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 2008  novembre 22 Sabato calendario

L’Agip ha portato il prezzo della benzina a 1,169 euro e in genere tutte le compagnie petrolifere stanno tagliando i prezzi, sicché un litro di verde costa adesso ovunque meno di 1,17

L’Agip ha portato il prezzo della benzina a 1,169 euro e in genere tutte le compagnie petrolifere stanno tagliando i prezzi, sicché un litro di verde costa adesso ovunque meno di 1,17. Negli ultimi quattro mesi il costo del carburante alla pompa è sceso di 39 centesimi: a luglio veniva 1,558. Un pieno per un’auto di media cilindrata costa oggi quasi venti euro in meno.

Era ora. Si sono decisi ad adeguare il prezzo della benzina a quello del petrolio. Non è sceso anche il prezzo del petrolio?
Sì, ieri a un certo punto ha toccato i 52 dollari a barile, rimanendo però quasi sempre intorno ai 50 dollari. La produzione è stata tagliata dappertutto e i petrolieri Garrone, i padroni della Erg, che hanno sempre sostenuto che il prezzo del greggio avrebbe oscillato intorno ai 70-80 dollari, hanno spiegato: «Nel nostro settore è più facile fare previsioni sul medio e lungo termine che sul breve. Abbiamo stimato 70/80 dollari perché i nuovi investimenti nell’esplorazione sono stati fatti con un ritorno calcolato su quel prezzo al netto delle speculazioni finanziarie. Fra tre anni saremo ancora all’interno della forchetta 60-80, il prezzo potrebbe anche andare sotto ma non dimentichiamoci che l’Opec è ancora un attore forte nella determinazione del prezzo». Il rinnovato interesse di Air France per Alitalia si spiega anche così: in aprile Spinetta aveva fatto i conti col petrolio a 82 dollari. I due Garrone invitano inoltre a «non celebrare anzitempo la fine del petrolio. Sarà da petrolio, gas e carbone che verrà per i prossimi 20-30 anni almeno il 70% dei fabbisogni energetici».

Venti-trent’anni? Non è poco?
E’ poco, sì. Ma la politica non ha certo la forza di affrontare il problema. Non ancora almeno. Oltre tutto il prezzo potrebbe scendere sotto i 40 dollari. Così almeno ha riferito Fu Chengyu, capo della China National Offshore Oil Corporation. Il quale ha detto: «Se anche i prezzi rimanessero intorno ai 50/55 dollari bisognerebbe tagliare il 60 per cento degli investimenti programmati». Capisce? Se il petrolio costa poco, non conviene investire energie alternative. La caduta del prezzo del petrolio ha fatto crollare le azioni delle compagnie in Borsa, ma i titoli che sono andati più giù sono proprio quelli del fotovoltaico: una discesa, in media, del 53%. Perché se il petrolio costa poco non c’è ragione di affannarsi sul solare.

Solo che il petrolio finirà.
Esatto. Però spingere sulle energie alternative in uno stato di non-necessità può essere solo una scelta della politica. vero che Obama vuol aiutare le aziende automobilistiche solo se si mettono a fabbricare macchine ecologiche... Però, la strada è molto lunga. E intanto a condizionare i comportamenti delle grandi aziende e degli Stati è la recessione in arrivo, di cui il crollo del prezzo del petrolio è un aspetto. Ieri Trichet ha detto che la situazione è «cambiata drammaticamente» e ha annunciato che alla prossima riunione la Bce potrà tagliare un’altra volta il tasso di sconto. Se lo dice, vuol dire che lo farà.

Che cosa sarebbe questo cambio drammatico?
Probabilmente il salto di qualche altra banca americana. Citigroup, che l’altro giorno ha licenziato 52 mila persone in un colpo solo, ha convocato una riunione nel week-end per decidere che fare. Non è un segno tranquillizzante e infatti le Borse sono andate un’altra volta giù. Milano ha perso poco più del 3 per cento.

Ci salveranno in qualche modo gli aiuti previsti dal governo e di cui abbiamo parlato ieri?
Pratica slittata per ora al 28. Bisogna trovare i soldi e non è semplice. Il prezzo del petrolio che va giù, per esempio, ha diminuito le entrate dello Stato, dato che le accise sul carburante e la stessa Iva sono in percentuale sul prezzo. L’altro giorno poi girava una foto del casello del Brennero senza neanche una vettura. I pedaggi di quell’autostrada hanno accusato in ottobre una flessione dell’8 per cento sull’anno scorso, il che significa che sono andate su è giù molte meno merci di prima. Le pompe avrebbero addirittura fatturato il 10 per cento in meno. Il blocco del credito si riflette pesantemente sul commercio nazionale e internazionale: navi da trasporto che fino ad agosto si noleggiavano a 40 mila dollari al giorno, adesso si dànno via a 5.000 dollari. Il prezzo delle materie prime è crollato e i magazzini sono stati riempiti quando i prezzi volavano. Nessuno vuole più vendere e nessuno ha bisogno di comprare. Qualche nuvola nera si addensa anche sui nostri cantieri. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/11/2008]