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 2008  novembre 05 Mercoledì calendario

L’America sta votando...• E allora, chi è il nuovo presidente degli Stati Uniti?Non lo sappiamo ancora

L’America sta votando...

E allora, chi è il nuovo presidente degli Stati Uniti?
Non lo sappiamo ancora. Tutto – i sondaggi dell’ultimo minuto e i primissimi spogli delle schede – dicono che sarà Barack Obama. Ma non potremo dirlo con certezza fino a domani. L’ultimo seggio ha chiuso in Alaska alle sette di stamattina. Abbiamo fatto in tempo a dare un’occhiata all’Indiana, al Kentucky, alla Florida, alla Georgia, al Sud Carolina, al Vermont. Speravamo di avere qualche notizia anche dalla Virginia. Ma in questo Stato ci sono stati un mucchio di guai. Sono andate in tilt settecento macchinette, di quelle attraverso cui si vota, e s’è dovuto ritornare al voto a mano. Pensi che è stata colpa della pioggia e delle mani bagnate degli elettori che hanno messo fuori gioco il lettore ottico. Forse tutta questa tecnologia è nociva alle elezioni, e per un risultato sicuro e controllabile sarebbe meglio votare ovunque con carta e matita.

Come fa a dire che i primi flussi segnalano una vittoria di Obama?
Sa che c’è la storia di quell’allibratore che ha già pagato le puntate su Barack? una storia vera e risale alla settimana scorsa. L’irlandese Paddy Power ha saldato anche un tizio che aveva puntato 50 dollari nel 2005, scommettendo che avrebbe vinto un democratico. Il tizio s’è portato a casa 2.550 dollari. Un altro giocatore aveva messo su Obama 100 mila dollari e ne ha portati a casa 150 mila. Se un broker ha già pagato, per McCain c’è poco da stare allegri. Poi ci sono le vendite dei futures, un mercato fiorente in America: si costruisce un’obbligazione legata a un evento futuro e il flusso degli acquisti e delle vendite forma perciò una previsione. Sbaglia di rado. Anche qui è in vantaggio Obama.

Sì, ma i dati veri, quelli che valgono ai fini del voto?
C’è una piccola cittadina, Dixville Notch nel New Hampshire, che ha l’abitudine di votare a mezzanotte e di fare lo spoglio a mezzanotte e un minuto. Si tratta di 21 elettori, ognuno dei quali ha a disposizione una cabina. Con questo sistema, ogni quattro anni attirano sul posto giornalisti da tutto il Paese, ansiosi di avere un primissimo dato. Ieri ce n’erano una cinquantina. Risultato: vittoria di Obama 15 a 6. Piuttosto clamoroso, perché dal 1960 Dixville ha fatto sempre vincere i repubblicani. Un altro minuscolo centro di 27 abitanti – sempre nel New Hampshire – s’è poi messo a cercar gloria allo stesso modo. Anche qui, voto a mezzanotte e spoglio immediato. Obama ha vinto 17 a 10. Ma l’uscita che ha fatto più sensazione è stata quella di Karl Rove: ieri a un certo punto ha dichiarato che Barack avrebbe vinto in modo schiacciante. «Conquisterà Virginia, l’Ohio, la Florida, l’Iowa, si terrà stretta la Pennsylvania e farà il pieno nel West vincendo in Nevada, Colorado e New Mexico. Vincerà 338 a 200». Rove è l’uomo che ha portato Bush alla Casa Bianca e ha sempre pubblicamente sostenuto McCain, dicendo fino all’altro giorno che avrebbe potuto vincere. La sua dichiarazione è risultata così strana che molti hanno pensato a un trucco: vuol dare vincente senza problemi Obama per indurre un sacco di elettori democratici a non andare a votare.

In America votano sempre in pochi...
Stavolta, a quanto pare, si batteranno tutti i record: 135 milioni di votanti. Vittorio Zucconi ha calcolato che i due candidati alla fine avranno speso 8 dollari (6 euro e mezzo) per ciascun voto, cioè una somma di un miliardo di dollari. Nel 2004 Bush e Kerry ne avevano spesi cinque. Questo senza contare i deputati, i senatori e i governatori.

Ieri sono stati eletti anche loro?
Sì, insieme al presidente si è votato per rinnovare il Congresso (la Camera dei deputati) e un terzo del Senato e per eleggere 11 governatori su 50. Ci sono poi state una miriade di elezioni locali. Il voto per il Parlamento è di solito oscurato da quello per la Casa Bianca. Ma è molto importante. Negli Stati Uniti non esiste il sistema della fiducia e il presidente, che ha molti più poteri del nostro presidente del Consiglio e del nostro presidente della Repubblica, resta in carica per almeno quattro anni (è rieleggibile una volta sola) indipendentemente dalla composizione del Congresso. Però il suo potere, tutto esecutivo, è nettamente distinto da quello delle Camere. Non può presentare leggi e ha solo la facoltà di bloccare, con il diritto di veto, quelle che il Congresso o il Senato vuole far passare. S’è dato un gran numero di volte il caso di un presidente democratico messo di fronte a un Parlamento repubblicano, o viceversa. Il Paese non ne è mai bloccato perché le due istituzioni sono capaci di collaborare per il bene del Paese. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 5/11/2008]