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 2008  novembre 08 Sabato calendario

Il presidente Obama ha tenuto la sua prima conferenza stampa.• Che cosa ha detto?Classe media, classe media, classe media

Il presidente Obama ha tenuto la sua prima conferenza stampa.

Che cosa ha detto?
Classe media, classe media, classe media.

Cioè?
Cioè “middle class”, “middle class”, “middle class”, un’espressione che in americano significa classe lavoratrice, colletti blu e colletti bianchi, tutti coloro che partecipano al processo produttivo, operai e impiegati, insomma i lavoratori. a costoro – citati di continuo nel discorso – che si rivolgono le principali preoccupazioni del Presidente. Obama ha tenuto la sua conferenza stampa intorno all’ora di pranzo e aveva passato la mattinata con lo staff dei suoi consiglieri economici e con un gruppo di capi delle più importanti aziende americane. I dati che ha snocciolato all’inizio del suo discorso sono drammatici: 140 mila posti di lavoro persi, un milione e duecentomila dall’inizio dell’anno, dieci milioni di disoccupati, decine di migliaia di famiglie che non sanno come far quadrare i conti. Vi sono, per affrontare questa situazione, tre passi da compiere il più presto possibile: preparare un “piano di salvataggio della middle class”; impedire alla crisi di estendersi ulteriormente (e qui il Presidente ha citato i problemi dell’auto); stabilizzare i mercati e dare sicurezza ai proprietari di case che non sanno più come pagare il mutuo. Barack ha annunciato scelte anche impopolari e ha ammonito: nessun provvedimento potrà avere effetti immediati. Ci vorrà del tempo.

Lei ieri infatti aveva citato quegli articoli che invitavano il Presidente a prendere le distanze dalle attese messianiche che lo riguardano.
Infatti. Oltre tutto lui non è ancora il presidente: all’insediamento mancano 75 giorni, due mesi e mezzo.

Scusi, ma questa mi pare un’assurdità del sistema americano. Il Paese potrebbe andare a rotoli e bisogna aspettare il 20 gennaio per mettersi al lavoro.
Obama sarà alla Casa Bianca lunedì e ha avuto parole di ringraziamento nei confronti di Bush. Il tono mite di questa parte del discorso non deve ingannare: adesso i mercati devono essere trattati col miele perché non si spaventino e non si mettano ancora di più a tempesta. Barack vorrebbe che il Congresso uscente votasse subito un pacchetto di misure a favore delle famiglie di un centinaio di miliardi, meglio forse di duecento miliardi. E che si dessero almeno altri 25 miliardi all’industria automobilistica che è seriamente candidata al collasso. Ieri General Motors, avendo bruciato sette miliardi di liquidità nel trimestre luglio-settembre, ha annunciato di aver sospeso ogni ragionamento intorno alla fusione con Chrysler. «Dobbiamo concentrarci sui problemi finanziari». Non la annoierò con i numeri della crisi, ma la prego di credere che le tre aziende in questione sono prossime alla bancarotta e questa sarebbe per l’economia mondiale una mazzata tremenda perché l’indotto dell’auto è formidabile e la fine di un’industria di quel peso avrebbe ripercussioni enormi praticamente su tutti i comparti industriali. Non a caso i capi di General Motors, Ford e Chrysler giovedì pomeriggio erano nell’ufficio di Nancy Pelosi, la presidente della Camera, a scongiurare un aiuto.

Se non ho capito male queste decisioni dovrebbero essere prese da Bush e dal Congresso uscente, dove i democratici non sono così forti. Che succederà se Bush e vecchio Congresso non faranno niente?
Obama ha ricordato che in America si governa un presidente per volta. Se Bush non farà niente, bisognerà agire il 20 gennaio. Se Bush - come qualche giornale ha scritto - prenderà decisioni che legheranno poi in qualche modo le mani al suo successore, ebbene neanche in questo caso Obama potrà far niente. la regola, e vale anche per la politica estera. Fino al 19 gennaio è Bush che decide. Al Qaeda ieri ha mandato un messaggio: i nuovi capi americani si convertano all’Islam e si ritirino dall’Iraq e dall’Afghanistan. Un giornalista ha fatto a Obama una domanda sull’Iran. Obama ha risposto con durezza: lo sviluppo nucleare dell’Iran è inaccettabile e sappiamo che Teheran protegge le peggiori organizzazioni terroristiche internazionali. Alla fine, sempre rispondendo a un giornalista, ha concesso un po’ di relax a tutti parlando del cane che la famiglia comprerà alla piccola Malia. Probabilmente un bastardino abbandonato, cioè «un mezzosangue come me». Che però non abbia il pelo lungo, perché la bambina soffre di allergie. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/11/2008]