La Gazzetta dello Sport, 25 luglio 2008
Il ministro Gelmini non è contraria alla settimana corta a scuola, al grembiule per le femmine o comunque a una specie di divisa per gli studenti
Il ministro Gelmini non è contraria alla settimana corta a scuola, al grembiule per le femmine o comunque a una specie di divisa per gli studenti. Vuole anche ripristinare il sette in condotta, nel senso che la condotta, secondo lei, deve influenzare il profitto (questo concetto, valido nella scuola di una volta, è stato abolito del tutto con il varo dello Statuto degli Studenti all’epoca del primo governo Prodi). Un tempo, col 7 in condotta, si veniva rimandati in tutte le materie. Ma, naturalmente, se qualcuno era molto bravo nel profitto, il collegio dei professori dava alla fine l’otto. Mentre se il ragazzo o la ragazza, oltre a comportarsi male, non studiava, veniva sanzionato.
• Scusi, come si fa a rimandare uno studente in tutte le materie? Gli esami di riparazione non esistono più.
Il ministro, in questa intervista radiofonica, ha detto che lei il sistema dei debiti e dei crediti da portarsi dietro lo abolirebbe e ripristinerebbe gli esami di riparazione alla vecchia maniera. «La scuola dovrebbe continuare a fornire le ore di recupero, in modo da non costringere le famiglie a spender soldi con le ripetizioni». Si ripromette di prendere una decisione l’anno prossimo. Secondo me, li ripristinerà, oltre tutto c’è un atteggiamento favorevole – dico “mentalmente” – anche da parte della sinistra. Mario Pirani su Repubblica, per esempio, appoggia senza riserve queste idee, compresa quella del grembiule o comunque di una regola minima su come vestirsi in classe.
• Mi interessa il sabato di vacanza. Questa sì che è una bella notizia.
Sarkozy l’ha introdotto in Francia e a Roma so che l’hanno sperimentato per esempio al Giulio Cesare, dove in certi casi si fa addirittura il sabato corto, con uscita due ore prima. Le famiglie non apprezzano tutte allo stesso modo: quelle con più soldi, che fanno effettivamente il week end, sono contente di non doversi sacrificare perché i figli devono andare a scuola. Quelle meno abbienti, che non hanno tutta questa ossessione per il fine-settimana, hanno subito fatto presente che con la settimana corta non sanno dove mettere i figli. Sono perciò contrarie. Beh, io dico che questo di decidere tenendo conto delle esigenze delle famiglie è il modo sbagliato di affrontare il problema, Qui non si tratta di far contenti mamma e papà o di tenergli magari i figli. Qui si tratta di capire se, dal punto di vista dello studio, è meglio avere la settimana di cinque giorni o di sei. La risposta è ovviamente che è meglio la settimana di sei giorni. Infatti se si vuol far vacanza il sabato, ma non rimetterci in termini di orari, bisogna allungare la permanenza a scuola dal lunedì al venerdì. Ci sono anche le statistiche che lo dimostrano, ma non c’è bisogno di citarle per capire che a scuola le ultime ore sono quelle di minor rendimento. Quindi, aggiungere un’ora in fine mattinata dà poco in termini di profitto. Perciò, di tutte le cose che ha detto la Gelmini questa è l’unica che mi vede nettamente contrario. Anche se probabilmente sarà adottata per ragioni di risparmio. Il numero di insegnanti deve essere tagliato e infatti il ministro – ma qui dovrà vedersela con i sindacati – non lo dice apertamente, ma progetta anche di reintrodurre l’insegnante unico nella scuola elementare.
• Se lei ha da far critiche solo al sabato di vacanza, significa che rivedrebbe con piacere le ragazze col grembiule?
La Gelmini ha ragione quando dice che il grembiule annulla le differenze tra ricchi e poveri. Aggiungo che una regola sull’abbigliamento trasmette il concetto che la scuola è un’istituzione che ha una disciplina, che la disciplina è un valore e che è un valore rispettarla. Ha lo stesso significato il ripristino del 7 in condotta. Senza mettersi lì a fare i caporali, un minimo di senso di responsabilità e di buone maniere quando si sta tra i banchi deve essere preteso.
• Non sarebbe male dare qualche indicazione anche sull’abbigliamento dei professori.
Al Silvio Pellico di Cuneo, un liceo classico, l’hanno fatto. La cosa non è stata accolta male. Quel preside del resto s’è limitato a dar consigli o raccomandazioni. Anche piuttostio generici, e riassumibili nel concetto: «Per favore, vestiamoci da professori».
• Mi domando se i problemi della scuola sono questi.
La scuola ha un problema di filosofia di fondo. Negli anni Settanta s’è affermato il principio che l’istituzione scolastica era assimilabile alla fabbrica, con gli studenti nella parte dei lavoratori sfruttati e i professori e i presidi in quella dei padroni sfruttatori. Tante delle decisioni prese da allora vengono da lì. Prima ci liberiamo dei cascami di questa scemenza e meglio è. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 25/7/2008]