La Gazzetta dello Sport, 11 luglio 2008
Ieri la Camera ha approvato il lodo Alfano (quello che fa salve da ogni iniziativa giudiziaria le prime quattro cariche dello Stato), ma i romani si sono dedicati soprattutto al caso Guzzanti-Carfagna, due donne di spettacolo, finite in modo diverso a far politica, e che s’azzannano senza pietà
Ieri la Camera ha approvato il lodo Alfano (quello che fa salve da ogni iniziativa giudiziaria le prime quattro cariche dello Stato), ma i romani si sono dedicati soprattutto al caso Guzzanti-Carfagna, due donne di spettacolo, finite in modo diverso a far politica, e che s’azzannano senza pietà.
• Piano piano, la Carfagna non ha azzannato nessuno.
Lo dice lei. Nel momento in cui ha reso nota la querela, ha adoperato un’espressione di sublime perfidia: invece di scrivere «Sabina Guzzanti» ha scritto «la figlia di un senatore di Forza Italia». Cioè, Paolo Guzzanti, il padre di tutti i Guzzanti che deliziano le nostre scene e, a sua volta, per chi lo ha visto all’opera, fuoriclasse della parodia e del dileggio. Guzzanti padre s’è arrabbiato molto perché la Carfagna – con quell’espressione – ha volutamente deprezzato l’attacco di Sabina. come se le avesse detto. «M’attacchi con tutto quel livore perché io sono ministro e tuo padre no...» Un vero colpo basso.
• Caspita, non l’avevo capito. Ma la signora è così fine?
Perché no? Vede che anche lei è pieno di pregiudizi? Siccome è una bella donna, siccome è stata Miss Tivvù Sorrisi e canzoni, siccome ha fatto da spalla a Mengacci, allora non può essere un bravo politico, deve per forza stare dove sta grazie a qualche bassezza. Questi sono pettegolezzi che colpiscono prima di tutto la donna, e infatti nessuno si sogna di fare retropensieri sulla carriera di Schwarzenegger (e in passato, magari, su quella di Reagan) e infatti tutte le donne in Parlamento, sia di destra che di sinistra, l’hanno difesa. La storia che se sta dove sta è grazie a qualche merito speciale dura da un pezzo. L’anno scorso, la famosa lettera di Veronica a Repubblica venne provocata – almeno ufficialmente – da una serie di gaffes del Cavaliere tra le quali c’era anche la frase, detta proprio alla Carfagna: «Se non fossi già sposato la sposerei subito». La Carfagna un’altra volta ha spiegato: «Chi è passato per i centri sociali è considerato idoneo per il Parlamento. Vedi Caruso e compagnia. Chi viene dalla danza, è vista come un’usurpatrice». Non riesco a darle completamente torto.
• Però c’è la storia della famosa intercettazione.
Quale intercettazione, scusi? Nessuno l’ha mai vista e sentita. Camilleri, lo scrittore, che era a piazza Navona, ha letto poesie contro Maroni e ha dichiarato che oggi come oggi voterebbe Di Pietro, su questo punto in particolare ha detto quello che io sto dicendo da una settimana facendomi beccare dai frequentatori del mio blog: «Non mi pare di aver mai letto questa famigerata intercettazione. Siamo nel campo delle voci e dei pettegolezzi. Prove non ce ne sono. Quindi, meglio lasciar perdere».
• Ma Berlusconi come l’ha conosciuto?
Lino Jannuzzi dice di averla scoperta lui, con Sandro Bondi. «Era la campagna elettorale di due anni fa in Campania, quando l’abbiamo notata ad un comizio, non solo per la sua bellezza, ma soprattutto per come parlava. Sandro era già pronto a dedicarle una poesia, io ho preferito dirle “brava” per le cose che diceva. Poi, dato che Berlusconi insisteva che anche ai sommi vertici del partito bisognava lanciare le donne, gli dissi che ne avevo trovata una che era all’altezza».
• Ed è andata proprio così?
C’è il racconto della Carfagna. La famiglia è tutta di destra: il papà, Salvatore, preside in un istituto tecnico femminile di Salerno, e la mamma, Angela, insegnante di Educazione fisica. Ai genitori la carriera televisiva non piaceva. Bondi – dopo la scoperta di cui parla Jannuzzi – le offrì di lavorare per la sezione femminile del partito, poi la fece coordinatrice regionale campana. Il padre era molto contento e, quando arrivò il momento dell’incontro con Berlusconi, la accompagnò a palazzo Grazioli. La Carfagna fu fatta accomodare al pianoforte e suonò Era de maggio e poi un movimento della Patetica di Beethoven. Bisogna sapere che Mara ha fatto il Conservatorio, ha studiato danza e s’è laureata in Legge con 110 e lode. Tutti titoli acquisiti in un’epoca in cui Berlusconi non faceva parte della sua vita. In ogni caso, quel famoso giorno il Cavaliere la rimproverò perché non sapeva abbastanza pezzi a memoria. Poi nel 2006 la candidò alla Camera. Questa candidatura nasconde qualcosa? La nomina a ministro nasconde qualche altra cosa? Non so come si può affermarlo. Adesso, di fronte a una querela che sarà probabilmente per milioni di euro di danni, tutti dicono che la Guzzanti faceva satira e dunque non andava presa sul serio. La stessa Sabina la butta sul ridere dicendo che per difendersi pretenderà le famose intercettazioni. Quello però era il palco di un comizio, non il palcoscenico del Bagaglino. Fossi il querelato, sarei molto preoccupato. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/7/2008]