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 2008  novembre 03 Lunedì calendario

Domani si vota per il nuovo presidente degli Stati Uniti, i candidati in corsa sono parecchi, ma si sa già che il vincitore sarà o il democratico Barack Obama (favorito dai sondaggi) o il repubblicano John McCain (che non demorde)

Domani si vota per il nuovo presidente degli Stati Uniti, i candidati in corsa sono parecchi, ma si sa già che il vincitore sarà o il democratico Barack Obama (favorito dai sondaggi) o il repubblicano John McCain (che non demorde). Diamo qui di seguito il programma dei due concorrenti, avvertendo che sul nostro blog (altrimondi.gazzetta.it) ci sono le biografie complete dei due candidati. Ricordiamo che il nuovo presidente si insedierà dal 20 gennaio e che quelle che seguono sono le intenzioni dei due soprattutto per i primi cento giorni.

Cominciamo dalla cosa che ci tiene maggiormente in ansia: l’economia.
Nelle ultime settimane Bush ha sottoposto le sue decisioni (i 700 miliardi eccetera) ai due candidati, che le hanno approvate. Quanto al resto:
• Obama - Vuole mantenere i tagli delle tasse di Bush, che hanno favorito i redditi inferiori ai 250 mila dollari l’anno. Prevede una moratoria di 90 giorni degli sfratti e in questi 90 giorni si propone di affrontare organicamente l’emergenza mutui. Obiettivo finale: stabilizzare l’economia, fermare la caduta degli indici. Sono previsti incentivi alle aziende che non andranno a produrre in Cina o in qualche altro Paese dove il costo del lavoro è più basso.
• McCain - Vuole mantenere i tagli di Bush, esattamente come Obama. Tagli alla spesa pubblica per 100 miliardi di dollari, soppressione di numerose agenzie governative, tassa sugli investimenti azionari ridotta al 7,5%. McCain detesta da sempre il sistema americano di finanziamento dei partiti e vuole modificarlo.

E in politica estera? Il ritiro dall’Iraq ci sarà o no?
• Obama - Ritiro dall’Iraq immediato «ma responsabile», cioè senza tornarsene a casa da sconfitti. Operazione da completare entro 16 mesi. Passaggio graduale delle consegne al governo locale. Bagdad spenda i soldi che provengono dalla vendita del petrolio per sviluppare il Paese e tenerlo in pace, e liberi quindi gli americani da questi costi. Forte asse con Israele e aumento dell’impegno militare in Afghanistan. Quelli di al Qaeda saranno inseguiti fino in Pakistan. Gli Stati Uniti difenderanno le ex province sovietiche (Georgia, Ucraina ecc.) dalle mire di Mosca, perà gli alleati europei aderenti alla Nato devono impegnarsi di più. Aperture verso Teheran e Cuba.
• McCain - In Iraq prima si vince e poi ci si ritira. La decisione su quando venir via spetta comunque al comando militare americano di stanza a Bagdad. Nella sostanza è d’accordo con Obama sul fatto che lo sforzo principale del Paese deve concentrarsi sull’Afghanistan, sulla protezione di Israele, sulla resistenza a Putin. Nessuna apertura verso l’Iran e verso Cuba. Le sanzioni contro Teheran vanno inasprite, chiusura totale verso l’Avana.

Da noi si fa un gran discutere di scuola. C’è qualcosa di interessante, su questo, nelle piattaforme dei due candidati?
Bush, durante i suoi otto anni, ha introdotto nella scuola criteri di severità sconosciuti alla storia del sistema educativo americano prevedendo bocciature sia per gli studenti che per gli insegnanti.
• Obama - Obama non rinnega il piano No child left behind (Nessuno studente resti indietro), ma sostiene che il programma di Bush è fallito perché ha ricevuto pochi finanziamenti. Promette che il suo governo si farà garante presso le banche dei prestiti di cui gli studenti hanno bisogno per iscriversi all’università. In cambio, i giovani dovranno partecipare a qualche servizio civile di pubblica utilità per il Paese.
• McCain - I repubblicani chiedono da anni che siano forniti dei buoni (vouchers) alle famiglie che vogliono mandare i figli nelle scuole private. In pratica: si calcola quanto lo Stato spende per ogni studente che frequenta la scuola pubblica e si riconosce un finanziamento identico per le famiglie che «non si fidano» (espressione di McCain) dell’insegnamento statale e scelgono per i figli una scuola privata. McCain ammette che la riforma Bush non ha funzionato, ma non intende aumentare le spese per la scuola. Incentivi per gli insegnanti migliori che accettino di lavorare nelle realtà più difficili.

E sulla sanità? Michael Moore ci ha fatto un documentario sopra (si chiama Sicko)...
• Obama - Garantita a tutti gli americani la stessa assistenza sanitaria di cui godono i parlamentari. Il programma sarà finanziato con versamenti obbligatori delle aziende allo Stato. Lo Stato si farà carico dell’assistenza alle famiglie più bisognose. Il numero di pensionati affidato alla sanità pubblica sarà più alto. Nuovo sistema informatico per controllare l’andamento della spesa (investimento da 50 miliardi di dollari).
• McCain - Opposizione netta ad ogni idea di sanità pubblica, che contrasterebbe la libertà di scelta dei cittadini. Oggi le aziende possono dedurre dalla loro dichiarazione dei redditi le spese sostenute per assicurare i loro dipendenti. McCain vuole rendere deducibili dalla dichiarazione anche le assicurazioni sottoscritte dai privati. Con incentivi di 2.500 dollari a persona o 5.000 dollari a famiglia. In questo modo, secondo lui, permanendo un regime di concorrenza, la sanità dovrebbe costar meno. Lo Stato si farà comunque carico dei cittadini a cui le assicurazioni si rifiutano di concedere polizze.

Resta da dire qualcosa sull’energia. Se il prezzo del petrolio tornasse a salire?
• Obama - deciso a stanziare 60 miliardi di dollari per il sostegno energetico al Paese e a spenderli soprattutto nella costruzione di una nuove rete elettrica. Bisogna invece uscire – seconbdo lui – dalla dipendenza dal petrolio. E perciò: più tasse sulle compagnie petrolifere per finanziare la ricerca sulle energie alternative, nessuna nuova licenza per cercare il petrolio sul territorio nazionale o nell’oceano americano, niente trivellazioni in Alaska. Controlli ecologici e aumento limitato delle centrali nucleari.
• McCain - Cercare il petrolio ovunque e comunque, senza nessun limite (slogan: «Drill, baby, drill!»). Solo in Alaska, secondo McCain, sarebbe meglio aspettare, opinione fortemente contrastata dalla sua vice Sara Palin che vorrebbe mandare le trivelle subito. 45 nuove centrali nucleari. Sì alle fonti alternative, ma non ci sarà bisogno di interventi dello Stato: saranno i privati a dedicarsi a questa ricerca, spinti dal prezzo del petrolio.[Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/11/2008]