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 2008  settembre 27 Sabato calendario

Il piano americano da 700 miliardi non si riesce ad approvare, ieri le Borse sono nuovamente precipitate e il saldo settimanale delle contrattazioni in Europa è rosso

Il piano americano da 700 miliardi non si riesce ad approvare, ieri le Borse sono nuovamente precipitate e il saldo settimanale delle contrattazioni in Europa è rosso. saltata per aria Washington Mutual, a quanto pare il più grande fallimento della storia. Stanotte Bush rivolge un appello alla nazione perché se il piano da 700 miliardi non sarà varato prima di lunedì, si prevede un’apertura di Wall Street catastrofica e la possibilità che i fallimenti si succedano a catena. La Federal reserve ha già impegnato 500 miliardi (la metà delle riserve) per soccorrere il mercato. Bush ha voluto vicino a sé i due candidati (fatto inaudito) e nell’appello dell’altra notte ha pronunciato parole che, nella storia americana, non si sono mai sentite: «L’economia degli Stati Uniti è in pericolo». Significa che le banche di quel Paese potrebbero fallire tutte.

• Tutte? Una nazione può campare senza banche?
Non so rispondere perché una prospettiva simile non si è mai presentata e non so neanche immaginarla. Il popolo americano incolpa della catastrofe Bush e ha precipitato McCain a meno 10 su Obama. McCain è terrorizzato: è scappato dal programma di Letterman – che lo ha sfottuto ferocemente per tutta la trasmissione (la scena si vede su YouTube) – e ha chiesto di rinviare il primo dei tre confronti televisivi con Barack. Ha trovato una scusa penosa: «Il Paese è in pericolo, devo sospendere la campagna elettorale». Si direbbe che Obama sia il nuovo presidente degli Stati Uniti.

Il piano da 700 miliardi salverebbe la situazione?
Si dice che ci vorranno due generazioni per saldare il conto. Il piano, a sua volta, introduce nel sistema elementi preoccupanti (inflazione, altro debito), ma a quanto pare non se ne può fare a meno. L’ultima bocciatura è venuta addirittura dai repubblicani: « solo un modo per finanziare Wall Street a spese del contribuente». Sembrerebbe un tentativo disperato di distinguere la posizione di McCain da quella di Bush. Il fatto che si voti rende tutto ancora più incerto e ambiguo. I democratici volevano che in questa fase si mettesse a disposizione solo una tranche da 250 miliardi, in modo da non dare un assegno in bianco a Bush.

Che cosa farebbero con questi 700 miliardi?
Comprerebbero dalle banche i cosiddetti titoli tossici, cioè questa roba che giace a montagne nelle casseforti delle banche, che ha un valore nominale x e che nessuno è disposto ad acquistare. Trattandosi di carta, se nessuno vuole comprarla il suo valore è zero. La tragedia è che si sono messi sul banco 700 miliardi per acquistare questa spazzatura e ricapitalizzare gli istituti, ma in realtà nessuno sa di quanti titoli si tratti. Benché nella storia degli Stati Uniti un’operazione finanziaria di questa portata non sia mai stata fatta, potrebbe addirittura essere insufficiente. Un’ipotesi che nessuno vuole neanche prendere in considerazione, ma che va tenuta presente. Bernanke, il 9 agosto dell’anno scorso – inizio del terremoto –, disse che si trattava di perdite per un centinaio di miliardi al massimo. L’ultimo numero pronunciato, qualche settimana fa, è stato duemila miliardi. Ma è certamente falso anche questo: Bce e Federal hanno già tirato fuori più o meno duemila miliardi, immettendo liquidità nel sistema (come si dice) o resuscitando banche morte. Se questi duemila miliardi non sono serviti, e ce ne vogliono altri 700 (almeno), e nessuno sa a quanto ammontano davvero le perdite, significa forse che viaggiamo intorno ai diecimila miliardi di dollari? O intorno ai centomila? O intorno al milione di miliardi?

Sono numeri piuttosto inconcepibili.
Senta questa frase di Sidney Winter, docente della Whartoin a Filadelfia, che Mucchetti ha messo in testa ieri a una sua analisi sull’indebitamento americano: «Abbiamo scoperto che la nostra ricchezza è di qualche migliaio di miliardi di dollari inferiore alle attese e ora dobbiamo decidere come ci dividiamo la sberla». Il ministro del Tesoro americano, questo Paulson, è oltre tutto un ex Goldmann Sachs, che tra due mesi, quando ci sarà il nuovo presidente, tornerà a Wall Street. Il sospetto che tutto quello che sta facendo sia in funzione di questo ritorno a casa è molto forte.

E l’Europa? E il resto del mondo?
Ieri il China South Morning Post di Hong Kong ha scritto che il governo di Pechino ha diffidato le banche cinesi dal prestare soldi alle banche americane. C’è stata una smentita, ma qualche circolare deve essere girata. Negli Stati Uniti il partito degli isolazionisti è stato sempre piuttosto forte. Il rischio è che adesso a mettere in quarantena quel Paese (e con conseguenze inimmaginabili) sia il resto del mondo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 27/9/2008]