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 2008  novembre 21 Venerdì calendario

Ultime sul decreto del governo che dovrebbe aiutare famiglie e imprese (sarà emanato mercoledì prossimo)

Ultime sul decreto del governo che dovrebbe aiutare famiglie e imprese (sarà emanato mercoledì prossimo). Fatti i conti, dovrebbero restare in pista: un’una tantum, o bonus fiscale, del valore di euro 150-800 destinato alle famiglie povere, scelte in base al reddito e al numero dei componenti (il cosiddetto ”quoziente familiare” fortemente voluto dai cattolici). Cioè: coniugi senza figli (due componenti) fino a 12 mila euro di reddito annuo; famiglie di 3-5 componenti fino a 17 mila euro; famiglie con più di sei componenti fino a 20 mila euro. proroga nella detassazione degli straordinari; acconti fiscali (Irpef anticipata finora al 97% per le famiglie, Ires anticipata finora al 100 per cento per le imprese: ne abbiamo parlato l’altro giorno) ridotti di tre-quattro punti; Iva da versare al momento dell’incasso e non al momento dell’emissione della fattura.

Sono 80 miliardi?
E’ un miliardo e mezzo, al massimo due miliardi. Non è granché. Berlusconi ieri s’è raccomandato di non diffondere sfiducia se no la crisi arriva davvero. Lui vorrebbe che sotto Natale la gente si precipitasse nei negozi a comprare, come ai bei tempi, e insinua che se questo non accadrà sarà per colpa dei giornali che stanno lì a fare il grugno dalla mattina alla sera. Tuttavia, 150-800 euro a una famiglia di marito, moglie e quattro figli, in questa situazione incerta e che si annuncia ancora più incerta nel 2009, difficilmente indurranno a far pazzie. Non ce li vedo questi poveretti che si precipitano in un negozio a comprare il frigorifero nuovo (dico ”frigorifero” perché i frigoriferi sono uno dei comparti più in difficoltà) a meno che non sia completamente scassato. Anche la proroga della tassazione degli straordinari: ma in giro ci sono tutti questi straordinari? No, perché arrivano piuttosto notizie continue di aziende che chiudono o fanno due, tre, quattro settimane di cassa. In queste condizioni non ci sono straordinari, o se ci sono non sono così significativi da provocare un rilancio dei consumi. Non è questa fine del mondo neanche la riduzione dell’acconto fiscale, mentre la norma più significativa mi pare proprio quella dell’Iva, una norma anti-strozzinaggio delle banche. Se sarà veramente varata e non avrà limiti.

Ma allora che si deve fare?
Non molto, perché abbiamo un debito tremendo come ci ha ricordato il Fondo Monetario Internazionale (il quale peraltro è senza soldi anche lui: si salva perché i giapponesi gli daranno cento miliardi). Epifani ieri a Canale 5 ha fatto un’analisi della situazione molto drammatica: «Sta arrivando una valanga» di licenziamenti e chiusure. Chiede: che «il governo raggiunga un accordo serio con le banche in modo che queste cedano la liquidità invece di trattenerla, cioè diano i soldi in prestito alle famiglie e alle aziende». E poi che ci siano sgravi fiscali e ammortizzatori sociali «perché corriamo il rischio che centinaia di migliaia di persone restino senza tutele».

Si può fare?
E’ molto difficile. Il governo non ha i mezzi per indurre le banche a tirar fuori i soldi. L’altro giorno la Bce ha messo sul tavolo 338 miliardi a una settimana e le banche li hanno spazzolati via in un minuto: la più grande immissione di liquidità nel sistema dal dicembre 2007. Significa che gli istituti si sentono ancora all’asciutto e quindi continueranno a dare i soldi col contagocce. Anche l’indebitamento è una panacea per modo di dire: se dai il denaro a uno che non te lo restituirà hai solo spostato in là una crisi che poi risulterà assai più pesante (lezione dei subprime). Infine, sul preteso accordo governo-banche: il sistema bancario è gelosissimo della propria autonomia dalla politica, autonomia su cui sta molto attenta anche Bruxelles.

E gli sgravi fiscali? Gli ammortizzatori sociali?
L’altro giorno sono usciti fuori due miliardi di debiti sommersi dei sei ministeri più grossi. Debiti cioè non contabilizzati. Il ministero dell’Interno ha rinunciato – così almeno scrive Il Sole 24 Ore – a pagare bollette, canoni, luce, telefoni, servizi di pulizia per tutto il 2009. Alla Gelmini mancano come minimo 370 milioni, sempre a danno dei fornitori. E così via. Il nostro debito pubblico sta a 2450 miliardi di dollari. In queste condizioni gli sgravi fiscali sono difficili. Non credo che Tremonti sia felice dell’impopolarità che gli si prepara a causa dei tagli. Sarebbe bello anche per lui detassare le tredicesime.

Lei lo difende?
Dico che è inutile chiedere senza suggerire il posto dove andare a recuperare quattrini. Oltre tutto le Borse hanno ricominciato ad andar giù e la metà degli americani sono convinti che i miliardi dati in prestito all’industria automobilistica – a spese dei contribuenti – risulteranno buttati dalla finestra perché General Motors, Ford e Chrysler, se pure si salvano adesso, andranno a gambe all’aria in primavera. La crisi non è solo nostra: è mondiale. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/11/2008]