La Gazzetta dello Sport, 28 ottobre 2008
La parola “poveri” entra con sempre maggior frequenza nelle conversazioni e negli articoli di giornale
La parola “poveri” entra con sempre maggior frequenza nelle conversazioni e negli articoli di giornale. Per esempio: in Italia la distanza tra ricchi e poveri è aumentata anche in confronto con quello che è successo negli altri Paesi (dati Ocse). Oppure: il 10 per cento più povero italiano sta peggio del 10 per cento più povero del resto d’Europa (sempre Ocse: e il 10 per cento più ricco sta meglio del dieci per cento più ricco straniero). O anche: la famiglia italiana non s’indebita più per comprarsi la macchina, ma per tirare avanti col sistema delle carte di credito cosiddette revolving...
• Sarebbero?
Quelle che ti consentono di rateizzare l’acquisto. Però con tassi – appena sotto quelli da usura – che possono arrivare al 25%. Le carte di credito revolving, specialmente quelle americane, sono la nuova bomba atomica finanziaria che gira per il mondo. Negli Stati Uniti, paese in cui le banche si sentivano afflitte dagli interessi troppi bassi, è stata messa in atto una formidabile azione di sviluppo commerciale di queste carte, con lo stesso sistema adottato per i mutui fasulli. Per un primo periodo non pagavi quasi niente di interessi, poi, dopo sei mesi, quando eri diventato un carta-di-credito-dipendente, cominciavano le mazzate: tassi del 15-16 per cento e anche del 30 se si sfondava il plafond. Siccome il sistema culturale americano in particolare e quello occidentale in generale fanno dello shopping quasi una necessità, e con le carte di credito è facilissimo cedere alla tentazione («poi ci pensiamo»), s’è sviluppata una specie di malattia, la dipendenza da carta di credito. di conseguenza sorta l’Associazione dei Debitori Anonimi, che si comporta con la stessa logica degli Alcolisti Anonimi: riunioni, confessioni, pentimenti, insomma tutto il calvario dei drogati. Gli italiani stiano molto attenti alle carte di credito e cerchino di non indebitarsi. Le famiglie americane, su un debito totale di 13 mila miliardi di dollari, ne hanno per mille miliardi provocati dalle carte.
• Questo discorso oggi che c’entra?
Trichet ha fatto una dichiarazione dalla quale si capisce che il tasso di sconto sarà tagliato il prossimo 9 novembre. Questo annuncio, insieme con una ripresa impressionante del titolo Volkswagen che ha guadagnato il 146% e ha salvato dalla catastrofe il listino di Francoforte (la Porsche ha annunciato di voler salire in Volkswagen fino al 75%), ha reso solo molto brutta una giornata borsistica che si annunciava pessima e alla fine della quale Milano ha comunque perso il 3,5%. Ora, il tasso di sconto basso per delle banche disposte a tutto pur di assicurarsi liquidità può essere una tentazione forte. Il principio a cui attenersi è unio solo: non dare retta a nessuno e non indebitarsi. Qualunque cosa vi dicano, vi spieghino o vi dimostrino, quello di non far debiti, in questo momento, è l’unico comportamento sensato possibile.
• Il taglio del tasso di sconto alleggerirà i mutui?
Non è detto, perché il mutuo è legato all’Euribor – cioè il tasso interbancario – che ieri era ancora fermo a 4,9. Le associazioni dei consumatori chiedono che sia allineato a forza col tasso di sconto ufficiale, ma la cosa non è raggiungibile per decreto: il livello dell’Euribor è determinato dalla propensione al rischio delle banche nello scambiarsi i soldi.
• E allora come si potrebbe affrontare questo periodo tanto difficile?
Bisogna far qualcosa per gli ammortizzatori sociali. Epifani ha detto l’altro giorno in televisione che tra due mesi non ci saranno più soldi per la cassa integrazione e questo a fronte di un aumento di ore di cassa, già registrato nel periodo gennaio-agosto, del 24%. un dato destinato a crescere e che il governo intende affrontare con stanziamenti “in deroga”, cioè extra, per 525 milioni. Si sa già che questi soldi non basteranno e che bisognerà inventarsi qualcosa. Tito Boeri ha proposto di toglier di mezzo le casse integrazioni e riconoscere un salario a tutti coloro che risultano disoccupati. Secondo lui si spenderebbero gli stessi soldi, con risultati sociali e di recupero della domanda molto interessanti.
• Com’è possibile che dare soldi a tutti costi come dare soldi ai soli cassintegrati?
Perché i cassintegrati – è Boeri che parla – «sono disoccupati di serie A», cioè dipendenti di grandi imprese estremamente tutelati dal sindacato. Per ognuno di questi disoccupati di serie A ci sono quattro disoccupati di serie B, che per essere stati precari o assunti da imprese piccole che non hanno sindacato in casa e non avevano diritto alla cassa, non ricevono nessun aiuto. La crisi deve portare molta più equità di prima. E sarà stata persino utile se abbatterà vecchie consorterie che, fingendo di tutelare chi lavora, tutelano solo se stesse. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 28/10/2008]