La Gazzetta dello Sport, 27 luglio 2008
Abbiamo passato un pomeriggio di fuoco, ieri, per via di un altro emendamento a una legge in discussione
Abbiamo passato un pomeriggio di fuoco, ieri, per via di un altro emendamento a una legge in discussione. L’Agenzia Italia a un certo punto ha messo in rete la notizia che, grazie a questo emendamento, d’ora in poi sarebbe stato di fatto impossibile per i lavoratori con contratto a termine farsi mettere in regola. Un paio di righe ed ecco creati i precari a vita.
• Come può essere?
Gliela spiego dall’inizio. L’altro giorno la Camera ha finito di discutere il disegno di legge che converte il decreto legge Tremonti, la cosiddetta Finanziaria estiva. Non si perda in queste formulazioni burocratiche e stia alla sostanza del problema. Tremonti ha fatto una Finanziaria estiva, che il governo ha approvato in nove minuti e che prevede 36 miliardi di tagli in tre anni. Questo decreto deve essere convertito in 60 giorni. Mentre lo si converte, lo si discute e lo si cambia qua e là. I cambiamenti vengono detti “emendamenti”. Io per esempio stabilisco per legge che non si può andare da qui a lì, e tu proponi un emendamento che aggiunge le parole “fino al 31 dicembre 2008”. Ecco come funziona.
• E stavolta di che emendamento si tratta?
La nostra legge prevede che se tu lavori con un contratto a termine e poi il datore di lavoro ti continua a far lavorare anche quando il termine è scaduto, oppure ti rinnova il contratto a termine più volte di quello che gli è permesso, tu puoi andare dal giudice e chiedere di essere assunto a tempo indeterminato. Cento volte su cento, applicando le leggi in vigore, il giudice ti dà ragione. L’emendamento infilato dentro alla Finanziaria estiva dice invece che il giudice adesso non può più obbligare il datore di lavoro a prenderti a tempo indeterminato. Se la cava con una multa da due mesi e mezzo a sei mesi di stipendio. E tu resti disoccupato.
• Non è giusto.
Infatti il ministro Sacconi ieri sera, mentre si incrociavano dichiarazioni di fuoco di tutti i sindacalisti di tutte le sigle, ha spiegato che l’emendamento è in realtà una sanatoria e si riferisce alle sole cause in corso. Cioè, ci sono aziende che hanno in essere centinaia di cause con dipendenti che erano a termine e che adesso vogliono passare fissi. Perdere queste cause per queste aziende significherebbe chiudere bottega.
• Di che aziende si tratta?
Soprattutto delle Poste. E tuttavia non è proprio sicuro che le cose stiano come dice Sacconi. Sul sito del Senato si ammette – ed è l’istituzione stessa che parla, attraverso il suo ufficio studi – che la formulazione dell’emendamento è ambigua: «Si osserva, peraltro, che non è chiaro se essa concerna solo i giudizi in corso o se sia una nuova disciplina a regime». Se è una nuova disciplina a regime, non capisco come si concilia con altre disposizioni dell’articolo 21 che confermano (o “novellano” come scrivono i tecnici di Palazzo Madama) le vecchie norme che vietano al padrone di scherzare con i contratti a tempo determinato. Di fatto, se la violazione della normativa sui contratti a tempo determinato si risolve da adesso in poi con una multa, non ci sarà datore di lavoro che rinuncerà a questo vantaggio. E per il lavoratore sarà impossibile ricorrere al giudice: chiedendo l’intervento della legge, perderà il posto. vero che il vincolo che tiene stretti i lavoratori al posto di lavoro è in Italia troppo stretto e che questa rigidità ha conseguenze gravi. Ma faccende simili non si possono modificare con colpi di mano.
• Beh, la legge deve ancora passare al Senato, sarà possibile cambiarla.
Il sottosegretario Vegas, l’uomo che cura da sempre per Tremonti il varo della Finanziaria, ha detto che altri cambiamenti non sono possibili, suppongo per via dei tempi di conversione che non si possono mancare. Il problema è che nel testo trasmesso a palazzo Madama c’è un altro grosso pasticcio e riguarda le pensioni delle casalinghe. La Lega ha voluto introdurre, sempre con un emendamento, la regola secondo cui per incassare l’assegno sociale di 400 euro al mese bisogna dimostrare di aver lavorato almeno dieci anni consecutivi prendendo un salario superiore a questi 400 euro. Non c’è casalinga, evidentemente, che possa produrre un attestato simile. E le casalinghe sono le principali beneficiarie dell’assegno sociale. Giuliano Cazzola sul Sole 24 Ore ha scritto che questa cosa va assolutamente cambiata. Ma Vegas dice che tempo per i cambiamenti non ce n’è. Faranno delle leggine di correzione subito dopo? E pensare che proprio ieri Berlusconi aveva detto che il suo governo fa leggi di sinistra: «Noi siamo per un’economia sociale di mercato. Se si prende il nostro libro verde sul welfare ci si accorge che approfondiamo i bisogni delle famiglie più deboli. Questa è una politica decisamente di sinistra». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 27/7/2008]