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 2008  settembre 06 Sabato calendario

McCain aveva appena accettato la nomination repubblicana (cioè: sarà lui il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti) che le Borse del mondo e in particolare quelle europee segnavano la peggior settimana dal 2003 a oggi, con perdite, solo negli ultimi due giorni, per 300 miliardi di euro

McCain aveva appena accettato la nomination repubblicana (cioè: sarà lui il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti) che le Borse del mondo e in particolare quelle europee segnavano la peggior settimana dal 2003 a oggi, con perdite, solo negli ultimi due giorni, per 300 miliardi di euro. andata giù anche Wall Street, con dati assai preoccupanti relativi alla disoccupazione (605 mila posti perso dall’inizio dell’anno) e un aumento dei pignoramenti su base annua del 2,75%. La gente in America non riesce a pagare il mutuo, i ritardi nel pagamento delle rate sono arrivati al 6%.

• Non ho capito che c’entra con McCain, che non è ancora presidente degli Stati Uniti ma ancora solo un vecchio parlamentare americano. O vuole insinuare che questo sconquasso sia stato provocato dalla nomina?
No, voglio solo dire che le Borse, andando giù a questo modo come fanno da un anno (l’inizio è il 9 agosto 2007), hanno ricordato a McCain, Sarah Palin, Obama e Joe Biden che al primo punto della loro agenda dovrebbe esserci la crisi economica e le proposte per affrontarla politicamente. La Federal Reserve e Bernanke possono infatti lavorare sul tasso di sconto e in genere tenere larga o stretta la borsa. Ma se e quanto far intervenire lo Stato, se e come aiutare le famiglie buttate fuori di casa, cosa fare con le banche che sono sempre sul punto di saltar per aria, come regolarsi nei confronti dei ricchi fondi stranieri – specialmente asiatici – che stanno comprando a man bassa negli Stati Uniti. Ecco qualcosa che vorremmo capire dai discorsi dei due candidati, e invece non abbiamo capito. Come affronteranno la questione del petrolio? I dati dicono che gli americani hanno diminuito l’uso della macchina. Proseguirà la politica di incoraggiamento alle coltivazioni dei biocarburanti? Avremo qualche novità nelle politiche ambientaliste? Tutti misteri che dopo le due convention, piene di chiacchiere altisonanti e poverissime di proposte concrete, restano irrisolti.

Qualcosa dai discorsi avremo capito.
Sì. Abbiamo capito che Obama probabilmente si ritirerà dall’Iraq (anche se «con senso di responsabilità») mentre McCain no, se vogliamo dar credito al grido della sua vice Sarah Palin secondo cui la guerra in Iraq è stata voluta da Dio. Poi McCain ha detto che non starà a guardare i russi che fanno i cattivi, anche se non vuole il ritorno della guerra fredda. Sull’economia, zero. La parola subprime – stando ai resoconti degli inviati – non è mai stata pronunciata. Il problema Cina – che è zeppa di dollari e può mettere gli Stati Uniti in ginocchio domani mattina – è stato affrontato di sfuggita e con slogan propagandistici. Sia Obama che McCain che la Palin (francamente Biden mi pare quello più in sé di tutti) hanno pronunciato un sacco di volte la parola “change”, vale a dire cambiamento. Chi è più change di tutti? Mah, vattelapesca. Certo, a pelle, il change più sensazionale sarebbe quello introdotto da questa Palin.

Riuscirà a far vincere McCain?
Il sondaggio Gallup di ieri dava Obama in vantaggio di 4 punti. Ma i ricercatori avvertivano che i dati si riferiscono a prima che McCain pronunciasse il discorso finale. L’effetto Palin – dicono – non è stato ancora compiutamente misurato. In ogni caso, la convention democratica avrebbe portato più consensi a Obama di quanti non ne abbia portati a McCain la convention repubblicana.

Quindi questa Palin non sarebbe così decisiva.
Bisogna aspettare per capirlo. Howard Wolfson, che è stato stratega elettorale di Clinton, dice che il 20 per cento delle elettrici di Hillary potrebbe spostarsi, grazie alla Palin, su McCain. Altri sondaggi hanno ipotizzato una lotta per la Casa Bianca tra Hillary e Sarah, e ha vinto Hillary (anche se ai maschi piace di più Sarah).

Secondo lei, una vittoria di McCain metterà Sarah Palin in pista per le presidenziali del 2012?
Tutti dicono di sì. Ma Sarah Palin farà vincere McCain? Perché il dubbio è questo: in astratto una donna bianca come vice può spostare una quantità importante di voto femminile bianco indipendente (cioè pregiudizialmente né democratico né repubblicano). La questione è che il verbo di Sarah sembra poco adatto all’elettorato indipendente, maschile o femminile. Vuole gli americani armati, si oppone all’aborto, fa la Giovanna d’Arco del pensiero religioso di destra, con tanto di aberrazioni creazionistiche. Gli inviati in America hanno detto che la base repubblicana era in delirio. Ma la base repubblicana avrebbe mai votato per un democratico? O si tratta solo di resuscitare voti dormienti che, da soli, basteranno a far prevalere McCain? Certo, è la più bella competizione elettorale del dopoguerra. Speriamo che dia anche un buon presidente. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 6/9/2008]