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 2008  marzo 06 Giovedì calendario

Hillary ha recuperato... • Però, scusi, una volta tanto non sarebbe giusto parlare dell’altro, del repubblicano?Ha ragione

Hillary ha recuperato...

• Però, scusi, una volta tanto non sarebbe giusto parlare dell’altro, del repubblicano?
Ha ragione. Tanto più che mentre Hillary e Obama sono lì che se la battono e, se non si mettono d’accordo, dovranno giocarsela fino ad agosto, McCain – John McCain – ha sbaragliato tutti, ed è stato nominato ufficialmente. Sarà lui a fare la corsa per i repubblicani. Bush lo ha già invitato a pranzo per festeggiare.

• Può vincere?
Può vincere, certo. Il suo handicap è proprio Bush, e la cattiva stampa di cui gode. un po’ lo stesso problema che ha Veltroni: far dimenticare il governo Prodi. Allo stesso modo McCain: insistere nel concetto che è un repubblicano diverso dall’attuale presidente. Badi, io penso che la storia rivaluterà Bush jr. Ma in ogni caso la fama di cui gode adesso, in America e nel mondo, è pessima. Quindi McCain deve fingere, in un certo senso, di appartenere a un altro partito. Non gli verrà difficile.

• Perché?
E’ sempre stato un originale, un indipendente, uno che ha preso posizioni di testa sua, un "RINO”, cioè un “Republican In Name Only”, cosa del resto molto più facile negli Stati Uniti che da noi: laggiù i partiti sono alla fine soprattutto delle macchine elettorali, davvero in funzione solo in occasione delle elezioni. Sapendo che in questo momento in America va molto il tipo indipendente, che non è facile etichettare, McCain non ha lesinato discorsi di un certo tipo, per esempio contro la corruzione e comunque sempre in posizione critica verso l’establishment, trucco retorico al quale la gente comune abbocca sempre alla grande. In ogni caso, l’uomo è simpatico, sa parlare e lo invitano continuamente ai cosiddetti “eventi”. Nel 2006 s’è presentato su 131 palchi, per promuovdere aspiranti parlamentari o governatori da eleggere. Lo invitano continuamente anche in televisione, gli hanno fatto interpretare un cameo in un episodio di 24, e la sua autobiografia Faith in my fathers (Random House, il titolo significa Fede nei miei padri e in italiano non c’è ancora) è stata ridotta in film per il piccolo schermo...

• Se l’immagina se facessero un serial dalla vita di Berlusconi?
Beh, con tutto il rispetto, McCain ha una storia che i nostri si sognano. Pilota, anche se mediocre: aveva già perso un caccia sul Golfo del Messico, e un altro l’aveva fatto fuori in Spagna andando a sbattere sui fili dell’alta tensione. A quell’epoca voleva continuamente fare a pugni e aveva già parecchi capelli bianchi, al punto che l’avevano soprannominato White Tornado. A un certo punto, lo spediscono in Vietnam. Se la cava senza danni per ventidue volte e alla ventitreesima, mentre sta sorvolando Hanoi, lo buttano giù e lo fanno prigioniero. Cinque anni e mezzo di carcere. Gli offrono di liberarlo dopo tre anni e lui si rifiuta dicendo che c’è un bel po’ di americani che stanno in cella da più di tempo di lui (almeno, così raccontano le agiografie). Quando torna a casa, trova la moglie Carol, una bella modella, sfigurata per un incidente automobilistico. Le mette le corna a tutto spiano, poi divorzia e sposa Cindy Hensley, 25 anni, figlia di un magnate della birra. In quel momento ha 43 anni e un patrimonio alle spalle è necessario se si vuol far politica. Eletto alla Camera nel 1982, poi nel 1986 prende il posto di Goldwater al Senato e da allora non è mai uscito dal Congresso, dove fa da 22 anni il “senatore dell’Arizona”. Ha già provato a fare il presidente: nel 2000 si mise contro Bush e cominciò la campagna dicendo di essere un eroe di Guerre Stellari. Gli spiegarono che era il turno del figlio del grande petroliere del Texas e lui lasciò perdere. Stavolta potrebbe farcela sul serio.

• I democratici, secondo lei, sono deboli.
I repubblicani considerano comunque un vantaggio dover affrontare un nero o una donna. Se il candidato democratico fosse Obama potrebbe addirittura verificarsi uno spostamento di consensi dai democratici ai repubblicani. La regola infatti è: vince il candidato che è più vicino all’elettorato del suo avversario. C’è poi una seconda regola, che Hillary ha ricordato ieri: non c’è mai stato presidente democratico che non abbia vinto le primarie in Ohio. E l’altro giorno in Ohio (così come in Texas e in Rhode Island) ha vinto Hillary. I democratici non possono stare a scannarsi fino alla fine di agosto mentre McCain imperversa. Il ticket è perciò un’ipotesi seria. Con un solo problema: Hillary ha già detto che è disposta a prendersi Obama come vice-presidente, nessuno si sognasse invece di mandare alla Casa Bianca lui, con lei come vice. Si tratta di vedere se Barack è d’accordo.  [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/3/2008]