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 2008  agosto 25 Lunedì calendario

Ci si domanda, adesso che le Olimpiadi sono finite, che cosa resta ai cinesi e che cosa resta, di questi Giochi, agli altri popoli della Terra

Ci si domanda, adesso che le Olimpiadi sono finite, che cosa resta ai cinesi e che cosa resta, di questi Giochi, agli altri popoli della Terra.

• Già, bella questione. Che cosa resta?
Ma intanto io farei la considerazione più piatta, la più ovvia. E cioè che nella classifica per nazioni, la Cina è in testa con un numero di medaglie d’oro nettamente superiore a quello degli Stati Uniti. Lo so che se si contano anche argenti e bronzi gli americani sono primi, ma in queste graduatorie, da che mondo è mondo, contano i primi posti e solo se si è pari nei primi posti si va a vedere chi sta meglio con i piazzati. La faccenda le potrà sembrare alla fine di poco conto ma ai tempi della Guerra fredda americani e russi si battevano alla morte per risultare primi e se non ricordo male vincevano sempre gli americani che su questi primati imbastivano volentieri dei discorsi. Per non parlare della Repubblica Democratica Tedesca che aveva messo in piedi una serie di palestre-lager in modo da vincere e dimostrare al mondo che il suo sistema funzionava meglio del nostro.

Sta dicendo che il maggior numero di medaglie cinesi prova che il sistema cinese è migliore di quello occidentale?
Fermo restando che “migliore” è un comparativo di cui dovremmo sciogliere il significato, le autorità cinesi sosterranno di sicuro questa tesi al loro interno. E questo darà forza al nazionalismo, di cui gli abitanti di quel Paese sono assai infervorati. Veniamo da un paio di generazioni che si sono fatte beffe della patria (specialmente noi italiani) ed ecco che a un tratto il nazionalismo risorge in posti molto pericolosi: la Cina, la Russia, gli Stati Uniti, che vogliono addirittura un mondo unipolare, cioè dominato solo da loro. In un’ottica americana, le Olimpiadi sono state un’umiliazione. E pensi un po’, dei loro ori otto li ha portati un atleta solo. E se Phelps non avesse partecipato?

Secondo lei si deve parlare effettivamente di una superiorità cinese?
La prevalenza negli ori corrisponde a qualcosa. Un dato su tutti: la Cina può mettere in crisi il resto del mondo, e in particolare gli Stati Uniti, diminuendo drasticamente i suoi acquisti. Non c’è reciprocità, su questo: la domanda interna cinese è sufficiente da sola a determinare quei balzi del Pil che ci fanno tanta impressione. Se gli occidentali smettono di comprare da loro, loro possono far spallucce. C’è però questo: il loro tenore di vita sta crescendo e questo significa che s’accontenteranno sempre di meno di prodotti d’accatto, di patacche, falsi o imitazioni. Qui, sulla qualità, l’Occidente ha ancora da dir qualcosa. Fino a che i cinesi non avranno imparato, ammesso che imparino.

Non riusciremo a difendere le nostre speicificità?
Forse sì. Loro hanno certe cadute, francamente incomprensibili. Perché vergognarsi della bambina destinata a cantare la canzone delle Olimpiadi e sostituirla con una comparsa? Perché rappresentare le etnie cinesi vestendo dei piccoli han? un modo sbrigativo di risolvere certe questioni – di gusto, di stile – che prima di tutto contraddice la loro storia (fatta di immense raffinatezze) e poi non li mette sulla giusta strada per farci concorrenza. In questo modo – per esempio – il made in Italy resterà imbattibile, se non scenderà a sua volta di livello.

Dopo le Olimpiadi, potrebbero diventare un po’ meno crudeli?
Beh, il mondo s’è inchinato a Pechino, nessuno ha boicottato niente, i cinesi hanno toccato con mano la loro forza di persuasione sugli altri popoli della Terra e noi abbiamo constatato quanto siamo vili e timorosi della loro potenza. Le vicende del Dalai Lama, su questo, parlano da sole. Però i giornali occidentali hanno fatto le loro osservazioni, relativamente alle grandi questioni (come il Tibet, l’inquinamento, l’urbanesimo forsennato o le repressioni nello Xinijang) e anche relativamente alle piccole. Per esempio, la pretesa di far domanda alla polizia per protestare, facendosi scegliere gli slogan dalle stesse autorità e accettando di andare a gridare in un recinto creato apposta... Sa che con questo sistema hanno messo dentro per un anno due vecchie di 70 anni che volevano manifestare contro la confisca della loro casa, confisca decisa causa Olimpiadi? I giornali occidentali ne hanno parlato, le autorità cinesi, in questo periodo di grande visibilità reciproca, hanno toccato con mano quanto cose come questa gli rovinino la reputazione. Può darsi che serva. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 25/8/2008]