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 2008  ottobre 26 Domenica calendario

Ieri grande manifestazione contro il governo Berlusconi. Navi, treni e pullman hanno portato decine di migliaia di militanti e simpatizzanti del Partito democratico a Roma, e queste persone hanno poi sfilato per la città formando due cortei, uno in partenza da piazza della Repubblica (stazione Termini) e un altro dal piazzale dei Partigiani (Piramide Cestia)

Ieri grande manifestazione contro il governo Berlusconi. Navi, treni e pullman hanno portato decine di migliaia di militanti e simpatizzanti del Partito democratico a Roma, e queste persone hanno poi sfilato per la città formando due cortei, uno in partenza da piazza della Repubblica (stazione Termini) e un altro dal piazzale dei Partigiani (Piramide Cestia). I due serpentoni, davvero imponenti, si sono poi incontrati nella vasta area del Circo Massimo e l’hanno riempita tutta. Musiche dei Beatles, di Jim Morrison, di Ivano Fossati e degli U2. Poi Fratelli d’Italia e Bella Ciao, cantati in coro da tutti e anche da Veltroni e dagli altri dirigenti del Pd. Striscione d’apertura con una frase di Leopoldo Elia: «Noi abbiamo il dovere morale di mantenere in vita tutte le libertà conquistate per i nostri figli, per i nostri nipoti, di conservarle, valorizzarle e difenderle». Altri cartelli: «O democrazia o manganelli, a voi la scelta», «Siamo tutti con Saviano», «Tagli che sanno di vendetta». Molte scritte in favore di Obama. Veltroni ha parlato 35 minuti. Intorno alle sei di sera era tutto finito. Non c’è stato il minimo incidente, non ci sono state provocazioni. Molto carino un corteo di bambini – benché sia chiaro che i bambini ai cortei sarebbe meglio non portarceli – che hanno scandito lo slogan «Ci piacciono i meloni/ma non Berlusconi/ci piacciono i cremini/ ma non la Gelmini». Venivano dalla scuola sperimentale Giovanni Soglian di Roma.

Insomma, quanti erano?
Ma che importanza ha? Trecentomila, naturalmente, dato che il Circo Massimo è grande 72 mila metri quadrati e non si possono ipotizzare più di quattro persone a metro quadro. Impegnarsi in questi ragionamenti però vuol dire farsi dei nemici. La Finocchiaro ha detto due milioni e il Pd ufficialmente due milioni e mezzo, un numero che rappresenterebbe più o meno tutti gli abitanti di Roma che stanno dentro il Raccordo anulare. Accettiamo i due milioni e mezzo senza discutere, che è meglio. Non bisogna scandalizzarsi, del resto. Berlusconi disse che a San Giovanni, nel dicembre del 2006, erano due milioni e invece il criterio dei quattro a metro quadro sancisce che non potevano essere più di 150 mila. importante ammettere che ieri erano tanti e che la manifestazione è riuscita. Punto.

Che ha detto Veltroni?
Come sempre in queste occasioni, e qualunque sia il leader che parla, s’è sentita molta retorica, di cui non riferiremo per non annoiare i lettori. Tutto il discorso è stato scandito dallo slogan: «L’Italia è un Paese migliore della destra che la governa». In sostanza, il capo del Pd considera questo governo fascista, razzista, responsabile dello sfascio finanziario mondiale e rappresentante dei peggiori interessi che circolano nel paese. Dice che la finanziaria di Tremonti è stata concepita per aiutare i poteri forti e colpire le famiglie e i ceto meno abbienti. Grida che il Cavaliere ha aumentato la pressione fiscale. Propone di detassare le tredicesime a Natale, un impegno di sei miliardi di euro da assumere profittando della maggiore flessibilità che ci concede l’Europa. Poi invita il governo a ritirare il decreto Gelmini e a discutere con il Partito democratico il da farsi. Giura che in questo caso i provvedimenti saranno approvati in tempo.

Succederà?
Beh, no, non credo. D’Alema ha detto: «La manifestazione dimostra che la luna di miele, l’idillio di Berlusconi con il Paese è finito». Veltroni ha aggiunto: «E’ un grande successo, a qualcuno verrà il sangue marcio». Sono chiaramente esagerazioni. Credo che il problema di manifestazioni come quella di ieri sia proprio che ormai non smuovono più nessuno. Si tratta di riti che servono agli organizzatori per confermarsi in slogan, identità e alleanze. Il contributo al dibattito o alla lotta politica vera e propria mi pare scarsissimo. il destino delle parole, dei segni e delle rappresentazioni troppo ripetute e che a furia di esser ripetute perdono di senso.

Di Pietro c’era?
Sì, è venuto col banchetto per raccogliere le firme contro il lodo Alfano e per invitare a restare uniti contro la dittatura. Anche D’Alema ha platealmente stretto la mano a Veltroni e pronunciato la frase: «La leadership di Veltroni si misura anche qui», parole che vogliono trasmettere il concetto: tra noi non ci sono contrasti, siamo tutti uniti.

Dopo questa grande prova di popolo, il Paese sta meglio o sta peggio di prima?
Che razza di domande mi fa lei. Il Paese è rimasto dove stava: ad aspettare ansiosamente l’apertura dei mercati di domani. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 26/10/2008]