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 2008  luglio 21 Lunedì calendario

Quando Bossi comincia a tirar colpi qualcosa bolle in pentola. Sabato ha detto che lui Berlusconi non lo molla di sicuro e se Berlusconi vuole riformare la giustizia, si farà la riforma della giustizia insieme con il federalismo

Quando Bossi comincia a tirar colpi qualcosa bolle in pentola. Sabato ha detto che lui Berlusconi non lo molla di sicuro e se Berlusconi vuole riformare la giustizia, si farà la riforma della giustizia insieme con il federalismo. Ieri poi, andando a parlare a quelli della Liga Veneta-Lega Nord, ha detto che da parte della Lega «non ci sarà una chiusura al Pd e a Veltroni». I leghisti erano contrari agli accordi Berlusconi-Veltroni dell’anno scorso, quando quel dialogo sembrava tagliarli fuori. Ma Veltroni adesso ha un sacco di problemi e ci si può giocare a tira-e-molla. E Berlusconi idem, con i giudici sempre alle calcagna. Per un partito medio-piccolo, l’ideale: un po’ con uno, un po’ con l’altro, pigliando vantaggi da tutte le parti. Tattica di cui era maestro Craxi, che stava al governo con la Dc e nelle giunte locali con il Pci, sicché col 12 per cento aveva potere ovunque. E in cui primeggiarono per secoli anche i Savoia, giocandosela astutamente tra francesi e austriaci...

• A proposito di Savoia, non mi dice niente del gestaccio fatto contro l’Inno di Mameli? Ma come, proprio adesso che anche i calciatori hanno imparato a cantarlo!
Nel 2000, prima della partita con la Croazia, quando ancora si questionava su ’sta storia dei calciatori che al momento dell’inno se ne stavano zitti, chiesero a Totti se avrebbe cantato. E Totti: «So’ quelli della Lazio, poracci, che devono canta’ ’schiava de Roma’...». Col che è dimostrato che questo ”schiava di Roma Iddio la creò” dà fastidio a un sacco di gente. Bossi s’è guadagnato i titoli in prima pagina col gestaccio («ma quale schiava di Roma, tiè») e di questo aveva bisogno. L’attacco ai professori del Sud che insegnano al Nord (Bossi ieri ce l’aveva pure con loro) non sarebbe forse bastato a fare audience. Ma se il Nord è pieno di professori del Sud, non sarà che i cittadini del Nord preferiscono fare altri mestieri, più remunerativi e meno faticosi? E anche la Roma dell’Inno... Non è mica la Roma di adesso, grassa corrotta e indifferente. la Roma del terzo secolo avanti Cristo, quella di Scipione, detto l’Africano perché sconfisse Annibale il Cartaginese.

Già, la faccenda dell’elmo di Scipio.
Appunto, l’elmo di Scipione, cioè la capacità di un generale romano di respingere lo straniero combattendo. Per Mameli, l’Annibale da cacciare era l’Austria che occupava il Lombardo-Veneto. A Bossi non piace Roma, ma l’idea dell’africano rimandato a casa sua non dovrebbe dispiacergli. Anche se l’esercito di Scipione era tutto formato da pugliesi, siciliani, toscani e laziali.

Ma i leghisti che inno vorrebbero?
Il Va’ pensiero del Nabucco. Nel 2000, prima delle elezioni che poi, allendosi con Berlusconi, vinsero, chiesero a Bossi: chiederete che il Va’ pensiero di Verdi sostituisca l’Inno di Mameli? Risposta di Bossi: «No. Il Va’ pensiero è l’inno della Padania. Roba nostra. L’Italia ha un altro inno. Il suo». E non volle nemmeno nominarlo. Mario Borghezio poi, un certo anno che fecero la sigla del Festival di Sanremo con Fratelli d’Italia rock, se ne uscì con questa battuta: « un inno talmente brutto che peggio non si potrebbe. La variante rock al massimo può renderlo più orecchiabile». Domanda: e se avessero ammodernato Va’ pensiero? Risposta di Borghezio: «Gli avrei sparato».

Lo sa però che Fratelli d’Italia è veramente brutto? Oltre tutto di quel testo non si capisce niente.
Ennio Morricone ha manifestato tante volte il desiderio di riscriverlo. «Lo fanno come una marcia volgarotta e paesana, io ne vorrei realizzare una versione spiritosa con tutti gli artifici contrappuntisti». In Cefalonia, il film per la tv, ne arrangiò una versione lenta, solenne. Anche il nostro grande Maestro conviene sul fatto che gli inni francese, tedesco, inglese, russo sono musicalmente superiori. Sul testo poi ha certamente ragione lei: praticamente incomprensibile al popolo che dovrebbe invece sentirlo come proprio. Ben altra storia - per dirne uno - con il God save the king inglese, facile da capire anche per un bambino. Sono tutte considerazioni vere, ma che mi dispiacciono parecchio quando penso a quel ragazzo Mameli. Lui ci credeva sul serio e cantò l’inno, per la prima volta, nel dicembre 1847, alla manifestazione di Genova che chiedeva lo Statuto, cioè la Costituzione. Ci rimise la pelle due anni dopo, a Roma, combattendo per la Repubblica contro i francesi. Non aveva che 22 anni, povera stella.

Non sarebbe meglio cambiarla ’sta musica?
Oltre tutto sarebbe facile. Partiti i Savoia, il governo De Gasperi (siamo nel 1946) scelse Fratelli d’Italia come “inno provvisorio”, tanto per avere qualcosa da suonare al posto della Marcia reale. E da allora provvisorio è rimasto: nessun Parlamento ha mai avuto il tempo e la voglia per farlo diventare definitivo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/7/2008]