La Gazzetta dello Sport, 30 agosto 2008
Obama aveva appena finito di pronunciare il suo discorso alla convention di Denver, e di ottenere la nomination democratica, che McCain gli ha rubato la scena annunciando che il suo vice sarà il governatore dell’Alaska, Sarah Palin, di 44 anni
Obama aveva appena finito di pronunciare il suo discorso alla convention di Denver, e di ottenere la nomination democratica, che McCain gli ha rubato la scena annunciando che il suo vice sarà il governatore dell’Alaska, Sarah Palin, di 44 anni.
• Una donna? Come mai non l’abbiamo mai sentita nominare? Chi deve fare il vice non partecipa pure lui a una specie di selezione?
Calma, calma. Il vicepresidente viene scelto autonomamente dal presidente, che può tirar fuori dal cilindro chi gli pare. Per fare i vice a McCain si erano battuti fino ad oggi vecchi volponi della politica come Mitt Romney, Tim Pawlenty, Joe Liberman. La Palin arriva del tutto inattesa ed è effettivamente nuova di zecca: governa l’Alaska da appena due anni e non ha un curriculum politico precedente di rilievo. Infatti, i democratici stanno già ritorcendo contro di lei l’accusa di inesperienza fatta fino ad oggi a Obama. Senonché il vicepresidente può anche non essere così esperto: in definitiva non deve fare praticamente nulla. Tra quattro anni invece potrebbe scendere in campo per la Casa Bianca e, magari, trovarsi di fronte Hillary. Due donne in corsa. Fenomenale.
• In ogni caso quella del prossimo novembre sarà un’elezione storica, no? O vincerà un nero (clamoroso) oppure avremo un vicepresidente donna (formidabile). Robe mai successe, mi pare.
Esatto. C’è il precedente di Geraldine Ferraro, democratica, che corse come vice di Mondale. Ma fu travolta da Reagan, insieme con il suo capo.
• Che tipo è questa Palin?
Antiabortista, favorevole alla pena di morte, una dura. Una delle sue prime dichiarazioni è stata: «Non è stato notato alla Convention di Denver, ma il partito democratico possiede 18 milioni di crepe: sono i sostenitori di Hillary». La mossa di McCain è evidentemente quella di pascolare nell’elettorato femminile, incerto dopo l’estromissione della Clinton che Obama non ha voluto neanche come vicepresidente. La Palin però è destra-destra: presiede la National Rifle, che riunisce i possessori di armi, non vuole i matrimoni gay, quando ha saputo che il suo quinto figlio era down ha respinto, d’accordo col marito eschimese (lei è nata in Idaho) ogni ipotesi di aborto. Si tratta infine di una donna molto bella e molto popolare. Ancora l’anno scorso ha posato per Vogue. Il suo primo figlio, Trak, 19 anni, si è arruolato un anno fa e sta per andare in Irak.
• A proposito di Irak, Obama che ha detto? Dall’Irak gli americani se ne andranno o no?
Mah. Il passaggio del suo discorso finale su questo punto dice così: «Metterò fine in modo responsabile a questa guerra in Iraq, e terminerò la battaglia contro i Taliban in Afghanistan». La precisazione ”in modo responsabile” lascia una porta aperta. Potrebbe significare: «però non me ne andrò da sconfitto». Questo fornirebbe il pretesto per allungare la permanenza americana. Che differenza c’è poi tra il “metterò fine” destinato all’Iraq e il “terminerò la battaglia” riservato all’Afghanistan? Anche qua, sembrano espressioni contorte studiate per lasciarsi aperta ogni via d’uscita. Anche il passaggio dedicato all’Iran non è trasparente: «Ricostruirò le nostre forze militari perché siano in grado di affrontare le sfide del futuro, ma rinnoverò anche la dura, diretta diplomazia che può prevenire che l’Iran ottenga le armi nucleari» (sto ragionando con la traduzione delle agenzie). Cioè: si siederà o no di fronte ad Ahmadinejad a discutere? Impossibile stabilirlo con sicurezza. Obama poi non ha dedicato una parola alla Russia, che è il vero problema di adesso.
• Lo giudica un discorso debole?
Tutti domandano: che America sarà quella di Barack, se Barack vincerà? impossibile rispondere in questo momento, perché il canbdidato democratico ci rifila come programma una serie di bigliettini dei baci Perugina. Discorsi in cui si finge che il mondo e l’America siano diversi da quello che sono. Del resto, il nulla del suo programma viene predicato benissimo e quindi potrebbe anche vincere. Ha anche promesso che se sarà eletto «per il bene della nostra economia, della nostra sicurezza e del futuro del nostro pianeta come presidente indicherò un chiaro obiettivo: in dieci anni finalmente porremo un termine alla nostra dipendenza dal petrolio del Medio oriente». Ma tra dieci anni nessuno potrà chiedergli conto della eventuale mancata realizzazione di questo obiettivo: la stessa persona può restare alla Casa Bianca per non più di otto anni! Vedremo se McCain, alla convention repubblicana che si apre la prossima settimana, ricorrerà allo stesso tipo di trucchi retorici. La prevengo: è possibilissimo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 30/8/2008]