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 2008  agosto 06 Mercoledì calendario

Grande impressione ha provocato il discorso di Keren Dunaway Gonzales, una ragazzina honduregna di 12 anni, sieropositiva, che è salita sul palco della Conferenza mondiale sull’Aids di Città del Messico e ha pronunciato queste parole: «Noi ragazzi e ragazze sieropositivi stiamo crescendo e abbiamo tanti sogni

Grande impressione ha provocato il discorso di Keren Dunaway Gonzales, una ragazzina honduregna di 12 anni, sieropositiva, che è salita sul palco della Conferenza mondiale sull’Aids di Città del Messico e ha pronunciato queste parole: «Noi ragazzi e ragazze sieropositivi stiamo crescendo e abbiamo tanti sogni. Molti di noi vorrebbero diventare artisti, medici, maestri. A me piacerebbe diventare cantante [...] Chiediamo l’attenzione di cui abbiamo bisogno e le medicine che ci servono per vivere».

• Sa che non ho mai capito bene questa faccenda dei sieropositivi? Sono malati o no?
No, il sieropositivo non è un malato. solo una persona che ha reagito positivamente al test sugli anticorpi al virus Hiv, quello dell’Aids... Okay, procediamo con ordine. Se le entra in corpo un virus – che so, quello dell’epatite –, il suo organismo si mette subito a produrre degli “anticorpi”, cioè delle proteine che ingaggiano una battaglia con l’estraneo e cercano di distruggerlo. Siamo nel misterioso mondo del sistema immunitario, lo stesso che, quando si fa un trapianto, produce la reazione di rigetto: il cuore o il fegato provenienti da un altro organismo vengono avvertiti come nemici, e il corpo del paziente che li ha ricevuti si mette a produrre queste proteine, o immunoglobuline, per distruggerli. l’unico caso in cui il sistema immunitario, fondamentale altrimenti per la nostra sopravvivenza, uccide il proprio corpo. Per sapere se dentro di noi c’è un certo virus, ci sottoponiamo perciò a un test per scoprire se abbiamo dentro gli antivirus, cioè queste immunoglobuline. Se ci sono gli antivirus, c i sono anche i virus. Se ci sono gli antivirus, si è positivi al test. Tutti quelli che risultano positivi a un qualunque test sarebbero perciò dei “sieropositivi”. Ma si adopera ormai questa parola per indicare soltanto le persone positive al test dell’Hiv. Sono persone che hanno dentro il virus, ma non sono ancora malate. Oggi con le cure si può restare sieropositivi per tutta la vita.

Però il sieropositivo può infettare il suo prossimo.
Sì, se ci fa l’amore senza preservativo o se il sangue del sieropositivo entra in contatto col sangue dell’altro, per esempio attraverso lo scambio di siringhe. Anche i tatuaggi sono considerati pericolosi e nel 1998 il Consiglio d’Europa ha escluso dalla donazione di sangue chiunque si sia fatto un piercing o, appunto, un tatuaggio. Detto questo, ci sono discriminazioni esagerate verso i sieropositivi: lei ricorderà che nel 1991, il professor Aiuti baciò in bocca davanti a tutti la sieropositiva Rosanna Jardino per dimostrare che non era possibile trasmettere il virus per via orale. Oggi ci sono 67 paesi che rendono difficile l’ingresso dei sieropositivi stranieri. Usa e Cina non li ammettono proprio. Anche di questo parlava la piccola honduregna.

Come si fa a essere sieropositivi a 12 anni?
Il virus è stato trasmesso dai due genitori. Keren ha raccontato che mamma e papà le spiegarono la sua condizione quando aveva 5 anni. Si può venire infettati anche attraverso uno stupro. il caso africano, dove stanno il 67% dei malati di Aids. Oltre all’ignoranza totale del pericolo, o al menefreghismo, tra le cause della diffusione del male sta anche la violenza di adulti malati su bambini e bambine. E tra le notizie più incredibili uscite dalla conferenza di Città del Messico c’è quella che in Sudafrica – paese epicentro dell’epidemia – 40 volte su cento la violenza viene esercitata dalle mamme o dalle maestre sui bambini maschi adulti.

Pensavo che la causa principale dell’infezione fosse l’omosessualità.
E un modo singolare di dire la cosa. All’inizio, cioè trent’anni fa, il virus viaggiava di preferenza nel mondo omosessuale perché qui era più diffusa la promiscuità, cioè il cambio frequente del partner. Non è che l’omosessualità in sé faccia venire l’Aids! Oggi l’ambiente di maggiore sviluppo della malattia è invece proprio quello degli eterosessuali adulti e in particolare, per quello che riguarda l’Italia, dei maschi di 40-44 anni, che s’infettano fuori e poi attaccano il virus alla moglie: il 30 per cento delle volte non riescono neanche a dire come possa essere successo.

Quanti sono alla fine i malati di Aids?
L’epidemia è ancora molto pericolosa, anche se le cose sono migliorate. In Italia, ogni giorno, scoprono di essere infette undici persone. Gli italiani che hanno in corpo il virus sono 140 mila, il 30 per cento delle quali donne. I casi di Aids conclamata nel 2007 sono stati 1.200, in calo sul 2006. Chi s’accorge in tempo di quello che è successo ha una speranza di vita anche di 30 anni. Nel mondo i casi nuovi di infezione, nel 2007, sono stati 2.700.000. Una diminuzione di 300 mila rispetto all’anno prima. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/8/2008]