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 2008  marzo 11 Martedì calendario

Le liste sono finalmente pronte... • Cioè le liste di quelli che si candidano alle elezioni? Che ce ne importa, scusi, mica possiamo scegliere

Le liste sono finalmente pronte...

• Cioè le liste di quelli che si candidano alle elezioni? Che ce ne importa, scusi, mica possiamo scegliere.
Già. Berlusconi dice di aver fatto una fatica tale – per scontentare poi praticamente tutti – che vuole rimettere le preferenze. Il problema è che una volta, quando i partiti erano ben radicati sul territorio, i candidati erano espressi in una buona percentuale dai responsabili locali, i quali sapevano chi mandare avanti. Adesso, invece, le decisioni vengono prese al centro, cioè sostanzialmente hanno deciso i due leader, con una penna in mano, tagliando quello e facendo entrare questo. Quindi la composizione dei nomi, indifferente per noi dal punto di vista pratico, è però a suo modo parlante. I programmi contengono tante belle parole che non costano niente. I nomi sono invece pieni di senso.

• Cioè, leggendo i nomi capiamo quello che i due partiti vogliono veramente fare?
Capiamo le intenzioni reali dei due capi, quello che gli gira per la testa. chiaro infatti che hanno adoperato tutti e due il criterio del “ma anche”. Veltroni ha messo insieme il capo degli imprenditori metalmeccanici e l’operaio della Thyssen. Berlusconi il fascista Ciarrapico e l’ebrea Fiamma Nirenstein. Veltroni l’anticlericale Emma Bonino e la bigotta Binetti. Berlusconi il capo dei tassinari romani, il più corporativo dei corporativi, e cioè il famoso Loreno Bittarelli e poi anche Antonio Martino, principe del liberisti, il quale ha oltre tutto affrontato una dura polemica con Tremonti, che vuol rimettere i dazi (mentre Martino, da buon liberoscambista, vuole abbattere tutte le barriere).

• Ma se quello che lei dice è vero, in che modo possiamo capire le intenzioni dei due grandi partiti? Se la regola è il “ma anche...”
Infatti, quello che si capisce leggendo le liste è che il Popolo della libertà e il Partito democratico sono per il momento piuttosto privi di intenzioni e pensano soprattutto ad acchiappare voti. Prendiamo Ciarrapico, che sta facendo strillare mezzo PdL. Ha 80 anni ed è pesantemente coinvolto, con la storia delle acque minerali Ciappazzi, nello scandalo Parmalat. A che diavolo serve portarlo in Parlamento? Ma a prender voti nel Lazio, perché l’uomo ha legami profondi col territorio grazie a una catena di giornali e giornaletti (specie in Ciociaria) che copre tutta l’area. E il Lazio è decisivo per il Senato, dove è stato candidato il Ciarra e dove si gioca la partita più delicata. Vediamo adesso Veltroni: ha fatto di tutto per avere Calearo, uno che non c’entra niente con il centro-sinistra, tanto è vero che appena andato in televisione ha dett bisognerebbe fare un monumento a Mastella che ha fatto cadere Prodi. successo un quarantotto e naturalmente la domanda giusta è: come mai un giovane dal passato così berlingueriano è andato a mettersi in casa il capo dei padroni metalmeccanici del Veneto esponendosi giustamente a una miriade di accuse? Ma perché al Nord il centro-sinistra non batte un chiodo (né tra i padroni né tra gli operai) e se non comincia a scalfire la supremazia di Lega e PdL il sorpasso o il pareggio se lo può sognare.

• Da quel che dice si direbbe che le liste mostrano uno spostamento a destra di tutte e due le formazioni.
Sì, sicuramente. E d’altra parte la fusione con An e l’uscita dell’Udc dall’alleanza allontanano la coalizione di Berlusconi dal centro, come dimostra la candidatura dell’estremista Ciarrapico. Mentre il taglio dell’ala sinistra fa del Partito democratico una formazione più conservatrice. Badi, la caccia al nome per il voto non è solo dei due grandi, però.

• Per esempio?
Casini non ha esitato a mettere in lista Cuffaro, nonostante la condanna a cinque anni per questioni di mafia. L’altra volta l’Udc prese in Sicilia la percentuale più alta, il 9 e passa per cento. Se c’è una speranza di entrare al Senato – l’unica Camera che conta sul serio – è qui. Però, detto tutto il male possibile di tutti quanti (e ci siamo astenuti dal commentare la promozione di segretarie e portaborse da parte del centro-sinistra, e quella di attricette e belle ragazze da parte del centro-destra), bisogna almeno parlare di due candidature coraggiose, da una parte e dall’altra. Berlusconi porterà in Parlamento Souad Sbai, donna, immigrata, araba, una signora marocchina convinta che chi viene da noi deve adattarsi alle nostre leggi e ai nostri costumi, e non l’inverso. E Veltroni ha messo in lista – e farà eleggere – Pietro Ichino, un uomo che sa come va riformata la legislazione sul lavoro e contro il quale i sindacati hanno già cominciato a sparare ad alzo zero. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/3/2008]