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 2008  agosto 23 Sabato calendario

Mentre non si capisce se il Dalai Lama, in visita nel sud della Francia (a Roqueredonde), abbia veramente denunciato una strage in Tibet e neanche se questa strage ci sia effettivamente stata o no, piovono sui tavoli delle redazioni foto deliziose di Carla Bruni e del Grande Illuminato, lui tutto colorato di giallo e di rosso e in certi scatti anche con un curioso copricapo, lei meravigliosamente fresca, sorridente, placida e semplice

Mentre non si capisce se il Dalai Lama, in visita nel sud della Francia (a Roqueredonde), abbia veramente denunciato una strage in Tibet e neanche se questa strage ci sia effettivamente stata o no, piovono sui tavoli delle redazioni foto deliziose di Carla Bruni e del Grande Illuminato, lui tutto colorato di giallo e di rosso e in certi scatti anche con un curioso copricapo, lei meravigliosamente fresca, sorridente, placida e semplice. In una foto stanno in piedi uno accanto all’altra e lei è anche in questo caso più alta: ma indossa le solite calzature piatte, stavolta si tratta di sandali che lasciano scoperti i talloni. Poi sono seduti, e lei sta attenta a tenere la gonna ben tirata sul davanti, in modo da coprirsi le ginocchia...

• Cos’è? Ha perso la testa anche lei?
C’è la questione mediatico-politica, si tratta di capire che la Bruni è un fenomeno planetario, in contro tendenza assoluta rispetto alle scarse simpatie che suo marito continua a riscuotere presso i francesi. E il bello è che ai francesi Sarkozy piace meno di prima anche a causa del suo matrimonio. Però lei personalmente ha un gran successo e anzi si fa sempre più strada l’ìdea che la Bruni sia per l’Eliseo una salvezza. Un sondaggio di un paio di mesi fa mostra che alla domanda: «Approvate il modo col quale Carla Bruni rappresenta la Francia all’estero?», risponde di sì il 64 per cento dei francesi. Ritenete che abbia un’influenza positiva sul presidente? Dicono di sì il 52 per cento. Sarebbe bene che la première dame si mettesse ancora più in vista? Sì dal 54 per cento.

Non è abbastanza in vista?
Figurarsi. In una riunione dell’Europarlamento, il capogruppo liberale, l’inglese Graham Wilson, ha chiesto il permesso di prolungare il suo intervento con le parole: «Laissez moi encore soixante petites secondes pour ma dernière minute». Citazione dell’ultimo disco di Carla, che usciva proprio quel giorno. Cohn-Bendit ha gridato dal suo banco: «Mi hai rubato l’idea!, con quella frase volevo chiudere io», Sarkozy ha subito promesso a Wilson una copia del disco autografata, che poi Carla ha fatto avere a tutti gli eurodeputati. I giornali si sono occupati del finto diario della Bruni pubblicato dal Canard. Ma anche i tedeschi hanno una giornalista che tiene scherzosamente sulla Tageszeitung di Berlino un finto diario di Carla. Poi c’è la faccenda degli orsi da salvare, che le ha attirato l’odio degli agricoltori dei Pirenei e il plauso degli ambientalisti di mezzo mondo, il gesto in favore della nostra terrorista Marina Petrella, l’assenza discretissima dal vertice di Tokyo, che ha fatto fare ai giornali titoli di rammarico, il viola 
trasformato a in tratto nel colore di moda universale, e – badi – quel certo viola, non proprio viola-viola, ma «viola-porpora, viola-melanzana, viola-fiordaliso o viola-prugna» come ha scritto una giornalista che se l’è studiato a fondo. Eccetera eccetera. Si muove, insomma perfettamente. Ha accanto a sé un consigliere, che si chiama Pierre Charon. Ma ho l’impressione che costui abbia un compito facilissimo. Dalla fine di marzo, quando la coppia presidenziale ha fatto visita alla regina Elisabetta, è cominciata una rimonta irresistibile sull’opinione pubblica che fino ad allora l’aveva abbastanza sulle scatole. Ricorderà che alla corte inglese sono apparse per la prima volta le ballerine, cioè le scarpe piatte indossate da questa ragazza di un metro e 80 per non far sfigurare il marito. Davanti alla regina, onorata con un inchino perfetto, Carla si presentò avendo in capo un toque disegnato da John Galliano, che la imparentava subito a Jacqueline Kennedy. Carla ha scelto ufficialmente Jacqueline come antenata ideale e lo ha anche detto in qualche intervista: «Sono più Jacqueline che madame De Gaulle», modo sottile per suggerire l’idea che il De Gaulle di famiglia potrebbe essere il marito...

Già, pare che lei non gli faccia i dispetti come quell’altra...
Cécilia, che andò da Gheddafi e lasciò che i giornali le tributassero il merito di aver salvato le infermiere bulgare. In questo, Carla è molto attenta a non far ombra al presidente e anzi a sostenerlo. Ha spiegato a un giornalista proprio pochi giorni fa che in quanto cantante può dire che le piacciono i Beatles, ma in quanto prima donna di Francia non può far sapere che preferisce la Coca-Cola.

Qualcuno l’ha paragonata a Diana.
No, perché Diana non ha saputo fare il mestiere di principessa e nella guerra – mediatica e familiare – che l’ha opposta a Elisabetta ha avuto torto. Carla ha capito subito qual è il suo ruolo e si comporta da professionista.

Incidere canzoni va bene?
Ma è una professionista anche lì, contrariamente a quello che pensano in tanti. Se non ci crede, si vada a leggere la recensione che fece al suo secondo disco il nostro Luca Sofri (sul suo formidabile blog, Wittgenstein): era partito per stroncarla e invece... [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 23/8/2008]