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 2008  ottobre 31 Venerdì calendario

Diciamolo con le parole di Veltroni (diffuse per agenzia alle 14.49 di ieri): «Oggi a Roma centinaia di migliaia di persone, professori, studenti, genitori, personale non docente, hanno dato vita ad una straordinaria manifestazione di popolo

Diciamolo con le parole di Veltroni (diffuse per agenzia alle 14.49 di ieri): «Oggi a Roma centinaia di migliaia di persone, professori, studenti, genitori, personale non docente, hanno dato vita ad una straordinaria manifestazione di popolo. Straordinaria per la sua forza e insieme per la serenità nella quale si è svolta, per il senso di responsabilità e per la capacità di tenere insieme i diversi soggetti del mondo della scuola. Ora il governo deve ascoltare questa protesta, non può restare sordo alla voce di chi nella scuola vive ogni giorno».

Ho visto anch’io in televisione che erano tantissimi. Centinaia di migliaia?
Tantissimi, e non stiamo a discutere sulle cifre. Centinaia di migliaia in tutta Italia, di sicuro. Pensi che c’è stato un corteo - e numeroso - anche nell’isola di Lipari. E uno, di studenti italiani, persino a Madrid, intorno alla nostra ambasciata. A Torino e Genova hanno occupato le stazioni, a Venezia la manifestazione lungo il ponte ha costretto quelli che arrivavano in aereo a rinunciare al taxi e a raggiungere la città via mare. A Bologna hanno fischiato Beppe Grillo, e di brutto, dicendo che delle prime donne non sanno che farsene. Grillo si è dileguato a tutta la velocità, commentando solo: «Erano sei o sette, comunque hanno ragione, la manifestazione è la loro». A Milano sono andati a sfilare anche in piazza degli Affari, dove sta la Borsa, gridando «Noi la crisi non la paghiamo». S’è poi tenuta una Notte Bianca a Brera, mentre una forma di protesta nuova è stata organizzata per oggi a Napoli: una veglia di preghiera in Duomo perché il ministro ci ripensi. Del resto in piazza del Popolo a Roma la manifestazione dei sindacati è finita con l’Inno di Mameli, che mi pare pure questa abbastanza nuova.

Già, ieri scioperava la scuola.
Sciopero generale. I sindacati parlano di un 70 per cento di adesioni, il ministero di un 57 per cento. Anche qui non do troppa importanza alle percentuali: è un fatto che tantissimi studenti hanno invaso le strade per contestare il decreto Gelmini e chiederne il ritiro. A Roma ci sono state addirittura tre manifestazioni, una intorno al Ministero della Pubblica Istruzione, che a un certo punto è stato circondato da tutti e quattro i lati. Un’altra in piazza Esedra con un troncone di corteo che si è staccato e ha raggiunto piazza Venezia. E una terza, quella con i sindacati, appunto, in piazza del Popolo. Veltroni e Di Pietro hanno cercato di farsi vedere dappertutto, anche se gli studenti non permettono a nessuno di patrocinare la loro protesta.

Che dicono quelli del governo? Ci ripenseranno?
Berlusconi: «Vedo una sinistra scandalosa che ha la capacità di rovesciare il vero e dire il contrario della verità». Maroni, ministro degli Interni leghista, s’è messo a polemizzare con le cifre. Siccome qualcuno ha dichiarato che a Roma i manifestanti erano un milione, ha risposto: «Purtroppo c’è il vezzo di moltiplicare per dieci le cifre reali, anche se 100 mila persone sono comunque tante». Poi ha aggiunto: «Chi occupa le scuole sarà denunciato, anche se finora il fenomeno delle occupazioni rientra in manifestazioni fisiologiche di dissenso. La continuità didattica finora è garantita».

Li denuncerà davvero?
Penso che sarebbe un errore. Il governo mi pare abbia una responsabilità grave e un dovere da compiere. La responsabilità è quella di aver fatto passare misure non così straordinarie, come quelle contenute nella Gelmini, con la forma del decreto legge. Non c’era nessuna urgenza e si poteva benissimo discutere in Parlamento il da farsi in modo da spiegarsi bene. Berlusconi è un maestro di comunicazioni e ha il dovere di farsi capire. Mandi il ministro, i sottosegretari, i funzionari più sensibili e preparati del ministero a parlare nelle scuole, a dire che cosa sta facendo e perché. Lo doveva far prima, almeno lo faccia adesso. La politica non può non essere anche confronto. Lei sa che il decreto Gelmini a noi non è dispiaciuto e ne abbiamo solo criticato – subito e con forza – proprio la forma del decreto, un autenitco vulnus istituzionale. Berlusconi, con i decreti, sta esagerando: su 42 leggi approvate in sei mesi, 41 sono decreti. Non è possibile.

Questa è la responsabilità del governo. E il dovere?
Capire quello che sta accadendo. Parlare. Non fare spallucce. Non credere più di tanto ai sondaggi, che comunque segnalano una significativa discesa di consensi. Quando tanta gente scende in strada spontaneamente (sto parlando di quello che è successo questa settimana, non la scorsa), un uomo politico deve riflettere. E molto. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 31/10/2008]