosse in perdita.
• Baudo resterà?
Mi sa proprio di no. L’anno scorso il direttore di Raiuno Del Noce, poco impressionanto dal buon recupero di Pippo sul flop dell’anno precedente, se ne uscì fuori davanti ai giornalisti annunciando che per il 2008 sarebbe forse stato meglio rivolgersi a un altro conduttore (pensava a Bonolis, di cui adesso si parla di nuovo), lasciando a Pippo, magari, la conduzione artistica. Baudo ci fece una malattia e i giornali si schierarono dalla sua parte. Oltre la stampa non ama in genere Del Noce, un direttore di rete che ha fatto il deputato per Berlusconi e questo basta a farlo stare sullo stomaco ai giornalisti, benché Raiuno nel suo periodo abbia raccolto risultati eccellenti. In ogni caso, l’anno scorso ci fu una levata di scudi e Del Noce lasciò perdere. Si disse allora che il pollice verso del direttore era stato provocato dalle critiche rivolte da Baudo al papa dopo gli incidenti di Catania-Palermo e l’assassinio di Raciti. Il giornale dei vescovi, Avvenire, gli aveva dato del borioso e Del Noce è sensibile a quello che pensano oltretevere.
• Invece aveva ragione?
Penso che avesse ragione, e in ogni caso non si può considerare il direttore artistico e conduttore esente da responsabilità. Prendersela col cosiddetto “paese di merda”, come ha fatto Pippo, è patetico. Gianni Ippoliti ha notato che già altre due volte Baudo è tornato al festival per due anni consecutivi e tutt’e due le volte il secondo anno è andato male. Forse un presentatore nuovo avrebbe inserito un minimo di suspence in una rassegna che è sempre uguale a se stessa. Fiorello aveva a suo tempo proposto di farlo tutto per radio e di trasmettere in tv solo la serata finale. Già, Fiorell vuoi vedere che l’anno prossimo toccherà a lui? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 2/3/2008]