La Gazzetta dello Sport, 11 settembre 2008
Undici settembre 2008, cioè sono passati sette anni.• Ieri sui siti dei grandi giornali non c’era neanche una parola
Undici settembre 2008, cioè sono passati sette anni.
• Ieri sui siti dei grandi giornali non c’era neanche una parola.
Sta diventando un anniversario come un altro. L’anno scorso Bin Laden mandò un video pochi giorni prima, s’era tinto la barba e invitava gli americani a convertirsi all’Islam, così avrebbero pagato meno tasse. Abbastanza penoso. Quest’anno è stato zitto, quindi i media fanno più fatica a ricordare.
• A proposito, Bin Laden dove sta?
Se è vivo, sulle montagne dell’Afghanistan, pare. Gli americani, per stanarlo, hanno triplicato le missioni dei Predator Drone, gli aerei che volano senza pilota. Un paio di luogotenenti sono stati ammazzati dai missili che vengono sparati da questi aerei. Ma sulla sorte del gran capo resta il mistero più fitto. L’unica volta che i servizi di intelligence riuscirono a individuarlo con sicurezza è nel dicembre del 2001, a Tora Bora, una regione afgana che confina col Pakistan.
• Ma secondo lei un attentato come quello del 2001 potrebbe essere ripetuto?
Mah. Bisognò tenere un gruppo di uomini negli Stati Uniti e addestrarlo per più di un anno alla guida e al controllo dei grandi aerei. I Boeing sequestrati furono quattro: tre andarono a schiantarsi - per volontà dei gruppi che ne avevano preso il comando - sulle due Twin Towers e sul Pentagono. Il quarto, che avrebbe dovuto abbattersi sulla Casa Bianca, fu fatto precipitare a Shanksville dagli stessi passeggeri, che avevano capito quello che stava succedendo e si erano ribellati. I morti di quella giornata furono in tutto 3.142. Di questi, 2.750 persero la vita nel crollo delle due torri. I danni economici immediati furono valutati in 750 miliardi di dollari. Osama e altri terroristi che amano parlare al mondo hanno minacciato molte volte di provocare – in qualche modo e in qualche luogo – una strage altrettanto spettacolare e terribile. Beh, ammettiamo che non ci sono mai riusciti e che anche Atocha in Spagna e le bombe nel metro di Londra sono stati tutt’altra cosa. Il terrorismo, alla fine, deve essere sul serio in difficoltà per starsene così fermo. Quindi, basandomi esclusivamente su quello che si è visto negli ultimi anni, direi che Al Qaeda non sembra più in grado di ripetere un’impresa del genere. Faccio le corna, naturalmente.
• Quindi i terroristi hanno perso?
Questa è già una domanda diversa, alla quale si deve rispondere con molta prudenza. I terroristi volevano provocare nel mondo una tensione duratura e ci sono sicuramente riusciti: le guerre in Afghanistane e in Iraq, reazione al grande attentato, sono ancora in corso, hanno impoverito l’Occidente e lo hanno dilaniato. Anche l’eventuale guerra iraniana, se scoppierà, va inserita nel novero dei conflitti provocati a cascata dall’attentato alle torri. Israele è certamente più debole di prima, è per la prima volta uscita sconfitta da una guerra (quella in Libano) e l’attentato o anche l’idea della possibilità di un attentato ha ringalluzzito tutte le cellule terroristiche di quell’area. Il processo di democratizzazione - per dir così - dell’Iraq è molto faticoso, quello afgano è pieno di nubi e di incertezze. Poi c’è la crisi finanziaria.
• Dipende da Al Qaeda anche quella?
Sì, perché dopo l’attentato il governatore della Federal reserve – a quel tempo Alan Greenspan – lottò contro il panico che si era impadronito di tutte le piazze finanziarie abbassando drasticamente il tasso di sconto, che nel 2003 stava addirittura all’1 per cento. In pratica il denaro veniva regalato. In questa mossa, salutata all’inizio come un coraggioso colpo di genio, erano contenuti i germi che avrebbero presto impestato il mondo. Col denaro a costo zero, la gente venne spinta dalle banche a indebitarsi col sistema di contrarre mutui anche in assenza di garanzie. Idem con le carte di credito, il cui conto deve ancora essere presentato (purtroppo è la prossima tempesta in arrivo). Di questa catastrofe, che sta calando sul mondo progressivamente e implacabilmente, l’attentato dell’11/9 è stato il big bang. E magari Bin Laden non l’aveva neanche messa nel conto. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 11/9/2008]