La Gazzetta dello Sport, 15 settembre 2008
Come mai i sindacati confederali dell’Alitalia più il sindacato istituzionale di destra Ugl sono stati tutto il giorno a discutere con il ministro Sacconi e invece le cinque sigle autonome Anpac, Up, Anpav, Avia e Sdl sono state sostanzialmente lasciate fuori dalla porta? Il problema è sorto ieri sera verso le nove: era previsto infatti che alle 18
Come mai i sindacati confederali dell’Alitalia più il sindacato istituzionale di destra Ugl sono stati tutto il giorno a discutere con il ministro Sacconi e invece le cinque sigle autonome Anpac, Up, Anpav, Avia e Sdl sono state sostanzialmente lasciate fuori dalla porta? Il problema è sorto ieri sera verso le nove: era previsto infatti che alle 18.00 il governo avrebbe ricevuto i sindacati e avrebbe presentato loro una proposta di mediazione definitiva, che i rappresentanti dei lavoratori avrebbero dovuto prendere o lasciare. Senonché, alle 18, è stato annunciato che questo incontro si sarebbe tenuto alle 19. E verso le 19,30, non essendo ancora successo niente, un nuovo comunicato spostava ulteriormente l’appuntamento alle 22. Che significato si poteva dare a questi rinvii...
• Lo chiedo io a lei. Che significato si poteva dare a questi rinvii?
Piuttosto difficili da capire. La spiegazione ufficiale è che il governo con i sindacati confederali e l’Ugl stava preparando una serie di accordi-quadro. Finito dopo dieci ore di discussione quello relativo al personale di terra, si sarebbe passati agli assistenti di volo. Eccetera. Gli slittamenti, quindi, sarebbeto stati provocati dal fatto che la stesura di questi pezzi di carta è molto laboriosa e complicata.
• Continuo a non capire. Perché alla preparazione di questi cosiddetti accordi-quadro non potevano partecipare tutti e nove?
Non lo so. Non lo sanno neanche le cinque siglie escluse che infatti verso le nove di ieri sera hanno cominciato a ringhiare. Le agenzie hanno battuto la seguente dichiarazione firmata da tutti e cinque: «In assenza di una immediata riunificazione del tavolo negoziale, la situazione è destinata a diventare, inesorabilmente, ingestibile a partire dalle prossime ore». I confederali hanno dovuto precipitarsi a rispondere, per bocca di Giorgio Conti, rappresentante per la Cisl-Trasporti degli assistenti di volo: «Nessuno si assumerebbe la responsabilità di firmare qualsiasi cosa senza la presenza della Sdl e delle associazioni professionali. La richiesta di creare un tavolo unitario è stata già presentata nel primo pomeriggio dopo che le altre cinque sigle (Anpac, Up, Anpav, Avia e Sdl) sono state ricevute a Palazzo Chigi, ma questo non è avvenuto per nostra responsabilità».
• Quindi sarebbe il governo ad aver deciso di parlare con i confederali e basta.
Al tavolo ci sono anche quelli di Cai, la Nuova Alitalia. tutto un po’ misterioso, ad essere sinceri. Che c’entra il governo? I soggetti effettivamente in gioco sono tre: i 18 soci della nuova società (Cai) che vuole acquisire per 450 milioni la cosiddetta polpa della ex Alitalia; la vecchia Alitalia, ormai in liquidazione, e che è rappresentata dal commissario Augusto Fantozzi; i nove sindacati che rappresentano i dipendenti. La Cai ha abbandonato il tavolo delle trattative tre giorni fa e, poiché le posizioni erano distantissime, ha invitato i sindacati a riunirsi e far loro una proposta unitaria. I sindacati si sono riuniti e non hanno presentato nessuna proposta: sono infatti profondamente divisi perché hanno problemi completamente diversi uno dall’altro. Abbiamo spiegato ieri che per esempio i piloti – con le loro due sigle Anpac e Up – sono una vera e propria lobby che dall’attività sindacale nel corpo di Alitalia hanno tratto profitti e potere. E infatti fino a questo momento sono stati loro il macigno sul binario della trattativa.
• Berlusconi non aveva detto che avrebbe risolto tutto lui?
Sì, ma Berlusconi è il governo e quindi o fa come pretende Di Pietro – paga i danni e tira fuori i soldi personalmente – oppure si sbraccia a persuadere tutti di venire a più miti consigli. quello che ha fatto ieri: ha persuaso Scaroni, il patron dell’Eni, a vendere il carburante ad Alitalia senza pagare in anticipo (l’Eni è in credito di 13 milioni). Ha persuaso i soci di Cai a tirar fuori 100 milioni per abbattere i tagli sugli stipendi, cosa che è stata fatta. Forse è anche stato veramente concesso un contratto a parte ai piloti, anche se probabilmente è impossibile che Anpac e Up abbiano gli stessi poteri gestionali di prima. Tutto questo evidentemente, almeno a quest’ora della notte in cui scriviamo, non è ancora sufficiente.
• E se quelli della cordata abbandonassero la partita?
Il rischio, almeno a parole, c’è. Ieri i Benetton hanno fatto sapere di aver sempre avuto dubbi sull’opportunità di questo investimento e di essere prossimi al disgusto definitivo. Altri mugugnano lo stesso sentimento e, naturalmente, potrebbe essere tattica. Tuttavia è ragionevole pensare che i 18 privati non vogliano consegnarsi mani e piedi agli stessi signori che hanno fatto di Alitalia un rottame. Non sapremo comunque nulla, temo, fino a stasera. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 15/9/2008]