La Gazzetta dello Sport, 1 novembre 2008
Alitalia è mezza di qua e mezza di là, forse è salva e forse no, quattro sindacati hanno firmato e cinque no, Cai prima s’è rifiutata di presentare l’offerta per la polpa della compagnia e dopo due ore invece l’ha presentata
Alitalia è mezza di qua e mezza di là, forse è salva e forse no, quattro sindacati hanno firmato e cinque no, Cai prima s’è rifiutata di presentare l’offerta per la polpa della compagnia e dopo due ore invece l’ha presentata. Però questa offerta potrebbe esser ritirata di nuova a metà mese se...
• Basta, basta...
Che cosa ci vuol fare? C’era una regola ed era questa: Cai, la Compagnia Aerea Italiana guidata da Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, avrebbe dovuto presentare un’offerta per comprare la parte buona di Alitalia entro la mezzanotte di ieri. Questa offerta era vincolante, cioè una volta presentata Cai non avrebbe più potuto fare marcia indietro. D’altra parte, se Cai non avesse presentato nessuna offerta entro mezzanotte, il commissario di Alitalia, Augusto Fantozzi, lunedì avrebbe dovuto portare i libri in tribunale e far fallire la società... Quante volte abbiamo scritto questa frase ipotetica del terzo tipo, o magari del secondo: se entro quella data non succederà questo, i libri finiranno in tribunale, Alitalia fallirà, ventimila lavoratori a spasso, Berlusconi sbeffeggiato e con lui i sindacati, eccetera eccetera eccetera. Effettivamente, lei ha ragione: non se ne può più. E ho l’impressione che se Alitalia fallisse sul serio – senza se e senza ma – il Paese tirerebbe un sospiro di sollievo e forse scenderebbe in strada a manifestare per la contentezza.
• Come mai Cai aveva deciso di non presentare l’offerta?
L’accordo che stabiliva la cornice formale delle assunzioni (non solo quante, ma come) era stato firmato da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. I due sindacati dei piloti e i tre sindacati del personale, invece, lo avevano giudicato molto diverso dalle intese che erano state raggiunte a settembre. E avevano comunicato che non avrebbero firmato. Il consiglio d’amministrazione di Cai era convocato per le 15: Colaninno e Sabelli hanno annunciato che la partita finiva a quel punto e che i consiglieri avrebbero certamente deciso di non presentare nessuna offerta per Alitalia. Così infatti è stato. Solo che, finito il consiglio d’amministrazione, Sabelli ha confermato a voce che l’offerta non sarebbe stata presentata, ma nessuno ha presentato un testo scritto che confermasse la cosa. Infatti il ministro Scajola, a tutti coloro che gli si avvicinavano spaventati, rispondeva: «Sì, sì, però aspettiamo che mettano questa cosa per iscritto». E infatti...
• Dopo un po’ hanno cambiato idea e presentato l’offerta?
Proprio così. Ora lei deve sapere che tutta quest’ultima fase della lunga farsa Alitalia s’è svolta alla presenza di Gianni Letta, il principe dei mediatori e il re degli uomini pazienti. Costui, quando era saltato tutto, s’è fatto garante di una premessa che non abbiamo ancora letto ma nella quale si dice di sicuro che per ogni controversia tra le parti sarà lui l’arbitro finale. I tre sindacati confederali e quello della Polverini a questo punto hanno firmato anche le carte che mancavano. I cinque autonomi invece ancora niente. Duri. Cai s’è decisa allora a presentare un’offerta condizionata, che cioè andrà a buon fine solo se l’Europa non pretenderà che siano loro a restituire i 300 milioni che Prodi – spinto da Berlusconi – ha prestato alla compagnia e se l’Autorità antitrust non farà storie sul fatto che in Cai confluiranno sia Alitalia che AirOne e quindi non ci sarà più concorrenza nei cieli.
• Perché i cinque sindacati non firmano?
La ragione addotta è che Cai vorrebbe escludere dalle assunzioni le madri di famiglie e quelle che hanno un disabile in casa che toglie loro la disponibilità di tempo di cui la nuova azienda crede di aver bisogno. La Cgil e gli altri dicono che questo non è vero. Una ragione forse più vicina al vero è che i piloti e il personale vogliono, per le parti non definite, regolarsi sulla base del contratto AirOne attuale. Colaninno e soci vogliono invece far riferimento al contratto AirOne del 2001. Credo che la ragione vera sia la solita: Cai vuole una Rappresentanza Sindacale Unitaria (Rsu), le organizzazioni di assistenti e piloti vogliono invece far per sé, unica condizione che consentirebbe loro di sopravvivere e continuare a usare il solito potere di interdizione.
• Non sarà che Cai preferirebbe comprare dal fallimento?
Così si diceva ieri sera, subito dopo l’annuncio della rinuncia. Ma forse il Cavaliere, che su Alitalia si gioca la faccia, questa cosa non gliela può permettere. Ho l’impressione che i soci di Cai siano costretti ad andare avanti e non si possano ritirare. I sindacati autonomi lo sanno e ne approfittano. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 1/11/2008]