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 2008  ottobre 30 Giovedì calendario

Ieri mattina, alle 10 e 36, il decreto Gelmini è stato convertito in legge. Migliaia di studenti in tutta Italia si sono allora riversati nelle strade, a Napoli e Milano sono stati occupati i binari delle ferrovie, a Roma tafferugli in piazza Navona hanno provocato tre feriti e 14 fermati (i ragazzi di destra del Blocco studentesco), intanto Di Pietro e Veltroni annunciavano la raccolta delle firme per un referendum abrogativo e la Finocchiaro, capogruppo dei democratici al Senato, tuonava, dopo aver citato Montale («questo soltanto oggi possiamo dirvi/ciò che non siamo, ciò che non vogliamo»): «Ora pensate che approvate questo decreto e che sia finita qui

Ieri mattina, alle 10 e 36, il decreto Gelmini è stato convertito in legge. Migliaia di studenti in tutta Italia si sono allora riversati nelle strade, a Napoli e Milano sono stati occupati i binari delle ferrovie, a Roma tafferugli in piazza Navona hanno provocato tre feriti e 14 fermati (i ragazzi di destra del Blocco studentesco), intanto Di Pietro e Veltroni annunciavano la raccolta delle firme per un referendum abrogativo e la Finocchiaro, capogruppo dei democratici al Senato, tuonava, dopo aver citato Montale («questo soltanto oggi possiamo dirvi/ciò che non siamo, ciò che non vogliamo»): «Ora pensate che approvate questo decreto e che sia finita qui. Non è così, non è così per noi e non credo che sarà così per il Paese».

Ma insomma che dice ’sto benedetto decreto?
Guardi, si tratta di otto articoli in tutto. Adesso glieli riassumo tutti e otto, uno per uno. Articolo 1: stabilisce che a scuola si studi una materia denominata «Cittadinanza e Costituzione». Sarebbe la vecchia Educazione civica, non capisco bene perché rinominata. Articolo 2: stabilisce che «in sede di scrutinio intermedio e finale» si valuti «il comportamento di ogni studente durante tutto il periodo di permanenza nella sede scolastica». Cioè i professori devono valutare, alla fine dell’anno ma anche a metà anno, la condotta degli alunni. Questa valutazione riguarda anche il comportamento tenuto durante le iniziative prese dalla scuola «fuori della propria sede» (gite, ecc.). Stabilisce poi che questa valutazione sia espressa in decimi (cioè voti dall’1 al 10), «concorra alla valutazione complessiva dello studente» (cioè faccia media) e che, «se inferiore a sei decimi», non permetta il passaggio all’anno successivo (quindi col 5 si ripete). Articolo 3: reintroduce i voti numerici (da 1 a 10) sia nella scuola primaria che in quella secondaria. Stabilisce che si è ammessi alla classe successiva solo se si ha sei in tutte le materie. Per i corsi di recupero e gli esami a settembre si rifà alla legislazione precedente. Articolo 4: stabilisce che nella scuola elementare le classi siano «affidate ad un unico insegnante» che faccia 24 ore settimanali. Si potranno fare più di 24 ore settimanali in base «alla domanda delle famiglie». I soldi ai maestri per queste ore in più saranno stabiliti in seguito «da apposita sequenza contrattuale». Articolo 5: stabilisce che i professori possano adottare libri di testo solo se l’editore garantisce che per 5 anni non li cambierà. Gli aggiornamenti devono essere forniti con dispense a parte. Articolo 6: stabilisce il valore abilitante della laurea in Scienze della formazione primaria. Articolo 7: correzioni alla procedure per l’accesso alle Scuole di specializzazione mediche. Articolo 8: «Dall’attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Fine

Tutto qui?
Tutto qui.

E i tagli? Perché sono in rivolta le università e i licei quando gli unici tagli riguardano la scuola elementare in conseguenza dell’adozione del maestro unico?
Non lo so. C’è probabilmente una forte opposizione all’aria che spira dal provvedimento. Si intravede la pretesa di far rientrare a scuola una certa severità, col voto in condotta, le valutazioni numeriche, il 6 in tutte le materie per essere promossi. Queste decisioni hanno il problema di far assomigliare la scuola di Berlusconi e della Gelmini a quella di un tempo, quella che ho fatto per esempio io. facile dunque dire che si tratta di «un salto all’indietro». Tecnicamente, anzi, è incontestabile: è «un salto all’indietro». In ogni caso, la vita degli studenti potrebbe risultare più scomoda. Questo può far capire i cortei.

Mi pare poco.
Beh, i tagli esistono, solo che stanno tutti nella legge prefinanziaria varata in otto minuti a giugno e approvata durante l’estate. Lì viene tagliata tutta la pubblica amministrazione, non solo la scuola. Se il governo – con una mossa per lui suicida – all’ultimo avesse veramente deciso di ritirare il provvedimento, i tagli sarebbero rimasti tali e quali perché sono previsti da una legge di bilancio su cui a suo tempo né Veltroni né Di Pietro né i professori universitari né i presidi dei licei né gli studenti di alcun ordine e grado hanno fiatato.

Ma era estate. Saranno stati in vacanza.
Già, potrebbe trattarsi di questo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/10/2008]