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 2008  luglio 03 Giovedì calendario

Lunedì prossimo dovrebbe essere pronto il piano Alitalia. Le anticipazioni giornalistiche, non smentite, hanno prima parlato di 4

Lunedì prossimo dovrebbe essere pronto il piano Alitalia. Le anticipazioni giornalistiche, non smentite, hanno prima parlato di 4.000 esuberi, poi di 6.000 e ieri addirittura di 10.000.

“Esuberi” significa ”licenziamenti”?
Più esattamente, significa “perdita dei posti di lavoro”. Il termine “esubero”, applicato a un essere umano, è orrendo: vuol dire che sei in più, che sei di troppo, che di te non sappiamo più che farcene. D’altra parte, fotografa una situazione reale. In Alitalia ci sono persone che non servono più oppure si sta costruendo un tipo di compagnia che avrà bisogno di meno piloti, meno hostess, meno addetti a terra. Sto inventando, perché il piano non lo conosce nessuno. Ma licenziamenti in tronco – cioè te ne vai a casa dalla sera alla mattina – quelli no, non ci saranno. Le leggi attuali – e in particolare la famosa Marzano – non sembrano adatte alla gestione del personale Alitalia, per le caratteristiche che ha adesso l’azienda. Si dice che il governo varerà una legge apposita, che permetterà di accompagnare morbidamente gli uomini e le donne coinvolti nei tagli. Lunghe casse integrazioni, probabilmente, con agevolazioni alle aziende che vorranno far ricorso a questo personale. Poiché il tempo a disposizione è poco è difficile immaginare soluzioni alternative a questa. Il caso Alfasud ci dice però che questi mega-parcheggi si trasformano spesso, purtroppo, in luoghi di sperpero puro. Se non ci sono incentivi a riciclarsi nel mondo del lavoro, tutti gli ex lavoratori coinvolti restano il più a lungo possibile nella loro condizione di mantenuti, e sia pure di mantenuti a quattro soldi. Sarebbe però difficile per il governo fare discorsi tanto duri. Il governo, lo Stato, i partiti, i sindacati hanno responsabilità enormi nel disastro. E devono sentire sensi di colpa grossi come macigni.

In che consiste alla fine questo piano di Intesa? E perché se ne sta occupando una banca?
Berlusconi, che ha dato il colpo di grazia alla trattativa con Air France già compromessa dall’atteggiamento sindacale, ha affidato a Corrado Passera, amministratore delegato d’Intesa, lo studio e la realizzazione della soluzione. Tempo di consegna del piano: al massimo entro Ferragosto. Passera – a quello che si sa – lo consegnerà invece lunedì prossimo. Prevede la divisione, di Alitalia e di tutte le società connesse, in due compagnie: una “bad company”, cioè una compagnia cattiva dove concentrare tutto ciò che non serve e produce perdite, i debiti, gli esuberi eccetera. E una seconda azienda, una New Alitalia, che dovrebbe fondersi con Air One. Nascerebbe così una compagnia piccola, il cui core business sarebbero i collegamenti aerei nazionali e in particolare le succose tratte Roma-Milano. Qualche volo all’estero e forse qualche linea intercontinentale. Ma poca roba. Carlo Toto, il padrone di Air One, non farebbe però partecipare tutta la sua società alla fusione. Terrebbe per sé gli aerei, che ha belli nuovi e capaci di volare con poco carburante mentre quelli di Alitalia sono catorci che sprecano petrolio a volontà. L’amministratore delegato della compagnia sarebbe Rocco Sabelli, che stava alla Piaggio. La famosa cordata, per quello che se ne sa adesso, è fatta di gente che darà poco più di una mancia: Ligresti, Gavio, Benetton, che deve ringraziare per il favorevolissimo rinnovo delle concessioni autostradali. Colaninno non ne vuol sapere, almeno fino a quando non vede spuntare un partner internazionale all’orizzonte. E un parnter bello grosso, il che escluderebbe Aeroflot. Banca Intesa, cioè Passera, è disposta a mettere soldi nel frattempo.

Non era meglio la soluzione Air France?
Gia ieri le agenzie paragonavano i 10 mila esuberi di adesso con i 2000 di monsieur Spinetta. Non bisogna dimenticare però che i francesi prevedevano di mollare almeno settemila persone a Finmeccanica, che è un’azienda dello Stato e che probabilmente non avrebbe saputo che cosa farsene. Era un modo furbo di fare gli esuberi senza dirlo. Poi Air France voleva paralizzare Malpensa, cioè non voleva volare dall’aeroporto lombardo ma pretendeva che non ci volassero neanche gli altri, in modo da non far concorrenza a Parigi.

E invece adesso Malpensa che fine farà?
Le anticipazioni del piano Passera non fanno cenno a Malpensa, ma suppongo che Malpensa non entri neanche nel discorso. Nel senso che i suoi amministratori potranno cedere i loro slot a chi vorranno e guadagnare (lo stanno già facendo). L’effetto finale del piano potrebbe essere: Alitalia si occuperà dei collegamenti interni, chi pagherà meglio si occuperà di quelli internazionali, sfruttando Malpensa.

I sindacati?
Hanno protestato quando s’è saputo che i tagli sarebbero stati quattromila. Ieri, di fronte al numero diecimila, sono stati zitti. Il ministro Scajola ha accompagnato le indiscrezioni con la frase: «Bisogna fare sacrifici, Alitalia è sull’orlo del fallimento». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/7/2008]