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 2008  ottobre 02 Giovedì calendario

La questione delle banche italiane, se cioè siano o no a rischio, ha occupato anche ieri le menti di giornalisti, finanzieri, politici, economisti e quant’altro

La questione delle banche italiane, se cioè siano o no a rischio, ha occupato anche ieri le menti di giornalisti, finanzieri, politici, economisti e quant’altro. Il fatto nuovo sono due dichiarazioni. La prima viene dallo staff di Tremonti (parla lui, in realtà, ma in terza persona): «Al fine di proteggere il mercato italiano da attacchi di natura speculativa che trovano alimento dal perdurante clima di incertezza del sistema finanziario internazionale, il ministro dell’Economia e delle Finanze, d’intesa con il governatore della Banca d’Italia, si impegna ad adottare le misure necessarie per garantire la stabilità del sistema bancario ed a difendere i risparmiatori, secondo le indicazioni del Presidente del Consiglio. Le tensioni che si sono verificate sul mercato borsistico italiano in questi ultimi giorni prendono le mosse dalla crisi del mercato immobiliare negli Stati Uniti, che ha di recente contagiato anche istituzioni finanziarie europee. Queste tensioni sono del tutto ingiustificate alla luce della solidità patrimoniale e della soddisfacente situazione di liquidità di tutte le principali banche italiane, come anche testimoniato dagli indicatori di solvibilità elaborati dal mercato e da esso continuamente aggiornati». La seconda dichiarazione è dello stesso Berlusconi, molto più sciolto del suo ministro: «Chi ha titoli non tema, la Borsa risalirà. Non consentirò attacchi speculativi alle nostre banche e non accetterò che i cittadini italiani perdano neanche un euro dei loro depositi. Non ci sono patemi, preoccupa la speculazione». Poi ancora: «Il nostro sistema bancario è molto lontano dai sistemi finanziari di altri paesi, costruito da banche non finanziarie, ma operanti sul territorio con migliaia di sportelli e il sistema dei mutui italiano concede a chi investe per una casa al massimo il 50%-60%, il numero dei mutui è più basso che in altri paesi, gli immobili in Italia non hanno subito flessioni di prezzo».

Che ne dice?
Mah. Le autorità politiche farebbero bene, in circostanze come queste, a parlare il meno possibile. Non sono i mutui a creare preoccupazione, ma l’eventualità che anche nella pancia delle banche italiane vi sia un mucchio di carta senza valore. Ieri è precipitata pure Intesa, mentre Unicredit è schizzata all’insù.

Sì, ho sentito, roba da 10 per cento. Quindi aveva ragione lei ieri, queste montagne russe non vogliono dire proprio niente.
Ieri s’è anche diffusa la voce che il Banco di Santander abbia intenzione di fare un’Opa su Unicredit. A questi prezzi, in effetti, una tentativo di scalata può essere attraente, tanto più che il Santander si trova in pancia un mucchio di soldi grazie alla vendita di Antonveneta, strapagata dal Monte dei Paschi (9 miliardi su una valutazione di 6). Però, l’odore di Opa spinge in genere i titoli al rialzo, e qui invece abbiamo assistito a un massacro. più probabile che si sia trattato di ricoperture. Le vendite allo scoperto sono definitivamente proibite e gli operatori hanno dovuto affrettarsi a comprare i titoli che avevano venduto nei giorni scorsi senza averli. Come mai proprio Unicredit? Perché pare che gli unici titoli disponibili per queste operazioni (le azioni vanno prese in prestito) fossero proprio quelli della banca di Alessandro Profumo.

Quindi ha ragione Berlusconi quando accusa gli speculatori?
Ma in Borsa esistono solo speculatori, i quali vogliono solo guadagnare, in qualunque modo. Non ho mai sentito di San Francesco in visita a piazza degli Affari o a Wall Street.

Che cosa sono le garanzie” di cui parla Tremonti?
Probabilmente allude al fondo, alimentato dalle stesse banche, che, in caso di fallimento di una banca, rimborsa ai clienti fino a 103 mila euro di deposito. Oltre questa somma si perde tutto. una soglia già alta, se confrontata con quelle in vigore all’estero, e potrebbe darsi che il governo voglia alzarla ancora. Nel piano di Bush, che è stato votato stanotte all’una, c’è un punto in cui si dice che si può alzare illimitatamente, anche se per un periodo breve, questo fondo.

Non sarebbe il caso di fare anche in Europa un piano tipo quello americano da 700 miliardi?
Sabato c’è un vertice a Parigi su questo punto. Sarkozy parla di un fondo di 300 miliardi. In effetti la Bce, che governa la moneta, è inerme di fronte alle reti bancarie nazionali che rispondono solo ai loro istituti centrali e non sono tenute a far vedere i loro conti a Francoforte. Può darsi che sia un male, anche se di tutti i sistemi europei quello che finora ha retto meglio è il nostro. A proposito, pare che in America si accingano a tagliare il costo del denaro. In Europa invece niente. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 2/10/2008]