La Gazzetta dello Sport, 22 settembre 2008
Domani Augusto Fantozzi, il commissario di Alitalia, farà un’inserzione su tre quotidiani italiani e su uno straniero per cedere Alitalia al miglior offerente
Domani Augusto Fantozzi, il commissario di Alitalia, farà un’inserzione su tre quotidiani italiani e su uno straniero per cedere Alitalia al miglior offerente...
• C’è qualche speranza che qualcuno risponda?
Penso di no.Nel mondo, tutti quelli che devono sapere, sanno. La mossa serve solo a tutelare il commissario da futuri guai giudiziari.
• Vale a dire?
Vale a dire che, quando Alitalia sarà fallita, Fantozzi dovrà dimostrare al curatore nominato dal tribunale di aver fatto tutto il possibile per trovare un acquirente. Potrebbe altrimenti pagarla di persona. Il curatore fallimentare andrà anche a vedere se sono stati sprecati dei soldi. anche per questo che le tre inserzioni servono: fino a domani Fantozzi può comprare carburante e lasciare che il personale Alitalia lavori, o prendendo lo stipendio o accumulando un credito verso l’azienda, perché può sostenere che c’è ancora speranza. Da giovedì o venerdì, da quando cioè nessuno avrà risposto, potrà ammettere ufficialmente che non c’è possibilità di continuare. Porterà allora i libri al giudice e gli chiederà di dichiarare l’azienda fallita. Il tribunale – che si starà già preparando a questa eventualità e probabilmente non perderà tempo – si pronuncerà subito e quasi certamente nominerà curatore lo stesso Fantozzi. A quel punto, di nuovo, chi vorrà, potrà comprare quello che è in vendita. Io credo che si farà avanti proprio Air One, cioè Carlo Toto: si prenderà il marchio, le rotte e ci metterà le proprie rotte e i propri aerei, molto più nuovi di quelli di Alitalia (lo scorso dicembre aveva 90 opzioni per rinnovare la flotta e credo che coglierà l’occasione per esercitare quelle che gli rimangono ancora). L’anno scorso c’era un problema di anti-trust, ma la Marzano modificata l’ha risolto. Dietro Toto ci sarnno naturalmente Colannino e soci. Cioè Cai, col suo miliardo fresco fresco.
• Come fa a sostenere che finirà così?
Non so se finirà così. Mi pare solo la conclusione più logica. L’assemblea dei soci di giovedì scorso è durata appena un’ora. Dal ritiro dell’offerta Toto in teoria ci rimetteva 300 milioni. Invece ha votato senza esitare con tutti gli altri. Strano, no?
• Ma... ma... i lavoratori faranno l’iradiddio di fronte a uno scenario simile, io non riesco a crederci...
Per non arrivare a questo punto, bisognerebbe che Epifani telefonasse a Colaninno e gli dicesse qualcosa come: «Mi arrendo. Accetto tutto». Mi permetto di dire: estremamente improbabile. Il Pd sta tentando di riportare i contendenti al tavolo e di segnare un punto a proprio vantaggio, facendo la figura di quello che, pur giudicando dilettantesco il progetto di Berlusconi, s’è sobbarcato e ha risolto il problema per il bene del Paese. Alitalia non può restare nella condizione attuale più di una settimana. L’idea che Fassino ha espresso con foga l’altra sera da Vespa, e cioè che dovrebbe andare in banca, impegnare le proprietà della compagnia e farsi prestare i soldi per continuare, non sta assolutamente in piedi: in questa fase il codice civile impone al commissario di risparmiare soldi il più possibile a beneficio dei creditori. Guardi che c’è la galera, a non comportarsi così.
• Berlusconi pagherà cara in termini di consenso una soluzione come questa.
Non ne sono così sicuro. Gli italiani hanno pochissima simpatia per i lavoratori Alitalia, specialmente dopo le scene di giovedì sera. Credo invece che avranno grossi problemi il sindacato e il Partito democratico. Il segretario della Cgil Trasporti, Ferruccio Solari, aveva firmato e all’ultimo momento – come ha dimostrato Dario Di Vico sul Corriere della Sera di ieri – Epifani è intervenuto e ha sottoscritto una lettera degli autonomi in cui si chiedeva ai soci Cai di riprendere la trattativa. Un calcolo tutto politico (non far vincere a Berlusconi anche questa partita) che però ha buttato a mare 15 mila posti di lavoro e sette anni di assegno per gli esuberi. Adesso andranno invece tutti e 19 mila in cassa e per solo tre anni, dato che il fondo per i sette anni doveva essere finanziato dai lavoratori rimasti in servizio. Sarà dura da spiegare, e comunque un sindacato che non porta a casa l’accordo è sempre un sindacato perdente. Nel Partito democratico, infine, un rendiconto è già cominciato. Ieri Pietro Ichino, senatore del Pd, ha scritto che ai lavoratori di Alitalia era stato garantito troppo all’inizio della vicenda (i famosi sette anni). E ha aggiunto che tutto il sistema degli ammortizzatori sociali a questo punto va ripensato. Una bomba politica e sindacale. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/9/2008]