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 2008  settembre 13 Sabato calendario

Ieri alle 10 e 23 del mattino Cai – Compagnia Aerea Italiana – ha abbandonato il tavolo dove si stava discutendo il futuro di Alitalia e preso atto, «dopo sette giorni di incontri, che non esistono le condizioni per proseguire le trattative»

Ieri alle 10 e 23 del mattino Cai – Compagnia Aerea Italiana – ha abbandonato il tavolo dove si stava discutendo il futuro di Alitalia e preso atto, «dopo sette giorni di incontri, che non esistono le condizioni per proseguire le trattative». Le 10 e 23 del mattino sembrano indicare l’inizio di una giornata di lavori: era in realtà la conclusione amara di un negoziato che durava dalla sera prima e che non aveva prodotto nessun risultato. A mezzogiorno e 20 il ministro Sacconi ha annunciato che «la macchina del commissario di Alitalia è inesorabilmente in moto». Alle 13 e 01 Renata Polverini, segretario del sindacato Ugl (destra), ha dichiarato che la disdetta dei contratti e l’avvio della procedura di mobilità sarebbero state avviate in giornata.

• Vale a dire?
Vale a dire 20 mila licenziamenti, cioè il benservito a tutti i lavoratori Alitalia. Lei ha chiaro che cosa vuol dire “mobilità”? In parole povere significa proprio “licenziamento”: ti mando via, ti metto in cassa integrazione per uno, due o tre anni (nel caso di Alitalia praticamente sette), e so già adesso che alla fine di questo periodo non ti riassumerò. Fine, kaputt. La situazione s’è poi leggermente ammorbidita nel corso della giornata: alle 14 e 24 s’è saputo che il governo escludeva che «per ora partano le procedure per la mobilità e la disdetta dei contratti per i lavoratori di Alitalia». Alla fine s’è fatto così: le nove sigle sindacali si sono riunite alla Magliana nella sede dell’Anpac (sindacato piloti) e, mentre io e lei chiacchieriamo, stanno ancora chiuse lì dentro. Devono elaborare una proposta unitaria che convinca Cai a ritornare al tavolo e chiudere.

Che cosa potranno mai inventarsi?
Ieri mattina s’era addirittura diffusa la voce che i lavoratori stessi avrebbero comprato Alitalia, mettendo insieme le loro liquidazioni e facendosi sostenere da Unicredit. Alessandro Profumo, il capo di Unicredit, ha smentito quasi subito. Uno dei problemi è infatti che c’è in questo momento un solo acquirente dei pezzi di Alitalia ancora vendibili e questo acquirente è per l’appunto Cai, la cordata di 18 soggetti messa insieme dal governo e da Banca Intesa.

L’abbandono del tavolo significa che Cai non comprerà più?
No, almeno per ora non vuol dire questo. Cai ha interrotto anche la due diligence, cioè l’esame dei conti della compagnia, ma ha mantenuto ferma la sua offerta di massima di 400 milioni, offerta che il commissario Fantozzi ha definito, per ora, accettabile.

Scusi, Cai potrebbe comprare lo stesso?
Lo dicevamo già nella conversazione di ieri. Cai è un soggetto indipendente e che sta sul mercato. Aderisce all’idea di prendersi eventualmente 10-15 mila lavoratori della ex Alitalia nel quadro di un accordo complessivo al quale partecipa, oltre alla vecchia compagnia commissariata, anche il governo. Si tratta di vedere a quali condizioni Cai è disposta a farsi carico di queste persone. Per ora, la società presieduta da Colaninno vuole che gli stipendi siano tagliati del 25-40% e che la produttività garantita dai lavoratori assunti si incrementi del 30 per cento. Il sindacato ha definito queste pretese al limite della miseria. L’opposizione dà totalmente ragione al sindacato e Veltroni ha addirittura pronunciato la frase «il Paese sta andando a gambe all’aria». L’unico fatto veramente positivo è che ieri era venerdì e questo significa che c’è tempo ancora oggi e domani per arrivare a capo di qualcosa. probabile infatti che, ad accordo ancora non raggiunto, Fantozzi lunedì mattina debba avviare per forza le procedure di mobilità, cioè licenziare tutti e 20 mila i dipendenti Alitalia.

Quali sono i punti di contrasto?
Angeletti, il segretario della Uil – uno dei più morbidi insieme con il segretario della Cisl Bonanni – ha detto: «Sappiamo benissimo che ci sarà un problema di esuberi, un aumento di produttività, un maggior carico di lavoro e minor personale ma non vediamo perché dovremmo accettare una riduzione di salari, peraltro già più bassi degli altri». Purtroppo non si tratta solo dei salari. Cai vuole tagliare mille piloti e l’Anpac non è assolutamente d’accordo. Poi Cai vuole un contratto solo, valido per tutti. Piloti e assistenti di volo vogliono invece un trattamento separato e diverso dagli altri. Qui si assiste a una rappresentazione in formato ridotto di quello che è un grande scontro nazionale tra sindacati (specialmente la Cgil) e Confindustria sulla forma che dovranno avere i futuri contratti. Senta, è impossibile in questo momento dire come andrà a finire. Che salti tutto sarebbe un fatto enorme e una novità assoluta per l’Italia, tanto è vero che ieri gli stessi ministri (Matteolil, Sacconi) parevano spaventati da questa prospettiva fino all’altro giorno evocata a cuor leggero. D’altra parte, in questo momento, vie d’uscita non se ne vedono. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 13/9/2008]