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 2008  ottobre 08 Mercoledì calendario

Ieri le Borse sono andate un po’ giù e un po’ su. Milano per esempio ha aperto vivace (+2,1%) poi s’è depressa fino a -1,9%, quindi è tornata sopra lo zero, infine ha chiuso a -0,91

Ieri le Borse sono andate un po’ giù e un po’ su. Milano per esempio ha aperto vivace (+2,1%) poi s’è depressa fino a -1,9%, quindi è tornata sopra lo zero, infine ha chiuso a -0,91. Il resto delle Borse europee lo stesso, un po’ confortate dal taglio del tasso di sconto australiano, dalle dichiarazioni di Bernanke che si dice intenzionato ad aiutare le imprese che hanno bisogno di soldi, dall’avvio positivo di Wall Street. E un po’ depresse dal Fondo Monetario Internazionale che valuta il costo della crisi in 1.400 miliardi di dollari e dai ministri dell’Ecofin che, riuniti, hanno definitivamente sancito l’impossibilità per l’Europa di procedere contro la crisi in modo unitario. Ci si limiterà a coordinare gli interventi, ma niente di più.

La storia del taglio dei tasso di sconto australiano... Si comincia a tagliare il costo del denaro? Significa che le rate dei mutui scenderanno?
La Fed ha ammesso ufficialmente che in America si procederà probabilmente a un taglio dei tassi. La Bce non lo ha detto ma ha fatto capire che potrebbe prendere una decisione simile. Questo però non significa ancora che ne verrà un sollievo ai mutui. I mutui infatti sono legati al tasso interbancario, cioè al costo del denaro che passa tra banca e banca. Questo tipo di tasso è alle stelle, ieri quello a tre mesi ha toccato il 5,38%. Tenga conto che nei mutui si applica il cosiddetto “spread”, cioè a questo tasso interbancario – o Euribor – si aggiunge poi un 1 per cento in più, che sarebbe il guadagno della banca sul cliente. Quindi, anche se la Bce taglierà il tasso di sconto, i mutui potrebbero non risentirne troppo perché sono legati al sentimento che corre tra una banca e l’altra. A che tasso la Banca A è disposta a prestare soldi alla Banca B? a questo anello della catena che sta agganciato il mutuo.

E come mai la Banca A potrebbe volere dalla Banca B una percentuale tanto più alta di interesse?
Perché la Banca A non si fida della Banca B, così come del resto la Banca B non si fida della Banca A e nessuna delle due si fida della Banca C, la quale diffida di tutte le lettere dell’alfabeto. E questo infatti è il punto: il sistema – inteso come governatori, ministri, presidenti del consiglio, banchieri e potenti di vario tipo – ci chiede di fidarci e di non correre a ritirare i nostri soldi dai conti correnti. I primi però a non fidarsi delle banche sono proprio le banche, che non intendono prestarsi il denaro tra di loro. Questa diffidenza spinge in alto l’Euribor. Questa diffidenza spinge in alto i mutui. Ed eccoci serviti.

Ci si chiede se effettivamente il sistema italiano - con tutto quello che si è visto relativamente a Unicredit, ma anche a Intesa, Telecom e al resto - sia effettivamente solido come si dice.
Ieri Padoa-Schioppa, in una bella video-intervista a Repubblica trasmessa per Internet, ha detto in modo piuttosto convincente che qualche elemento per sostenere questa tesi esiste. Il sistema italiano sarebbe più solido innanzi tutto grazie alla propria arretratezza, in questo caso da battezzarsi col termine “saggezza”: in altri termini non avrebbe fatto dei derivati e degli altri titoli-spazzatura l’uso forsennato di tante banche straniere. In secondo luogo, la nostra vigilanza avrebbe tenuto sotto controllo la situazione con la giusta energia. Sia chiaro: banche che non abbiano porcherie nei cassetti non ce ne sono e se qualcuno afferma di essere totalmente immune dal virus mente.

Se le banche italiane non hanno problemi, cos’è tutto questo agitarsi? E come mai i titoli vanno giù a quel modo?
I titoli vanno giù oggi prima di tutto perché la Borsa pensa che domani andranno ancora più giù. Lunedì Unicredit è stata sospesa anche per eccesso di rialzo! L’agitazione dei potenti è legata al terrore che le masse si riversino agli sportelli e chiedano di svuotare i conti.

Può succedere?
E’ l’incubo di tutti. Il sistema si regge da sempre su questo presupposto: non verranno mai a chiederci i soldi tutti insieme. Però può capitare (ed è capitato) se a un tratto si sparge la convinzione che bisogna precipitarsi perché tra poche ore non ci sarà più niente. L’anno scorso Northern Rock in Inghilterrà è stata nazionalizzata perché davanti alle porte delle otto filiali una bella mattina si sono formate file di migliaia di persone. Per questo, in questi giorni, le nostre banche rispondono con un’inusuale sollecitudine ai clienti che chiedono soldi. Non fornire in tempo la liquidità ai clienti, dare l’impressione che ci sia un problema può indurre qualcuno a chiamare i vigili perché dichiarino l’insolvibilità. Questo sì che sarebbe l’inizio della fine. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/10/2008]