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 2008  ottobre 13 Lunedì calendario

Il vertice di ieri a Parigi ha stabilito che gli Stati, oltre a entrare nel capitale delle banche e a fornir loro liquidità, garantiranno anche i prestiti tra banca e banca

Il vertice di ieri a Parigi ha stabilito che gli Stati, oltre a entrare nel capitale delle banche e a fornir loro liquidità, garantiranno anche i prestiti tra banca e banca. Questo infatti è il punto vero dell’intoppo: le banche si fanno dare i soldi dalla Bce o dalla Fed e poi se li tengono ben stretti senza girarli alle consorelle che glieli chiedono, se non a tassi elevatissimi (e sono proprio questi tassi a determinare l’importo dei mutui). Nessuna banca infatti si fida delle altre banche, cioè ogni banca pensa che la banca a cui presterà i soldi potrebbe fallire e non restituirglieli mai. Gli Stati adesso si faranno garanti in questo modo: la Banca A presterà i soldi allo Stato e sarà poi lo Stato a prestarli alla Banca B. Di modo che se la Banca B, a un certo punto, non fosse in grado di saldare il debito, se la vedrà con lo Stato (che potrà finanziarla a sua volta o entrare nel suo capitale) mentre la Banca A alla scadenza riceverà in ogni caso regolarmente, dallo Stato, quanto le è dovuto.

Mi pare troppo semplice. Com’è che non ci hanno pensato prima?
E’ una soluzione del problema adottata facendosi il segno della croce. Pensi un po’: che cosa accadrebbe se, a un certo punto, tutte le banche fossero insolventi? Se si ricorda ce lo siamo chiesti anche quando la Merkel ha garantito i correntisti tedeschi, seguita a ruota dai governi del resto del mondo. Quando si dànno queste garanzie, infatti, bisogna fare i conti con l’ipotesi peggiore, e cioè, appunto, che le banche falliscano tutte. La Merkel ha a disposizione mille miliardi di euro per risarcire i correntisti del suo Paese? Si tratta di due terzi del nostro famoso debito pubblico, che l’Italia però ha accumulato in un quarto di secolo... Sa che con quella frase la Germania e gli altri paesi sarebbero tecnicamente già in bancarotta? La garanzia prestata andrebbe iscritta a bilancio e, per esser credibile, avrebbe bisogno di un accantonamento...

Non l’abbiamo data anche noi? E gli inglesi?
Sì, e mi sta bene solo se serve per la propaganda, cioè per tener tranquillo il popolo. Se il popolo passasse a riscuotere sul serio... Ed è lo stesso per i prestiti tra banche: ti garantisco i prestiti e incrocio le dita sperando che non succeda niente. Altrimenti il bluff sarebbe miseramente scoperto. Un altro punto di speranza è che tutte queste misure – compreso il divieto di vendere allo scoperto – sono temporanee, anche se per i prestiti interbancari la garanzia durerà a lungo, fino alla fine dell’anno prossimo. Nel frattempo, si dice, occorrerà riscrivere le regole, arrivare a una nuova Bretton Woods.

Già, anche lei ha detto l’altro giorno questa parola, Bretton Woods”. Che diavolo è?
La guerra stava per finire e i potenti della Terra decisero di organizzare un sistema ordinato della moneta e del commercio, vale a dire: regole condivise. Si incontrarono perciò in questa cittadina del New Hampshire che si chiama Bretton Woods. Era il 1944. Prima di Bretton Woods chiunque, in qualunque Paese, poteva presentarsi in banca e pretendere che le sue banconote fossero convertite in oro. Senonché, con due guerre alle spalle e una crisi come quella del ’29, gli Stati avevano stampato troppa carta e al mondo non c’era più tutto questo oro. A Bretton Woods si stabilì dunque che le valute del resto del mondo sarebbero state convertibili solo in dollari. E solo presentando dollari si sarebbe poi potuto ottenere l’oro.

Non ho capito bene perché, ma mi pare un sistema che favorisce gli americani.
E’ l’inizio dell’impero americano. Poiché per avere oro ci volevano dollari, le nazioni si rimpinzavano di dollari, credendo di accumulare oro. Ma non era la stessa cosa. Gli americani infatti stampavano dollari alla grande e li mandavano all’estero in cambio di merci. A un certo punto ci furono troppi dollari in giro e negli Stati Uniti non c’era tutto questo oro. Così Nixon nel 1971 dichiarò che la convertibilità oro-dollari non era più possibile. E si tenne l’oro che gli era rimasto (ne aveva distribuito fino a quel momento per 90 mila tonnellate).

E gli altri Stati accettarono?
Per forza. Anzi dovettero accettare anche un’altra regola, che gli Stati Uniti imposero d’accordo con i sauditi: che il petrolio, da quel momento in poi, si sarebbe potuto comprare solo con i dollari. Ecco perché il mondo ha continuato a riempirsi di biglietti verdi e gli americani a stamparli: era come fabbricare petrolio. Così, piano piano, l’economia s’è fatta sempre più di carta. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/10/2008]