La Gazzetta dello Sport, 1 settembre 2008
La convention repubblicana di St Paul, che dovrebbe cominciare oggi pomeriggio alle quattro e incoronare McCain e la Palin, è diventato un fenomeno di portata ridotta a causa dell’uragano Gustav che sta arrivando da Cuba e minaccia conseguenze gravi in quattro stati, tra cui, appunto, il Michigan
La convention repubblicana di St Paul, che dovrebbe cominciare oggi pomeriggio alle quattro e incoronare McCain e la Palin, è diventato un fenomeno di portata ridotta a causa dell’uragano Gustav che sta arrivando da Cuba e minaccia conseguenze gravi in quattro stati, tra cui, appunto, il Michigan. Non andranno a St Paul né Bush né Cheney: hanno sostanzialmente detto che non hanno tempo da perdere per eventi su cui non possono ormai avere la minima influenza (la convention) quando c’è da star dietro a una catastrofe in arrivo. Gustav infatti punta su New Orleans, dove si sono compiuti adesso (29 agosto) tre anni dall’arrivo di Katrina, il terribile ciclone che allagò la città, fece 1.800 morti e rivelò la scempiaggine dei politici, Bush in testa, i quali sottovalutarono tragicamente quello che stava per succedere. Il sindaco di New Orleans, C. Ray Nagin, ha adesso brutalmente invitato la cittadinanza «a portare rapidamente il sedere da qualche altra parte». L’evacuazione è cominciata, con la precedenza agli invalidi. Lunghe code si sono formate sulle autostrade, al punto che il numero di corsie è stato pressoché raddoppiato lasciando a un solo corridoio il transito di chi a New Orleans ci vuole entrare. Per ora l’evacuazione è spontanea, ma si presume che oggi le autorità la renderanno obbligatoria. Il Superdome, lo stadio che venne adoperato l’altra volta con risultati disastrosi, è già stato chiuso e non sarà usato in nessun caso. Gustav, prima in Giamaica e poi a Cuba, ha finora provocato 80 morti.
• In pratica che cos’è, il vento si può portare via gli abitanti?
Soprattutto si possono formare onde enormi. L’altra volta le dighe di New Orleans furono spazzate via e la città finì sotto il mare. Stavolta si prevedono onde di sei metri e gli argini sono alti tre metri appena. Nel 2005, dopo il disastro, si disse che New Orleans andava abbandonata e che gli abitanti dovevano rassegnarsi ad andare a vivere da un’altra parte. Discorsi che risultano sensati alla luce di quello sta per succedere: un uragano di forza spaventosa, con venti che potrebbero superare i 248 chilometri all’ora (dunque di forza 5) sta arrivando per la seconda volta in poco tempo. chiaro che non si può vivere così. D’altra parte New Orleans è talmente ricca di storia, di cultura, di tradizioni che strappa il cuore l’idea di farla morire per sempre. Ma d’altra parte, forse, è già morta per sempre.
• Perché questi uragani si formano sempre lì?
E, aggiungo io, non si formano mai nel Mediterraneo? C’entra di sicuro l’estensione dell’oceano e le temperature della superficie marina. Ma darle una spiegazione precisa non è possibile: gli stessi studiosi, quando vengono interrogati, spiegano che la scienza degli uragani (o cicloni o tifoni: è tutta la stessa cosa, i nomi cambiano solo in relazione alla geografia) è molto giovane. Praticamente la si studia bene solo da un trentina d’anni, da quando cioè i satelliti mostrano il fenomeno dall’alto.
• E’ vero che stanno aumentando di numero?
Di numero, no. Ce ne sono 80-90 l’anno e il numero più alto si ebbe tra il 1990 e il 1994. Di intensità, invece, sì. Kerry Emanuel, dell’Mit, è venuto a parlare a Bergamo lo scorso settembre e ha spiegato proprio la faccenda dell’intensità: «A partire dagli anni Settanta l’energia media rilasciata è aumentata del 70 per cento e mi riferisco sia alla velocità del vento sia alla durata del ciclone, cresciuta del 60 per cento. Si tratta di valori ben superiori alle previsioni dei modelli teorici. Di certo sappiamo che questi record sono correlati all’aumento della temperatura superficiale degli oceani nelle zone tropicali le quali sono la culla dei terribili fenomeni. Ma le diversità rispetto al passato sono per il momento incomprensibili».
• Se si sa che sono sempre 80-90 e che si formano in certi punti della Terra soltanto: quindi dovrebbe essere semplice prevederli.
No, perché tutto il fenomeno è misterioso. Per esempio: perché sempre 80-90 e mai, mettiamo, 20 o 200? Guido Visconti, dell’Università dell’Aquila, ha spiegato che «se riuscissimo a rispondere a questa domanda, sapremmo predire il futuro».
• Riscaldamento globale, umanità che inquina, Kyoto e tutta quella roba lì c’entrano?
Il riscaldamento globale c’entra in qualche modo (anche se non si sa come). L’ultima tendenza degli scienziati è però quella di mettere un momento da parte l’approccio puramente politico-teorico e di affrontare la questione dal punto di vista sociale. Il male che provoca la Natura, quando colpisce in questo modo, è pressoché incommensurabile. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 1/9/2008]